Ultimo aggiornamento: 27.04.24

 

Principale vantaggio

È un basso dall’ottimo sustain e dalla buona suonabilità in generale. Il manico è comodo, scorrevole e preciso; potete fare affidamento su ottime meccaniche per questa fascia di prezzo. Massima soddisfazione anche per la circuiteria e per il controller che dà modo di agire sulla potenza dell basse frequenze. Pesa poco quindi non vi affaticate, anche perché è uno strumento ottimamente bilanciato.

 

Principale svantaggio

Il suono, pur essendo bello, secondo noi pecca in potenza, è questa la cosa che meno ci ha convinto, anche se qui probabilmente entrano in gioco i nostri gusti personali. Non erano dovuti visto il prezzo ma ci preme comunque segnalare l’assenza di accessori: cavi, custodia e tracolla vanno comprati a parte.

 

Verdetto 9.7/10

Entry level non è un sinonimo di cattivo strumento e l’Ibanez GSR200 n’è la prova. Il rapporto qualità/prezzo va oltre le nostre aspettative. Pur non essendo costruito con i migliori legni possibili, lo strumento si difende bene. Secondo noi è perfetto per chi è agli inizi e cerca un buon basso elettrico da studio, con lo GSR200 difficilmente si resta delusi. Provare per credere.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Ottimo entry level

Ibanez è uno di quei marchi che sanno soddisfare le esigenze dei musicisti, tanto è vero che gli strumenti prodotti dall’azienda giapponese finiscono nelle mani di chitarristi e bassisti famosi. Il suo catalogo è vasto e comprende strumenti sia elettronici sia acustici, per professionisti ma anche per principianti. 

Questi strumenti sono collegati da un unico filo conduttore che è la qualità. Affidarsi a Ibanez vuol dire prendere uno strumento serio, poi è chiaro che c’è una differenza abissale tra un basso economico da 200 euro e uno professionale da 1.500 euro se non oltre. È qui però che entra in gioco il rapporto qualità/prezzo che ne bassi e nelle chitarre Ibanez è sempre positivo, ciò vale anche per il GSR200 che vi stiamo proponendo. 

Questo è uno dei bassi che consiglieremmo a chi dovesse chiederci quale basso entry level comprare, perché lo GSR200 pur avendo un costo abbordabilissimo, non è un giocattolo e tantomeno uno di quei pessimi strumenti realizzati da produttori improvvisati che non tengono l’accordatura e suonano malissimo.

Grande sustain

Il basso a un ottimo sustain, è una delle caratteristiche maggiormente esaltate nelle recensioni scritte dagli utenti. Altra nota positiva è il poco peso, non ci si affatica neanche dopo aver trascorso ore a suonare in piedi, anche perché il poco peso è ben bilanciato. 

Chiaramente chi sta leggendo vuole sapere in concreto come suona il basso. Non abbiamo dubbi sul fatto che quando collegherete lo strumento all’amplificatore resterete stupiti: il suono è corposo, presente, equilibrato, anche se manca un po’ di potenza cosa che comunque non pregiudica significativamente la sua versatilità.

Elettronica: il basso presenta dei pickup passivi e quattro controlli: uno è dedicato al volume del pickup al ponte, un secondo per quello al manico, il terzo controllo è per il tono e infine c’è il controllo per il Phat II EQ che permette di agire sulle basse frequenze per ottenere più potenza.

 

Materiali

Il corpo è realizzato in agathis mentre il manico è in acero. A proposito di questo dobbiamo dire che è ben lavorato, è un manico veloce, sottile, con tasti medi (la tastiera è in palissandro). Il manico a 22 tasti è preciso ma probabilmente dovrete sistemare l’intonazione come hanno raccontato alcuni bassisti. 

Spostiamoci sulle meccaniche, l’hardware è cromato con ponte BD 10 a sellette. L’accordatura è tenuta ottimamente. Insomma è uno strumento dalla buona suonabilità. Il design molto bello, il colore nero lucido regala un piacevole effetto ottico e tutte le rifiniture sono perfette. È perfetto come strumento da studio ma anche per divertirsi insieme agli amici. 

Non ci sono accessori inclusi nella confezione che vi arriva a casa, anche se la cosa è comprensibile visto gli sforzi di Ibanez per tenere basso il prezzo di uno strumento che secondo noi vale più di quanto costa, insomma, tracolla, cavi e una custodia, fosse anche una semplice bag, dovrete provvedere a comprarle separatamente. Parliamo comunque di una spesa extra che si affronta senza affanni.

