Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

 

Principale vantaggio

La chitarra costa poco e suona bene, è costruita con materiali la cui qualità è soddisfacente per essere uno strumento entry level. Altra nota positiva è la suonabilità così come le meccaniche, che tengono bene l’accordatura.

 

Principale svantaggio

Dobbiamo segnalare l’assenza di qualsiasi tipo di accessorio, quindi custodia, accordatore, poggiapiedi ecc vanno comprati a parte. Le corde in dotazione, inoltre, è bene sostituirle per tirare fuori ancor di più il potenziale dello strumento.

 

Verdetto 9.8/10

Chi cerca una chitarra per il figlio o la figlia che vogliono studiare questo meraviglioso strumento possono tranquillamente prendere in considerazione la CS40II, siamo certi che non resteranno delusi poiché si tratta di uno strumento con buone caratteristiche che favoriscono proprio i più giovani senza per questo dire che non possa essere suonata dagli adulti.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Per giovanissimi

Il talento va coltivato fin dalla tenera età una cosa che quelli di Yamaha sanno bene e, per tale ragione, hanno progettato una chitarra ¾ che si adatta particolarmente ai giovanissimi aspiranti chitarristi. Considerato il target il prezzo potrebbe sembrare leggermente alto e in effetti, pur non parlando di cifre astronomiche la spesa potrebbe far titubare qualche genitore che si porrà le solite domande: si appassiona allo strumento? Resterà  a prendere la polvere in un angolo della casa? Butterò i miei soldi? 

Sono dubbi e interrogativi comprensibili ecco perché è nostra opinione che la CS40II vada bene per i giovanissimi (naturalmente non sono esclusi gli adulti che prediligono uno strumento dalle misure contenute) che però frequentano le lezioni presso un maestro o scuola di musica  e siamo certi che questa buona chitarra classica entry level verrà approvata se non addirittura consigliata dagli insegnanti per i giovani allievi.

Suonabilità

Un altro punto a favore della CS40II è la sua suonabilità, è concepita in modo tale da favorire l’apprendimento e lo sviluppo della tecnica da parte dei giovanissimi. Buona suonabilità ma anche buon suono, caldo e abbastanza equilibrato. Il manico, naturalmente più piccolo rispetto a quello di una chitarra 4/4, è comodo. I tasti sono posizionati con cura e precisione e sono ben arrotondati agli estremi. 

Da rivedere le corde in dotazione, non ne facciamo una questione di tensione bassa che anzi, soprattutto per i giovanissimi va benissimo, quanto di qualità. Tuttavia questo è un dettaglio, giusto se si vuol avere un ulteriore miglioramento del suono e della tenuta dell’accordatura e della cosa se ne può tranquillamente discutere con il maestro.

 

Materiali e meccaniche

A questo punto non resterete sorpresi nel leggere che la chitarra ha delle buone meccaniche che consentono di accordare bene lo strumento e soprattutto che l’accordatura tenga per tempi accettabili. I materiali sono soddisfacenti per qualità, il body in particolare è in palissandro. È stata curata in tutti i dettagli, anche le rifiniture sono ben eseguite, la verniciatura è molto bella, degna di uno strumento di qualità. 

Questa chitarra ha tutte le caratteristiche per fare da trampolino di lancio dei chitarristi in erba. Peccato che non ci sia alcun tipo di accessorio, per esempio un accordatore o un poggiapiedi sarebbero stati graditi, pazienza toccherà comprare tutto a parte.

 

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Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Principal vantaggio

La chitarra ha un eccellente rapporto qualità/prezzo, a nostro avviso vale più di quello che costa; è realizzata con buoni materiali, ha un manico scorrevole, piacevole e comodo senza dimenticare le meccaniche affidabili.

 

Principale svantaggio

Come chitarra è poco versatile, dà sicuramente il meglio di sé in un contesto jazz ma con i suoni distorti perde qualcosina, soprattutto quando il volume è molto sostenuto.

 

Verdetto 9.7/10

La AF55 è un modello parecchio interessante che supera le più rosee aspettative, leggera e con un manico scorrevole, ha un ottimo sustain e può essere usata anche senza amplificatore. Difficilmente vi deluderà.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Entry level solo nel prezzo

La serie di chitarre archtop Artcore targata Ibanez ha raccolto un buon successo nel corso degli anni, tanto è vero che la famosa azienda giapponese ha puntato con decisione su questo segmento della sua ampia produzione e dobbiamo dire che l’idea di rilasciare sul mercato chitarre entry level più nel prezzo che nella sostanza si è rivelata una mossa azzeccata che fino a questo momento ha pagato. 

Ma cosa intendiamo quando diciamo entry level più nel prezzo che nella sostanza? Molto semplicemente si tratta di buone chitarre  che costano poco ma che possono tranquillamente soddisfare dilettanti (intendiamo il termine in modo diverso da principianti) esigenti che hanno maturato una buona esperienza e raggiunto un discreto livello tecnico. 

Quindi, sintetizzando, un primo punto di forza è il costo rispetto alla qualità generale dello strumento. Non abbiamo ancora detto che la AF55 è una hollow body semi acustica. Un’altra cosa che non abbiamo ancora detto è a chi si rivolge il modello in questione. Noi la vediamo principalmente adatta ai chitarristi jazz ma sulla questione ci torniamo tra un attimo.

I materiali

La AF 55 è una chitarra dalle forme generose, la cavità del corpo restituisce quelle sonorità tanto care ai jazzisti. Il sound è dovuto, naturalmente, anche ai materiali impiegati: il body è interamente in acero, quindi parliamo di top, back e fasce laterali. 

