Pink Floyd – Animals – Recensione

Ultimo aggiornamento: 30.04.24

 

Principale vantaggio

Animals è probabilmente il disco più sottovalutato dei Pink Floyd, forse perché si colloca in una posizione decisamente scomoda nella loro discografia, ovvero in mezzo a due capolavori: Wish You Were Here e The Wall. Nonostante questo si rivela un lavoro di ottimo livello che, sebbene non contenga le sperimentazioni sonore tipiche di un album dei Pink Floyd, scorre fluido nella sua narrativa sonora, culminando nella splendida traccia Sheep. David Gilmour e la sua chitarra sono nuovamente protagonisti, accompagnando l’ascoltatore con ritmiche serrate e assoli espressivi che non temono la sperimentazione sonora. 

 

Principale svantaggio

Il lavoro di rimasterizzazione da parte di James Guthrie (il co-produttore di The Wall) non si discosta troppo da quella originale, mantenendo il suono delle chitarre criptico e scuro, in linea con il concept dell’album e con la relativa copertina. Non aspettatevi quindi niente di diverso rispetto al sound originale del disco, a differenza dell’artwork che in questo caso è stato restaurato per rendere la copertina più bella da vedere. 

 

Verdetto: 9.7/10

In molti si lasciano scappare questo disco dei Pink Floyd, spesso semplicemente per il classico ‘sentito dire’ che in nessun modo dovrebbe impedire di dare una chance ad un opera di una band di questo calibro. In parte è vero che Animals non contiene le sperimentazioni psichedeliche di altri album dei Floyd, ma rimane comunque un validissimo lavoro progressive rock che porta avanti un tema decisamente attuale. Il suo punto di forza sta nella progressione dei brani che vanno a raccontare una storia tramite la musica e i testi, quasi come se fossero una traccia unica. Il nostro verdetto è molto positivo, togliamo giusto qualche punto per il remaster della registrazione che poteva essere gestito meglio, in quanto sembra quasi un lavoro superfluo. 

Clicca qui per vedere il prezzo

 

 

DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Come una traccia unica

Uscito nel 1977, Animals è un concept album che prende spunto da La fattoria degli Animali dello scrittore George Orwell, dove le classi sociali vengono rappresentate come animali. Ed effettivamente i titoli delle tracce Dogs, Sheep e Pigs riprendono il concetto, così come i testi. Un album con tematiche decisamente ‘scomode’ che anticipa in qualche modo l’angoscia sonora di The Wall, forse l’album più ‘pesante’ dei Pink Floyd. 

Animals è un disco da ascoltare con i testi alla mano così da non lasciarsi sfuggire le riflessioni sulla condizione sociale a livello mondiale, che continua a mostrare grandi disparità. Il disco segue tonalità scure che mantengono una grande tensione fino all’esplosione di Sheep che cattura con l’incedere del basso e della batteria tipico dei Pink Floyd. Su questa base David Gilmour si esprime al massimo con il suo classico tocco di gusto, i bending e i vibrati di grande feeling che contraddistinguono il suo stile. Animals avrebbe potuto essere tranquillamente una suite di 41 minuti, visto il suo incedere fluido dall’apertura fino alla conclusione. 

Un disco ‘diverso’

Verso la fine degli anni ‘70, i Pink Floyd e il progressive rock di stampo britannico portato avanti da altre band come i Soft Machine, i King Crimson, i Camel, gli ELP e gli Atomic Rooster stava cominciando a cedere il passo alla musica punk, così come alle nuove correnti dell’hard’n’heavy dei Black Sabbath e Judas Priest (nel 1977 usciva lo storico disco Sinner). 

I Pink Floyd in quel preciso momento si erano fatti la nomina dei ‘dinosauri del rock’, ormai superati nelle loro sperimentazioni cervellotiche e poco adatti a rappresentare la vera musica del popolo, quella granitica e diretta che invece veniva proposta dal punk dei Sex Pistols di Johnny Rotten. Di risposta la band realizza Animals, quasi come un voler denunciare a loro modo la società, senza però cambiare il loro stile. 

 

Il remaster

Questa edizione del disco è stata rimasterizzata da James Guthrie, il co-produttore di The Wall. Guthrie ha voluto mantenere inalterato il suono originale e la produzione cupa, che si sposa perfettamente con i temi di protesta sociale contenuti nelle tracce. Da una parte si può apprezzare, dall’altra ci si poteva aspettare forse un tentativo di rendere il suono finale un filo più aperto. Per quanto riguarda la copertina e il packaging, troviamo la storica immagine di Battersea restaurata, così come un nuovo libretto con i testi a cura di Storm Thorgerson, storico art director dei Pink Floyd. 

 

Clicca qui per vedere il prezzo

 

 

 

Vuoi saperne di più? Scrivici!

0 COMMENTI