 

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Ultimo aggiornamento: 27.04.24

 

Chitarra per bambini – Consigli d’acquisto, Classifica e Recensioni

 

Prima che il vostro piccoletto vi chieda di regalargli una batteria e magari avere problemi con i vicini, vi conviene giocare d’anticipo e mettergli tra le mani una chitarra. Non è vero, stiamo scherzando, lasciate che sia il piccolo a decidere cosa voler suonare e se vi ha chiesto in regalo una chitarra, siete capitati proprio nel posto giusto perché parliamo di “sei corde” adatte ai più piccoli. Per voi che ci leggete e che siete interessati a questo bellissimo strumento, abbiamo selezionato diversi modelli, ve ne anticipiamo due: la Yamaha CS40II è una chitarra ¾ che riteniamo ideale per chi vuole cominciare a studiare lo strumento con il supporto di un maestro; una soluzione più economica, invece, è la 3rd Avenue STX20FNPK che ha un buon rapporto qualità prezzo.

 

 

Tabella comparativa

 

Pregio
Difetto
Conclusione
Offerte

 

 

Le 8 migliori chitarre per bambini – Classifica 2024

 

La nostra classifica unitamente alla recensione scritta per ogni strumento selezionato vi aiuterà a scegliere la chitarra più adatta a vostro figlio o nipote. Per selezionare gli strumenti abbiamo preso in considerazione anche i pareri e le esperienze dirette di altri consumatori per offrirvi un giudizio il più possibile oggettivo e incondizionato. Insieme all’analisi di ciascuna chitarra trovate un link che vi propone dove acquistare a prezzi bassi lo strumento. Per essere certi di risparmiare non dimenticate di confrontare i prezzi.

 

 

1. Yamaha CS40II chitarra classica ¾  in legno 6 corde nylon

 

Vogliamo cominciare con una chitarra adatta sì a dei bambini ma che abbiamo mostrato un certo impegno nel voler imparare a suonare e che magari mamma e papà vogliono far seguire da un maestro. L’impegno economico necessario all’acquisto della CS40II è superiore rispetto a gran parte di quello richiesto per altri strumenti che vedremo in seguito, ad ogni modo parliamo sempre di una cifra “abbordabile”.  

Una chitarra classica ¾ dunque si rivolge a bambini di 8 o 10 anni. La suonabilità è buona, questo è un dettaglio importante ai fini dell’apprendimento. Emette un suono equilibrato, caldo. Il manico è comodo e preciso per la categoria. Non ci piacciono le corde in dotazione ma basta cambiarle. 

Buone le meccaniche e dunque anche la tenuta dell’accordatura. Di qualità soddisfacente i materiali, il corpo è in palissandro. Niente male le rifiniture e la verniciatura in generale. Non è previsto nessun accessorio.

 

Pro

Suonabilità: Lo strumento si è messo in luce per la buona suonabilità, caratteristica importante per imparare a suonare. Bello anche il suono.

Manico: Abbiamo trovato un buon manico, sottile  dunque ideale per piccole mani ma anche scorrevole e con una buona precisione.

Accordatura: La chitarra ha delle buone meccaniche, ciò significa che non dovreste stare di continuo ad accordarla.

 

Contro

Extra: Non aspettatevi di trovare accessori, la confezione contiene soltanto lo strumento quindi dovrete comprare quantomeno una custodia.

Corde: Il nostro consiglio è di lasciar perdere le corde che trovate in dotazione e cambiarle con qualcosa di meglio, ne gioverà la chitarra.

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2. 3rd Avenue STX20FNPK Chitarra Classica Misura 1/4

 

Investimento contenuto al massimo per una chitarra sicuramente adatta per bambini di 4 – 6 anni anche se non perfettissima per lo studio non fosse altro per la pessima tenuta dell’accordatura pertanto se il vostro bimbo va da un maestro dovete essere pronti a un investimento maggiore per uno strumento migliore. 

Ciò non toglie che questa chitarra non sia ottima per prendere confidenza con lo strumento, per avere un primo approccio e strimpellare senza impegno. Belle le finiture lucide, esteticamente è perfetta. Monta delle corde in nylon ma c’è anche una muta di riserva. 