Il manico, invece è in mogano ma osserviamo un attimo più da vicino. È ibrido nel senso che comincia con un profilo a C per poi diventare a D. Lo spessore, comunque, è ridotto. Secondo noi è un manico molto comodo, performante. La tastiera è in palissandro ed ha un raggio di curvatura uniforme. 

A proposito, la chitarra ha 22 tasti in tipico stile vintage. È montato un ponte ART 1. Le meccaniche non ci hanno deluso, abbastanza precise e affidabili nella tenuta dell’accordatura; ricordiamo ancora una volta che stiamo parlando di uno strumento entry level quindi alcuni aspetti che stiamo esaltando non erano scontati, questo è un aspetto da tenere bene a mente.

 

Nata per il jazz

Per quanto riguarda la parte elettronica troviamo due pickup humbucking ACH-ST dotati di magneti ceramici. Per la gestione dei pickup ci sono un selettore a tre vie e due potenziometri, uno destinato al volume e l’altro al tono. Non temete perché non abbiamo certo dimenticato di trattare una questione fondamentale, ovvero il suono. 

Cominciamo con il dire che questa chitarra ha i bassi molto presenti. Il suono pulito è chiaramente jazz d ha un ottimo sustain, ma come va con i suoni distorti. Diciamo benino ma non risponde bene a un volume piuttosto alto. Insomma, noi insistiamo nel ribadire che questa è una chitarra principalmente jazz mentre chi cerca uno strumento simile ma più adatto a sonorità bluesy e rock dovrebbe orientarsi verso la AS53. 

Ma torniamo a concentrarci sulla AF55 perché c’è ancora qualcosina da aggiungere. Per esempio ancora non vi abbiamo detto, o forse lo abbiamo appena accennato, che questa chitarra può essere suonata anche senza amplificatore, come una chitarra acustica quindi volendo potete anche portarvi dietro per suonare con i vostri amici unplugged. In questo caso ovviamente il volume non è quello di una dreadnought ma è comunque accettabile.

 

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Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Principale vantaggio

Il prezzo di questa chitarra ci ha letteralmente sorpreso se pensiamo alla sua resa. La DV 10 ha un bel suono, sia distorto sia pulito e un manico sorprendentemente preciso. Quanto alle meccaniche, svolgono molto bene il loro lavoro. 

 

Principale svantaggio

La scelta del catalpa per il body non è il massimo, tuttavia siamo consapevoli che si tratta pur sempre di una chitarra economica. Le corde, invoice, devono essere immediatamente sostituite perché quelle montate sono pessime. Per fortuna è un problema di semplice soluzione.

 

Verdetto 9.7/10

Non fatevi ingannare dal prezzo basso, questa chitarra merita quanto meno di essere provata prima di scartarla come possibile acquisto, anche se siamo sicuri che una volta testata, la farete vostra.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Sorprendente

La Eko DV 10 fa parte della serie Starter che comprende chitarre che si richiamano palesemente a modelli famosi e costosissimi che hanno fatto la storia della musica. Nel caso della DV 10 i riferimenti alla SG, più comunemente chiamata Diavoletto per la sua forma, sono evidenti. Del resto parliamo di una delle chitarre più iconiche del rock duro: la SG è inseparabile da Angus Young degli AC/DC così come dal leggendario riffmaster Tony Iommi (Black Sabbath). 

È chiaro, però, che le chitarre imbracciate da questi due signori sono delle Gibson costose e che non tutti possono permettersi. Qui entra in gioco Eko con la DV 10. Lungi da noi dire che una Eko valga una Gibson, ce ne guarderemmo bene dal proferire simile bestemmia, ma consentiteci quantomeno di dirci incredibilmente sorpresi da questo strumento, non fosse altro per il suo rapporto qualità/prezzo. 

Eh sì perché fidatevi, la DV 10 costa veramente poco ma rende tanto. Quindi non comprate solo l’imitazione, esteticamente parlando, della chitarra di Angus Young ma qualcosa di più che vi soddisferà e sorprenderà. Bene, abbiamo chiarito che c’è il concreto “rischio” di fare un buon affare comprando la chitarra in oggetto ma è il caso di essere più specifici. S volete conoscere maggiori dettagli, proseguite con la lettura.

Il suono

Andiamo a vedere come suona la DV 10. Lo abbiamo detto, costa poco, anzi pochissimo e probabilmente in molti neanche perderebbero tempo a provarla, così giusto per curiosità. Male. Attaccato l’amplificatore si nota subito il suono brillante e definito: il risultato è soddisfacente sia con volume basso che alto. 

Il suono è potente, provate la distorsione del pickup al ponte e fateci sapere. Per i puliti il pickup (a proposito, se conoscete la SG sapete che monta due humbucking) al manico non delude. Con questa chitarra potete tranquillamente spaziare dal blues all’hard rock, magari aiutati da un amplificatore decente giusto per esaltare le caratteristiche dello strumento. Insomma, la sua versatilità non ci dispiace.

 

Bel manico

Il body è in catalpa, scelta che per principio non ci convince ma che nonostante non sia un legno pregiato le nostre impressioni restano buone, dopotutto da qualche parte bisognerà pur risparmiare per contenere il prezzo. Il manico, invece, è in acero e qui torniamo a sorprenderci perché è molto preciso. Altrettanto bene le meccaniche che garantiscono una tenuta dell’accordatura soddisfacente. 

Non è finita qui perché al contrario di tanti strumenti “da battaglia” la DV 10 è verniciata con cura, è veramente ben rifinita; la cura per i dettagli è stata massima da parte di Eko, dobbiamo darne atto. 

Ma c’è qualcosa che non ci è piaciuto? In effetti sì, le corde in dotazione vanno cambiate subito.  Dopo quanto detto immaginiamo si sia capito che è nostra ferma convinzione che questa sia una delle migliori chitarre che possiamo consigliare ai principianti, con una piccola somma vi ritroverete tra le mani uno strumento che con le necessarie attenzioni terrete con voi per sempre, anche perchè venderla in futuro per passare a una chitarra di fascia superiore non ne vale la pena in quanto riceverete molto poco.

 

 

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Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Chi sono le signore delle quattro corde? Ne parliamo nel nostro articolo mostrandovi il lato femminile del basso elettrico.

 

Diciamoci la verità, nel mondo della musica c’è una sorta di maschilismo latente e anche incosciente, soprattutto in certi generi musicali. Si parla sempre di musicisti, mai di musiciste magari l’unica eccezione si fa per le cantanti. Ecco dunque il miglior chitarrista, batterista, bassista e così via, quasi come se si desse per scontato non che non esistano brave strumentiste ma addirittura che le donne non suonino. Invece lo fanno e anche bene! 

Una cosa curiosa dobbiamo farla notare: se guardiamo alle band che hanno una sola donna in formazione, la maggior parte delle volte questa suona il basso. Chiaramente si tratta di una percezione, non siamo in possesso di dati statistici che possano confermare con certezza quanto abbiamo appena detto.

Fatto sta che il basso è donna o meglio, è anche donna, ecco perché abbiamo pensato di dedicare alle “signore delle quattro corde” un articolo. Ci teniamo a precisare che l’ordine con il quale parleremo delle bassiste assolutamente non vuole essere una classifica.

 

Enid Williams

Se sapete cosa sia la NWOBHM sicuramente conoscete la Girlschool e di conseguenza Enid Williams bassista (ex bassista in vero) e co-fondatrice della “all female band” britannica.

La sua carriera musicale è iniziata tra i banchi di scuola insieme alle amiche Kim McAuliffe e Deidre Cartwright. Ce la immaginiamo la giovane Enid imbracciare un basso elettrico economico inseguendo il suo sogno. Ecco, magari non è diventata ricca ma può dire di aver formato la formazione tutta al femminile più importante di tutta la scena heavy metal.

Melissa Auf der Maur

Melissa Auf der Maur è una grande bassista, non lo diciamo noi, lo dice, anzi, lo disse Billy Corgan leader e vocalist degli Smashing Pumpkins. L’occasione fu durante il tour di Siamese Dreamer. La data di Montreal, città natale di Melissa, fu aperta dai Tinker, band nella quale militava la bassista.

La sua performance non passò inosservata a Corgan che le disse: “Sei una grande bassista, un giorno farai parte della mia band”. Tuttavia è con le Hole che Melissa raggiunse la notorietà. Fu Billy Corgan a suggerire il nome della bassista a Courtney Love per sostituire Kristen Pfaff, deceduta in seguito a un’overdose di eroina a 27 anni.

 

Ida Kristine Nielsen

Ida Nielsen è una bassista danese dotata di una grande tecnica, ha iniziato a suonare il basso all’età di 16 anni e ben presto si è messa in luce per la sua grande abilità che l’ha portata a collaborare con diverse band. Anche Prince si accorse di lei e la chiamò alla sua corte.

 

Rhonda Smith

È evidente che Prince avesse buon occhio per le bassiste, tanto è vero che anche Rhonda Smith fu scelta dal defunto artista per la band che stava mettendo in piedi in vista dell’album Emancipation. Anche in questo caso parliamo di una musicista dotata di una tecnica grandiosa da fare invidia a chiunque.

 

Wanda Ortiz

Molti la conoscono come Steph Harris e i più attenti noteranno l’assonanza con Steve Harris. Non è un caso, Wanda Ortiz è la bassista di quella che probabilmente è la più famosa female tribute band degli Iron Maiden, The Iron Maidens appunto. Nata a Huntington Beach in California, ha iniziato a suonare il basso a 11 anni. Prima di approdare nelle The Iron Maidens, Wanda ha collaborato con diverse band e si è anche aggiudicata il premio come miglior bassista donna ai Rock City News Awards.

Mohini Dey

Impossibile escludere dalla nostra lista la bassista indiana Mohini Dey, non soltanto perché brava ma anche per la giovane età. Nata nel 1996, figlia d’arte da parte di pare (Sujoy Dey). 

Il suo nome ha cominciato a girare negli ambienti musicali indiani quando ancora era adolescente, ma ci ha messo poco a superare i confini affermandosi come uno dei nomi più interessanti in ambito bassistico, tanto è vero che si è guadagnata un endorser con la Markbass. Suggeriamo a tutti gli amanti del basso, se non la conoscono, di ascoltare suonare questa ragazza perché resteranno strabiliati.

 

Tal Wilkenfeld

Chi ascolta fusion è probabile che conosca Tal Wilkenfeld, bassista (e cantante) australiana che tra gli altri ha collaborato anche con il noto chitarrista Jeff Beck. Il suo debut album Love Remains è del 2019. Se siete curiosi, dategli un ascolto.

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Scoprite quali sono gli strumenti più costosi ma anche quelli più incredibili costruiti con materiali che definire rari è poco.

 

Quanto sareste disposti a spendere per un basso? Qual è la cifra massima, forza dateci un numero, tanto siamo sicuri che neanche vi avvicinerete al più economico degli strumenti che vi proporremo tra un attimo. Se invece è vero il contrario… siamo disponibili a essere adottati da voi. Quelli che vi proponiamo non sono bassi elettrici venduti online, anzi, non sono neanche semplici da trovare. Ma basta con le chiacchiere e cominciamo svelando il basso che costa meno per poi salire man mano di prezzo.