Non sono finiti qui gli accessori perché c’è anche una custodia morbida e un accordatore che come detto in apertura, utilizzerete spesso. Nel complesso lo riteniamo un buon articolo che innanzitutto garantirà tanto divertimento al piccolo chitarrista.

 

Pro

Prezzo: La chitarra è venduta a un prezzo poco impegnativo ed è da considerarsi vantaggioso in rapporto alla qualità dello strumento.

Accessori: Non solo costa poco ma l’articolo comprende anche una bag, un cambio di corde e un accordatore.

Estetica: La chitarra ha delle belle rifiniture, è uno strumento piacevole da guardare e dunque consigliato anche a chi cerca uno strumento a scopo arredo casa o locale.

 

Contro

Accordatura: Grosso difetto di questa chitarra, che ci porta a sconsigliarla a chi manda il figlio da un maestro, è la tenuta dell’accordatura.

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3. Navarra NV15PK 1/2 Set Chitarra Classica con Borsa 

 

La Navarra è una chitarra da 1/2 (o 2/4 se preferite, è la stessa cosa). È un articolo interessante innanzitutto perché dotato di accessori. Per essere più precisi c’è una custodia morbida, un accordatore, due plettri, uno spartito con una serie di brani e cosa da non sottovalutare ai fini dell’apprendimento, un CD che riproduce proprio i pezzi dello spartito. Chi lo desidera trovare questo strumento disponibile anche nelle misure di ¾ e 4/4. 

Il suono è quello di una chitarra per piccoli principianti e non migliore se prendete la variante da 4/4 solo perché di dimensioni adatte anche per gli adulti. Meglio sostituire le corde. Detto questo il rapporto qualità/prezzo è buono. Certo, le meccaniche sono di modesta fattura così come i materiali ma ricordiamo che stiamo parlando di una chitarra per bambini che non hanno mai suonato prima. 

Altra cosa che vogliamo porre all’attenzione del lettore poiché diverse persone si sono lamentate un po’ a sproposito è che se da un lato è vero che la tenuta dell’accordatura è modesta, è altrettanto vero che le corde nuove prima di assestarsi si scordano di continuo.

 

Pro

Accessori: Lo strumento è accompagnato da un bel po’ di accessori, visto che ci sono: una custodia, un accordatore a clip, uno spartito accompagnato da un CD con i brani.

Costo: A nostro avviso il prezzo proposto è interessante, con un investimento molto contenuto si fa felice un bambino o una bambina.

 

Contro

Meccaniche: La chitarra ha delle pessime meccaniche anche se in tutta onestà sono in linea con il costo dello strumento.

Corde: Quelle in dotazione servono a ben poco, è indispensabile sostituirle subito. Così facendo si noterà anche un miglioramento del suono.

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4. Yamaha GL1 Guitalele Chitarra in Legno con Dimensioni Ukulele

 

Ammettiamo di esserci avvicinati con una certa curiosità a questo strumento che abbiamo voluto proporre per le sue dimensioni ridotte, praticamente è poco più grande di un ukulele ma è progettato per avere l’accordatura standard della chitarra. Chiariamo subito un punto: lo strumento è adatto per gli adulti e per i bambini ma attenzione a valutare bene le misure del manico. 

Sebbene possiamo paragonare questo “guitalele” a una chitarra da ¼ riteniamo che il manico sia più indicato per bambini di circa 10 anni, d’altro canto un adulto potrebbe trovare i tasti troppo piccoli per prendere comodamente alcuni accordi, tuttavia in questo contesto il problema è relativo in quanto ci stiamo occupando di chitarre per bambini. 

Lo strumento è comodo da trasportare ma attenzione alla custodia che oltre a non essere imbottita è anche troppo grande per le dimensioni dello strumento. L’intonazione non è precisa e le corde in dotazione +è meglio cambiarle. La tenuta dell’accordatura è accettabile.

 

Pro

Versatile: È uno strumento abbastanza versatile, va bene per i bambini di circa 10 anni ma anche per gli adulti che cercano una chitarra particolare.

Trasporto: È comodissima da trasportare, è perfetta per essere portata in viaggio, la tenuta dell’accordatura è soddisfacente.

 

Contro

Custodia: Compreso nel prezzo c’è la custodia peccato che questa sia più grande del dovuto quindi lo strumento è un po’ sballottato.

Intonazione: L’intonazione della chitarra non è perfetta, anche se per le esigenze di un bambino può andar bene. Ciò che invece non va bene sono le corde montate sullo strumento, meglio cambiarle.