 

Gibson Thunderbird 1963/65

È un basso iconico, una vera innovazione quando fu prodotta la prima serie tra il 1963 e il 1965, un migliaio di esemplari in tutto secondo alcune fonti. Ciò fa capire che parliamo di uno strumento non soltanto valido ma anche molto raro e pertanto sogno di tanti collezionisti disposti a pagare un bel po’ di soldi pur di averlo. Quanti? Beh almeno tra i 15.000 e i 17.000 dollari ma con il passare del tempo questa somma può solo lievitare.

Alembic Serie II SSB Stanley Clarke Signature 1980

Uno dei bassisti più stimati al mondo, soprattutto in ambito jazz, è Stanley Clarke che negli anni ‘80 avviò una proficua collaborazione con Alembic per la realizzazione di alcuni bassi Signature. Di questi il più ricercato dai collezionisti è il modello del 1980, dalla qualità superba che attualmente è valutato sui 20.000 dollari se in perfette condizioni.

 

Fodera Anthony Jackson Presentation

Per essere più precisi il Fodera Anthony Jackson Presentation è un contrabbasso elettrico realizzato a partire da un’idea che Anthony Jackson ebbe nel 1987 per proporre uno strumento a misura per lui e che potesse soddisfare le sue esigenze.

Non parliamo di un contrabbasso del passato ma di un modello in produzione che può tranquillamente (si fa per dire) essere acquistato sul sito Fodera alla somma di 20.450 dollari. Facile ipotizzare che tra un paio di decenni il suo valore possa aumentare, tenetelo presente anche come possibile investimento.

 

Zemaitis Heart Hola Bass

Quando un maestro liutaio come Tony Zemaitis, che ha dedicato gran parte del suo lavoro alla costruzione di chitarre (molte delle quali finite nelle mani di musicisti famosi come Keith Richards ed Eric Clapton), costruisce un basso è normale che questo acquisisca un grande valore. Heart Hole è un basso acustico costruito negli anni ‘70 con manico fretless e chiaramente ispirato a un cuore. La sua quotazione è intorno al 25.000 dollari.

 

Fender Jazz Bass Custom Color

I bassi Fender, come le chitarre del resto, sono sempre stati molto stimati e non di rado questi strumenti diventano oggetto di collezionismo. Fin dalla dall’inizio della produzione (cominciata nel 1960) il Fender Jazz Bass è stato un successo commerciale, anche perché veniva usato da molti musicisti famosi. In particolare se siete fra i fortunati possessori di un modello della prima serie, avete tra le mani un tesoro di 28/30.000 dollari come minimo.

Fodera Anthony Jackson Presentation II

Non ci siamo sbagliati inserendo per errore due volte il basso signature di Anthony Jackson, i più attenti dei nostri lettori avrà notato l’aggiunta del “II”, ma non preoccupatevi perché non significa che il prezzo sia raddoppiato, certo, costa qualcosa di più ma se la matematica non è un’opinione, allora 35.200 dollari non sono il doppio di 20.450, costo del basso Fodera Anthony Jackson che vi abbiamo presentato in precedenza.

 

The Ritter Royal Flora Aurum

Questo è il botto finale non solo per il prezzo ma anche e soprattutto per la rarità dei materiali impiegati. Si tratta di un pezzo unico commissionato al liutaio Jens Ritter da quello che evidentemente è un facoltoso cliente.

Per il corpo è stato impiegato un raro legno di acero, le meccaniche e i potenziometri sono in oro, materiale presente anche sul manico e trovate pure qualche diamante ma la cosa più assurda è il ponte che è in avorio ma non piangete per i poveri elefanti perché a nessuno è stato fatto del male visto che parliamo di avorio ricavato dalle zanne di un mammut. Lo sappiamo, sembra una sorta di leggenda metropolitana ma non è così. Il costo di questo incredibile basso è di 250.000 euro.

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Se siete animati dalla passione e non vi scoraggiate al primo tentativo, potreste diventare dei bravissimi bassisti! Magari anche seguendo i nostri consigli.

 

Suonare uno strumento, indipendentemente che sia uno dei migliori bassi elettrici, oppure una chitarra o una tromba, richiede passione, dedizione e studio. Ciò chiaramente se si vuole imparare a suonare in modo serio. Se invece ci si accontenta di strimpellare il basso, l’impegno richiesto è minore e ci si riesce anche da autodidatti, anche se si avranno inevitabilmente dei limiti, anche grossi. A seguire vi daremo alcuni consigli di carattere generale ma ricordate che niente e nessuno potrà mai esservi più utile di un buon maestro che vi segua e corregga gli errori che inevitabilmente commetterete.

 

Accordate lo strumento

Una delle prime cose che bisogna essere in grado di fare è l’accordatura. Lo strumento si scorda, è inevitabile. Quindi, prima ancora di suonare il basso dovete essere in grado di accordarlo alla perfezione. Il procedimento è semplice, a seconda dei casi si devono tendere o allentare le corde agendo sulle chiavi che vanno girate in un senso o nell’altro. 

Fortunatamente la tecnologia ci viene in aiuto, dunque servitevi di un accordatore. Suonate la corda a vuoto e controllatela sull’accordatore. Per fare ciò dovete conoscere quantomeno l’accordatura standard che è, partendo dal basso verso l’alto, Sol Re La Mi. Ad ogni modo l’apparecchio mostra la notazione anglosassone che è GDAC.

Andateci piano

Imparare a suonare il basso passa inevitabilmente dall’esercitazione e dallo studio della teoria musicale. Gli esercizi molto spesso sono noiosi, è bene saperlo fin da subito ma necessari. Bisogna avere pazienza ma soprattutto calma. L’errore più comune che si commette è di voler fare gli esercizi velocemente, invece la cosa importante è svolgere l’esercizio correttamente, senza errori. La velocità è un aspetto di cui bisogna preoccuparsi in seguito. 

Ora, se vi affianca un maestro, ci penserà lui a tirare il freno ma se non si è guidati da questa fondamentale figura bisogna affidarsi a un metodo per il basso. Qui la scelta deve essere molto oculata perché non tutti i corsi sono buoni ma soprattutto non tutti i metodi sono adatti al vostro livello di preparazione. 

È chiaro che si deve cominciare con un metodo per principianti onde evitare di far fronte ad esercizi troppo complicati e che molto spesso danno per scontato che l’allievo ha già determinate conoscenze. È importante che gli esercizi abbiano una difficoltà progressiva, ma anche che siano ben spiegati. Di grande aiuto sono i video didattici, l’invito pertanto è di tenere in considerazione quei metodi per basso corredati da DVD.

 

Dove mettere le mani

Per cominciare a suonare il basso bisogna sapere dove mettere le mani, ovvero la loro posizione. Cominciamo dalla mano sinistra (destra per i mancini) il cui pollice va appoggiato alla metà della larghezza del manico, per facilitare la corretta impostazione è bene regolare adeguatamente la lunghezza della tracolla. Disponete le restanti dita in modo tale da coprire la lunghezza di quattro tasti, le dita devono avere la falange piegata così da non toccare le altre corde che eventualmente saranno libere di vibrare. 

Quanto alla mano destra, questa può assumere posizioni diverse a seconda della tecnica che si adotta. Ciò detto, nella posizione più comune si appoggia il pollice sul pick-up al fine di sostenere la mano mentre l’indice e il medio (ma si può usare anche l’anulare) suonano le corde alternandosi. Come molti sapranno, il basso può essere suonato anche con il plettro che in questo caso va tenuto tra pollice e indice. Va detto che rispetto alle dita il plettro produce un suono più secco.

Alcuni metodi didattici

In questo paragrafo vogliamo suggerire alcuni metodi per basso che possono rivelarsi molto utili per chi vuole imparare a suonare lo strumento. “Metodo per basso, LIbro 1” di Ed Friedland. L’autore vanta prestigiose cattedre presso il Berklee College of Music e alla Arizona State University. I concetti base sono spiegati con grande semplicità, cosa di non poco conto per chi ancora non “mastica la materia”. Ci sorprende un po’ l’assenza delle tabulature ma, se integrato con altri metodi, può essere un valido strumento didattico. In allegato trovate un CD audio. 

“Manuale di Basso, corso completo per principianti”, è a opera di Andrea Rosatelli. Il metodo affronta temi importanti come la teoria musicale, la tecnica di base a cominciare dall’impostazione delle mani e l’accompagnamento. Certo, forse la teoria musicale non è stata trattata approfonditamente ma ricordiamoci che è un metodo per principianti. Di grande aiuto è il DVD in allegato dove l’autore in prima persona spiega la tecnica e gli esercizi del suo metodo. 

“Bass Aerobic” di Jon Liebman si propone di far apprendere allo studente una lezione a settimana per un totale di 52. Le lezioni sono a difficoltà crescente. Il corso va bene per i principianti ma anche per chi ha già un po’ di competenza. È un corso un po’ lungo ma al termine del quale si vedranno gli effetti positivi se studiato con impegno e determinazione.

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Anche quando è nuovo, il basso può aver bisogno di piccole regolazioni ma con un po’ di pratica ed esperienza non è necessario ricorrere al liutaio.

 

Anche il basso elettrico più famoso ha bisogno di un setup fin dalla prima volta che esce dal negozio, anche se non sempre viene fatto. Molti, poi lasciano il loro strumento così com’è per sempre, neanche si accorgono, ad esempio che il manico richiede di essere regolato o di altri dettagli che, invece, chi suona in modo serio non può trascurare. Se non vi sentite in grado di fare il setup in prima persona, potete sempre rivolgervi a un liutaio, in caso contrario vi spieghiamo alcuni degli aspetti principali del setup per il basso.

 

Il truss rod 

Il primo passo è controllare l’action. Qui ognuno ha le sue preferenze ma in linea di principio diciamo che l’altezza della corda al diciassettesimo tasto dovrebbe essere di circa 3 mm. Per verificare l’action vi serve un capotasto mobile da sistemare sul primo tasto e uno spessimetro. Controllate l’altezza delle corde all’ottavo tasto, una buona distanza è compresa tra 0,15 e 0,5 mm. 

Ma come capire ad orecchio se il manico è troppo dritto? In questo caso notate che sui primi tasti l corde non vibrano come dovrebbero, insomma avrete la sensazione che il suono sia stoppato, in gergo si dice che frustano. Se il manico è troppo curvato noterete che le corde frustano sulla seconda ottava. 

Vediamo come regolare il truss rod. A seconda dello strumento, trovate una vite sulla paletta o sulla parte inferiore del manico. Questa va stretta o allentata a seconda delle esigenze. Regolare il truss rod richiede un po’ di tempo e pazienza. La vite deve girare appena di un quarto quindi fate i controlli del caso ed eventualmente date un ulteriore quarto di giro.