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5. Eko CS10 4/4 chitarra classica da studio con custodia a corde

 

La Eko CS10 è una 4/4 dunque si rivolge a bambini di età superiore ai 10 anni. Essendo la 4/4  la misura standard va bene anche per gli adulti sempre che si tratti di assoluti principianti. La somma necessaria all’acquisto è di quella che si spende senza pensarci su troppo tempo. 

Dopo aver sostituito le corde in dotazione, il suono non è male per essere una entry level adatta ai bambini; se questi, però, studiano con un maestro, potrebbe non essere lo strumento indicato a causa principalmente delle meccaniche (l’accordatura va spesso rifatta) e dell’action alta. 

I tasti sono grezzi e più in generale si tratta di una chitarra scarsamente definita. Compreso nel prezzo c’è un bag e un set di corde. In definitiva è una discreta entry level che tra le mani di un bambino smanioso di suonare ma senza troppo impegno, va benissimo.

 

Pro

Costo: Abbiamo individuato nel prezzo il principale punto di forza della Eko CS10, l’investimento è di quelli che si fanno senza pensarci su a lungo.

Non solo per bambini: Essendo una chitarra 4/4 è adatta non solo ai bambini dai 10 anni in su ma anche per gli adulti in cerca di uno strumento entry level che costi poco.

 

Contro

Meccaniche: Dopotutto non siamo rimasti sorpresi nel renderci conto che le meccaniche della chitarra non sono di buon livello.

Suonabilità: Il succitato problema delle meccaniche, unitamente a una action alta e a dei tasti grezzi con i bordi che dovevano essere arrotondati, ci fa giudicare negativamente la suonabilità dello strumento.

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6. Rocket CG14N Chitarra Classica 1/4

 

Per i piccolissimi vale la pena dare uno sguardo più da vicino alla Rocket CG14N, è una chitarra da ¼ con un  buon rapporto qualità/prezzo. Cominciamo dalla sorpresa più piacevole , ovvero, la tenuta dell’accordatura. 

A chi si è lamentato in anticipo, come emerso da alcune recensioni, invitiamo ad attendere il tempo che le corde si assestino, chi lo ha fatto poi non si è lamentato. Ad ogni modo risultati migliori si ottengono sostituendo le corde in dotazione, spendete qualcosa in più e vedrete che ne varrà la pena. 

L’economicità dello strumento emerge in dettagli come la rifinitura, in particolare il manico è abbastanza grezzo anche se questo non pregiudica la suonabilità. Segnaliamo l’assenza di qualsiasi accessorio per questo modello ma anche così, riteniamo come detto in precedenza che il prezzo sia buono considerato tutto.

 

Pro

Meccaniche: Per una chitarra di questo livello ci riteniamo soddisfatti per com’è tenuta l’accordatura dopo il naturale assestamento delle corde.

Prezzo: Valutando in generale lo strumento riteniamo di poter affermare che rapporto tra la qualità e il prezzo è buono

 

Contro

Poco rifinito: Potremmo dire che è un problema tipico degli strumenti economici, la chitarra è mal rifinita, in particolare il manico.

Accessori: La GC14N non è accompagnata da alcun tipo di accessori, oltretutto segnaliamo che per un lieve miglioramento dello strumento bisogna cambiare le corde in dotazione.

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7. Eko CS5 Pack Chitarra Classica 3/4 con Borsa e Accessori 

 

La Eko CS5 arriva corredata da un bel po’ di accessori, almeno nella versione pack che abbiamo selezionato noi, chi ritiene di non aver bisogno dell’accordatore, della bag e dei due plettri ha tutta libertà di scegliere l’opzione solo chitarra risparmiando qualcosina. Ad ogni modo il pack non ha un prezzo eccessivo. 

Attenzione perché la bag non essendo imbottita può prevenire qualche graffio, è sicuramente ottima per proteggere dalla polvere, ma nulla più. L’accordatore è a clip, non è rapidissimo nel riconoscere la frequenza della nota ma in quanto a precisione è accettabile. Per quanto riguarda le dimensioni, è una chitarra ¾ leggera e comoda da imbracciare. 

Le corde è bene cambiarle quanto prima, l’accordatura tiene a sufficienza per questa fascia di prezzo. I legni usati sono il tiglio per il corpo e la betulla per manico e tastiera. Sellette  capotasto sono in plastica parecchio economica.