 

Le sellette

Una action troppo alta o bassa richiede la regolazione delle sellette. A seconda dei casi ma anche delle preferenze, le sellette si abbassano o alzano mediante l’uso di un’apposita chiave. Ribadiamo, qui la regolazione è soggettiva. Le sellette non si regolano soltanto in altezza ma anche in orizzontale, per così dire. In particolare stiamo parlando della regolazione delle ottave. 

Per un lavoro preciso vi serve un accordatore. Suonate a vuoto la corda, per esempio, La e controllate l’accordatura. Se perfetta, suonate un armonico sul dodicesimo tasto, anche in questo caso potrebbe essere perfetta l’intonazione, ma non basta, dovete verificarla anche premendo il dodicesimo tasto. Ora, se la nota risulta crescente, vuol dire che la selletta è più avanti di quanto dovrebbe essere. Con un cacciavite, generalmente a stella (o croce che dir si voglia) bisogna far indietreggiare la selletta, non più di un giro per poi riaccordare la corda e controllare l’intonazione.

 

I magneti

Dobbiamo dire che spesso si trascura la regolazione dei magneti eppure la loro posizione influenza il suono dello strumento. Anche in questo caso si va sui gusti personali anche se ci sono delle distanze minime che possiamo definire standard. Pertanto i magneti vanno regolati in modo tale che l’uscita sia la stessa lungo tutto il pickup e che il campo magnetico non abbia una forte attrazione sulle corde, cosa che si verifica quando il pickup è troppo vicino a queste ultime. 

Vi servono due strumenti: un cacciavite  e un righello che parta da zero, quindi senza quel classico margine che presentano di solito. Con il dito premete l’ultimo tasto della corda sol e misurate lo spazio tra il corrispettivo polo e la parte inferiore della corda. Una buona distanza di 2 mm o poco più. La distanza corda magnete aumenta in proporzione a seconda dello spessore quindi giunti al MI, la distanza magnete corda deve essere di circa 3,5 mm. 

Se la distanza tra le corde e il magnete è eccessivamente ridotta si ha un suono distorto o impastato e uno scarso bilanciamento tra le corde. Il sustain, poi, è poco. Se invece c’è troppa distanza tra corda e magnete, il suono è scarso, fiacco.

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Molto spesso relegato ingiustamente a un ruolo di secondo piano, il basso è un elemento fondamentale in una band, perciò è giunto il momento di rendergli il giusto tributo con una serie di brani imperdibili.

 

Si parla sempre di riff di chitarra ma mai di riff del miglior basso elettrico eppure ce ne sono tanti che sono entrati di diritto nella storia della musica; poi è ovvio, ognuno ha le sue preferenze ma indubbiamente ci sono riff più famosi di altri che magari si conoscono senza però sapere il titolo della musica o addirittura l’artista.

Nonostante ciò il riff si stampa nella mente e non lo si scorda più. Anche noi abbiamo la nostra personale classifica che non significa debba valere per tutti, in virtù di ciò abbiamo cercato di trovare un equilibrio tra i nostri gusti personali e quelli che oggettivamente sono riff famosi, anche se a noi magari piacciono di meno. 

 

The Trooper 

Qualsiasi brano avessimo pescato degli Iron Maiden avremmo fatto centro, perciò tanto vale proporvi The Trooper, uno dei pezzi più iconici della band britannica capitanata da Steve Harris che, guarda caso, è il bassista. La canzone fa parte di Piece of Mind pubblicato nel 1983 e per capire l’importanza che la canzone ha tanto per il pubblico quanto per la band, basti dire che da quando è stata proposta per la prima volta dal vivo non è mai più stata esclusa dalla setlist.

For Whom The Bell Tolls

Il brano ha una delle intro di basso più famose, resa celebre dal compianto Cliff Burton e poi portata avanti da Jason Newsted prima e Robert Trujillo poi. La canzone è la terza traccia del disco Ride The LIghtning pubblicato dai Metallica nel 1984. Il riff di basso spicca per l’uso di un Wah Wah e un overdrive, soluzione che può trarre in inganno le orecchie meno esperte inducendole a credere che si tratti di una chitarra.

 

Ace of Spades

Parliamo di basso, allora una citazione al leggendario Mr. Lemmy è d’obbligo. Magari non si metteva in luce per la grande tecnica ma l’energia che scaturiva dal suo basso è innegabile. Abbiamo scelto il brano più rappresentativo non solo del gruppo ma della musica heavy e hard, Ace of Spades, un pezzo che anche i sassi conoscono.

 

Around The World

Dalla nostra classifica non poteva mancare un bassista formidabile come Flea. Anche qui dovunque si peschi si va sul sicuro, tanto vale presentare uno dei brani più famosi dei Red Hot Chili Peppers, Around The World, singolo del fortunato Californication pubblicato nel 1999 e quello che ancora presenta significativi punti di contatto con gli esordi del gruppo.

I Feel Good

Piano piano ci stiamo allontanando dalle sonorità più pesanti per dare il meritato spazio a riff famosi. Proseguiamo con il maestro del funk (un genere dove il basso ha grande rilievo) e del soul James Brown. Anche qui ci piace vincere facile e pertanto abbiamo scelto I Got You, o come tutti la chiamano, I Feel Good. La canzone risale al 1965 ma si tratta di un evergreen, la sentiremo suonare ancora tantissimo negli anni a venire, su questo non ci sono dubbi.

 

Billie Jean

È uno dei pezzi più famosi di Michael Jackson, fa parte della tracklist di Thriller, pubblicato nel 1983, un disco che non ha bisogno di presentazioni. Il riff di basso che contraddistingue Billie Jean è inconfondibile e conosciuto anche da chi non è fan di Jackson.

 

Another One Bites the Dust

Tratto dall’album The Game del 1980 Another One  Bites the Dust è uno dei brani più noti dei Queen, scritto dal bassista John Deacon che giustamente volle dare meritato risalto al suo strumento con una intro di basso funkeggiante tra le più famose della storia della musica.

Vale la pena aggiungere qualche curiosità su questo brano che non fu il primo estratto di The Game, bensì il quarto e fu grazie alle insistenze di Michael Jackson se la band si decise a sceglierlo come singolo. Jackson, infatti, era straconvinto che la canzone avesse le potenzialità per diventare un grandissimo successo e, a posteriori, numeri alla mano (più di 7 milioni di copie vendute), aveva ragione.

Would?

Anno 1992, il Grunge è deflagrato e band come Alice In Chains stanno vivendo un successo strepitoso. Il loro brano Would?, estratto da Dirt, va in heavy rotation su MTV. Il basso di Mike Inez è pulsante, incessante. Il pezzo, scritto dal chitarrista Jerry Cantrell, fu ispirata dalla morte di Andrew Wood, cantante dei Mother Love Bone morto per overdose nel 1990, un destino cui sarebbe stato accomunato Layne Staley, il cantante della band (morto nel 2002).

 

Money

Il primo singolo estratto da The Dark Side of the Moon fu Money, dove è proprio il basso lo strumento che introduce il pezzo. Si tratta di una canzone iconica, conosciuta da tutti anche perché facente parte di uno dei dischi più famosi dei Pink Floyd.

 

N.I.B.

Siamo giunti alla fine della nostra classifica, consapevoli di non aver accontentato tutti, anzi, qualcuno si sarà pure arrabbiato per esclusioni eccellenti. Chiudiamo con una grande band che ha scritto pagine importanti della musica hard: i Black Sabbath e la loro N.I.B. presente sull’omonimo debut album del 1970.

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Vi proponiamo dieci nomi di altrettanti bassisti che a nostro giudizio meritano un posto d’onore nella storia della musica.

 

Basta con i guitar hero è il momento di dare a Cesare ciò che è di Cesare e ai bassisti ciò che è dei bassisti. Ecco perché abbiamo pensato di stilare una classifica (indubbiamente influenzata dalle preferenze musicali di chi scrive) dei migliori bassisti, i più influenti, che hanno reso grande il basso elettrico più venduto. In alcuni casi sarete d’accordo con noi, in altri no ma siamo certi che qualsiasi siano le vostre preferenze, anche di genere musicale, quelli che vi proporremo tra un attimo sono indubbiamente grandi musicisti. Cominciamo subito.

 

1. Steve Harris

Se vi piace l’heavy metal non potete prescindere da quello che affettuosamente ci piace chiamare zio Steve, che ha superato i 60 anni ma ancora corre da una parte all’altra del palco durante i concerti dei suoi Iron Maiden, usando il basso talvolta come una mitragliatrice, altre volte come un fucile a pompa. Steve Harris, con il suo fedele Fender Precision Bass, ha influenzato milioni di bassisti.

 

2. Jaco Pastorius

Davvero vogliamo parlare di bassisti ed escludere Jaco Pastorius? Neanche se fossimo dei pazzi. Pastorius è unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi bassisti al mondo. La sua tecnica e le sue capacità compositive non sono in discussione, doti che gli hanno permesso nel corso della sua pur breve carriera di ridefinire il ruolo del basso all’interno di una band. È stato un vero innovatore dello strumento.

3. Cliff Burton

Come per Jaco Pastorius anche la carriera di Cliff Burton è stata purtroppo breve. Come i fan dei Metallica sapranno, il bassista perse la vita in un incidente stradale nel 1986 nella città di Ljungby, in Svezia e che coinvolse anche gli altri membri della band che però restarono illesi. Poche ore prima i Metallica si erano esibiti a Stoccolma in quello che fu l’ultimo concerto di Cliff Burton.

 

4. Billy Sheehan

Billy Sheehan è un virtuoso del basso e la sua abilità è riconosciuta da tutti, lo si ricorda soprattutto per la sua militanza nei Mr.Big, band formata insieme a un altro che con il suo strumento, la chitarra, ci sa fare: Paul Gilbert. Sheehan spazia con disinvoltura dall’hard rock alla fusion.

 

5. Geddy Lee

Si scrive Geddy Lee e si legge Rush, band prog canadese all’interno della quale ricopre anche il ruolo di cantante. Non temiamo di essere smentiti nell’affermare che Lee sia uno dei migliori bassisti al mondo, anzi, lui è un musicista a tutto tondo nonché polistrumentista. Ha influenzato molti bassisti tra i quali i quali John Myung di cui vi andiamo a parlare nel paragrafo seguente.

6. John Myung

John Myung è il bassista nonché cofondatore dei Dream Theater, un vero maestro dello strumento, dalla tecnica sopraffina, anche se forse un po’, passateci il termine, freddo. Sul palco se ne sta lì esclusivamente concentrato sul suo strumento, un po’ come se si trovasse costantemente nello studio di registrazione. Insomma è un perfezionista dalle incredibili doti tecniche.

 

7. Steve Di Giorgio

Sebbene sia principalmente il bassista dei Sadus, l’abilità tecnica di Steve Di Giorgio lo ha portato a collaborare con tantissime band in qualità di turnista. Oltre alla band madre lo ricordiamo con i Death, gli Autopsy, i Testament, giusto per fare qualche nome. Tuttavia per rendere bene l’idea di quanto sia versatile come musicista, vale la pena menzionare il progetto jazz fusion Dark Hall con il batterista Chris Dugan, il sassofonista/flautista Flamp Sorvari e Ken Schultz alla chitarra.