 

Pro

Accessori: La chitarra è accompagnata da alcuni utili accessori come una bag per proteggere lo strumento da polvere e graffi e un accordatore a clip.

Meccaniche: A queste cifre possiamo anche ritenerci soddisfatti per la qualità delle meccaniche, non sono nulla di che, sia chiaro, ma l’accordatura è tenuta abbastanza.

 

Contro

Materiali: Ovviamente alla luce di un prezzo contenuto non potevamo aspettarci molto dai materiali, i legni sono di quelli economici.

Corde: La prima esigenza che si avverte imbracciando la chitarra è di cambiare immediatamente le corde, dato che non ci piace come suonano.

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8. Musica Classica Alley Bambini Chitarra Acustica Junior

 

È una chitarra pensata per i bambini, almeno nelle dimensioni, è comoda da imbracciare anche per lo scarso peso. A detta del produttore va bene per bambini dai 5 agli 8 anni quindi orientativamente dovrebbe essere una 2/4, anche se per i più piccoli consigliamo la chitarra ¼. Costa poco e crediamo che il prezzo sia il vero punto di forza. 

Il suono è accettabile per questa categoria, sempre che si riesca ad accordare la chitarra, la tenuta dell’accordatura, infatti, è deludente. Altro elemento di forte perplessità è il ponte, stando a quanto abbiamo letto in più recensioni, questo si è staccato e sinceramente una cosa del genere è la prima volta che la sentiamo dire. Gli episodi sono troppi per pensare a un difetto di fabbrica occasionale, molto più probabile che si tratti di una pessima qualità costruttiva. 

Potremmo anche pensare che chi ha avuto questo problema abbia teso troppo le corde nel tentativo di accordare lo strumento ma, a meno che non fossero per chitarra acustica (e non lo erano), queste avrebbero dovuto spezzarsi prima di provocare il distacco del ponte. Rifinitura approssimativa. Sono comprese delle lezioni online.

 

Pro

Prezzo: Il costo della chitarra non è esoso dunque lo strumento può essere messo anche nelle mani dei più piccoli senza troppi timori.

Lezioni online: Acquistando questo strumento il cliente ha diritto ad accedere a una serie di lezioni online che possono essere utili per apprendere le prime cose.

 

Contro

Qualità costruttiva: Scadente, secondo noi. A sostegno di questa tesi abbiamo letto diversi episodi nei quali addirittura il ponte si è staccato! Approssimative anche le rifiniture.

Meccaniche: Difficile ottenere un’accordatura decente e soprattutto che duri un tempo ragionevole, le meccaniche sono un altro dei punti deboli.

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Come scegliere una buona chitarra per bambini

 

Sul mercato si possono trovare parecchie offerte interessanti, anche su chitarre della migliore marca. Al fine di restringere il campo abbiamo fatto una comparazione tra gli strumenti più venduti online fino a individuare quelle che riteniamo essere le migliori chitarre per bambini del 2024. 

Scegliere lo strumento adatto a un bimbo non è cosa semplicissima, la soluzione migliore sarebbe sempre avere il supporto di un maestro, ma sappiamo che in pochi si affidano a questa figura fondamentale per l’apprendimento (investendo denaro) quando non si ha la certezza che il piccolo si appassioni e segua le lezioni con profitto. Dunque indegnamente ci permettiamo noi di fare le veci del maestro e vi consigliamo quale chitarra per bambini comprare, anzi, faremo di più, vi aiuteremo a comprendere come scegliere la migliore chitarra per bambini. 

Le dimensioni dello strumento

La chitarra deve necessariamente avere delle dimensioni adatte al bambino. Partiamo da una fascia d’età bassissima, quella che va dai quattro ai sei anni. Inevitabilmente ne serve una da ¼ ossia la più piccola che esista. In questa fase lo strumento deve essere visto più che altro come un gioco e come un primo approccio alla sei corde. 

Apriamo una parentesi: c’è chi come possibile alternativa consiglia di optare per un ukulele ma tenete sempre presente che si tratta di uno strumento diverso dalla chitarra ed è un falso mito che solo perché di dimensioni ridotte semplifichi le cose, basti pensare al fatto che non offre l’appoggio per il braccio. 

Chi comincia a suonare intorno ai 7 anni può tranquillamente partire subito con una chitarra 2/4. Per i bambini tra gli 8 e 10 anni va benissimo la migliore chitarra per bambini da ¾. Dai 10 anni in poi si può usare una standard, dunque, 4/4. Chiaramente queste sono indicazioni generiche, lo strumento andrebbe sempre provato prima di essere comprato e non tutti i bambini, pur avendo la stessa età, devono necessariamente avere la medesima costituzione fisica, senza dimenticare poi che le femminucce sono più piccole. 