 

8. Flea

Flea è un maniaco dello slap, tecnica cui fa ricorso spesso e volentieri nelle sue ritmiche. Cresciuto con dosi massicce di jazz, nella sua musica si sente forte l’influenza del funk che ha saputo prima mescolare con sonorità più dure di matrice punk e hard rock per poi fonderle con sonorità più commerciali. Il tutto, ovviamente, è stato riversato negli album dei Red Hot Chili Peppers.

9. John Paul Jones

Il signore di cui stiamo per parlarvi probabilmente non ha bisogno di presentazioni così come non ne necessita la band con la quale è diventato famoso: Mr. John Paul Jones dei Led Zeppelin. Jones è un polistrumentista molto apprezzato a livello mondiale non solo dai fan ma anche da tanti colleghi che spesso si sono rivolti a lui come turnista.

 

10. John Entwistle

Da un John passiamo a un altro, questa volta si tratta di Entwistle che in vita è stato lo storico bassista dei Who. Aveva una grande tecnica che gli permise di portare alla ribalta il suono del basso all’interno della musica del gruppo. Chi suona il basso dovrebbe studiare a fondo Entwistle per crescere come musicista.

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Principale vantaggio

Ottimo rapporto qualità/prezzo per la chitarra Cort che stupisce per il suo suono equilibrato e per l’ottimo sustain. I legni sono buoni e il manico separato è stato ben studiato, è semplicemente spettacolare per una chitarra di questa fascia. La tenuta dell’accordatura è soddisfacente. 

 

Principale svantaggio

Non abbiamo riscontrato grossi problemi che vadano al di là delle preferenze personali, possiamo solo dire che suonare sulle note più alte non è semplice in quanto la chitarra non è cut-away, inoltre l’action potrebbe essere ritenuta un po’ alta anche se qui siamo in un campo soggettivo.

 

Verdetto 9.6/10

Tra le chitarre elettroacustiche entry level è una delle più interessanti secondo noi. Il buon rapporto qualità/prezzo ce la fa preferire a tante altre. Ottima per i principianti e buona anche per i chitarristi più bravi e preparati che siamo certi non resteranno delusi, in particolare se cercano una chitarra di scorta più economica ma non per questo poco performante.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Versatile

Le chitarre Cort godono di grande credito presso gli appassionati delle sei corde. La AD810 E è una elettroacustica entry level dal buon rapporto qualità/prezzo. Siamo certi che per le sue caratteristiche possa fare al caso anche di chitarristi di un livello più avanzato che magari hanno bisogno di una chitarra di scorta da portare in giro per recarsi dal maestro o altrove. 

La AD810 E fa parte della serie Standard, chi lo preferisce trova la stessa chitarra anche nella semplice versione acustica, dunque senza pickup. È una dreadnought versatile, una caratteristica conferitagli anche dall’abete rosso usato per il top, un legno che si fa apprezzare per resistenza e flessibilità; potete suonarci un più generi, lo strumento si adatterà perfettamente ai vostri gusti musicali. Soprattutto se cercate una chitarra per lo strumming, questa non vi deluderà. 

Sposiamoci sul retro dove troviamo il mogano, legno usato anche per le fasce che conferisce una gamma di suoni caldi e dalla buona proiezione. Tutto suona molto equilibrato e definito.

Ottimo manico

Il manico conferma il fine lavoro artigianale che si cela dietro questa chitarra pur trattandosi di un modello dal costo accessibile; è a incastro quindi non parliamo di un tutt’uno con il body ma ciò cosa comporta? Ebbene le vibrazioni e le risonanze percorrono tutto il manico senza mai perdere energia per un suono sempre dettagliato. La tastiera è in merbau e offre una buona precisione. 

La chitarra non è una cut-away, quindi non è comodissimo suonare sulle note più alte, pertanto si presta meglio all’accompagnamento. Il ponte ci è piaciuto per la sua capacità di donare un buon sustain al suono ma attenzione perché l’action potrebbe essere un po’ alta e ciò può comportare qualche difficoltà ai chitarristi meno brani, ad ogni modo la tensione sulle corde non è eccessiva quindi non c’è un eccessivo affaticamento per le dita. 

Vale la pena anche parlare delle corde in dotazione. Contrariamente a quanto spesso accade, quelle che trovate montate di serie non sono malvagie, hanno un buon rivestimento, resistente all’umidità e al sudore, in altre parole vi durano un bel po’. Ad ogni modo vale sempre il solito discorso: il rapporto tra un chitarrista e le corde è estremamente soggettivo.

 

Elettronica e meccaniche

La chitarra è dotata di un pickup in ceramica, è ben nascosto e non rovina l’estetica dello strumento. Il preamplificatore è il Cort CE304T che comprende un equalizzatore a tre bande, il potenziometro del volume e un accordatore che si mette in mostra per la buona precisione. 

Quanto alle meccaniche, anche qui possiamo dirci soddisfatti, la tenuta dell’accordatura è buona quindi non siete costretti ad accordare lo strumento più del normale. Resteranno delusi quanti si aspettavano di trovare qualche accessorio, non ce ne sono, non trovate neanche una custodia morbida, toccherà comprarla a parte. 

Nonostante la suddetta mancanza di accessori restiamo fermamente convinti che il prezzo di listino della chitarra sia interessante se pensiamo alla qualità dello strumento che mette dietro di sé tanti strumenti entry level, dopotutto il solo marchio è una garanzia sufficiente.

 

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