Dunque, indicazioni generali a parte, come capire di che misura deve essere la chitarra? È semplice, il bambino deve sedersi, incrociare le gambe e posizionare lo strumento sulla coscia appoggiando il braccio sulla cassa. Il gomito deve stare sulla parte alta della fascia in modo che l’avambraccio possa penzolare. Se il piccolo raggiunge le corde all’altezza del ponte, fino al Mi cantino, quella è la misura giusta.

 

Per i bambini mancini

Anche se vostro figlio o vostra figlia sono mancini, e pur esistendo strumenti per chi usa la mano sinistra, è preferibile indirizzarsi verso l’uso di una chitarra per destrorsi, riusciranno a imparare lo stesso e in futuro si eviteranno parecchie seccature.

 

La chitarra elettrica

È nostra convinzione che chi voglia imparare a suonare la chitarra può tranquillamente cominciare con una elettrica se lo preferisce, tuttavia i bambini rappresentano un’eccezione; in questo caso specifico è sempre meglio cominciare a formarsi su una chitarra classica perché perché a 6/8 anni risulterebbe troppo difficile tirare fuori dei suoni da una elettrica.

Quanto spendere

Stanziare un budget tra i 50 e i 100 euro può essere sufficiente, l’importante è non confondere l’acquisto di una chitarra per bambini con l’acquisto di una chitarra giocattolo per bambini. Comprendiamo la preoccupazione che il piccolo possa stufarsi in fretta ma mettergli tra le mani uno nuovo strumento più economico ma realmente scadente farà ugualmente passare la voglia di suonarla.

 

 

 

Come utilizzare la chitarra per bambini

 

Se amate la musica vi si riempirà il cuore di gioia nel guardare un bambino intento a suonare la sua chitarra. Certo, i tentativi saranno goffi ma sicuramente vi strapperanno più di un sorriso e ammirazione nel vedere a modo suo quanto impegno ci mette. Ma come va usata la chitarra e soprattutto cosa potete fare voi per aiutare il piccolo.

La scelta dello strumento

Come prima cosa dovete scegliere una chitarra dalle dimensioni adatte. La cosa migliore è recarsi di persona presso un negozio di strumenti musicali, anche se dobbiamo dire a malincuore che non sempre questi hanno una vasta scelta di chitarre per bambini. Fate sedere il piccolo e con l’aiuto del negoziante fategli imbracciare qualche modello. Il corpo deve aver una misura tale da consentirgli di raggiungere agevolmente tutte le corde con la mano destra assumendo una posizione corretta. Anche le dimensioni del manico sono importanti, se questo è troppo grande per la mano del bimbo, non riuscirà a suonare.

 

La scelta delle corde e il cambio

La chitarra vi viene venduta con le corde montate ma poi arriva il momento di cambiarle. Siccome siete voi a dover scegliere per il vostro bambino, non prendete una muta qualsiasi. Non ne facciamo un discorso di qualità che pure è importante ma è un aspetto che in questo caso non ci interessa. Ciò cui bisogna prestare attenzione è il livello di tensione che per i bambini deve essere bassa in quando non richiedono tanta forza per essere premute. 

L’altra questione è come cambiare le corde. Quelle per chitarra classica richiedono un nodo al ponte per essere fissate, la soluzione migliore è quella di realizzare un cappio con la corda, in questo modo non si scioglierà. L’altra estremità va al piolo, deve passare per il foro. Tenete la corda leggermente tesa mentre girate la chiave al fine di tenderla.

Accordatore

Per accordare la chitarra ci viene in aiuto la tecnologia, con pochi euro si può comprare un accordatore a clip da fissare sulla paletta dello strumento. Vediamo come usarlo. Prendiamo il caso dell’accordatura standard. Premessa importante: accordatore solitamente usa la notazione anglosassone perciò non aspettatevi di leggere sullo schermo Do, Re, Mi e così via bensì A (LA), B (SI), C (DO), D (RE) E, (MI), F (FA), G (SOL). 

Ora qual è l’accordatura standard? Partendo dalla corda più grave è: MI (E), LA (A), RE (D), SOL (G), SI (B), MI (E). Se le corde sono nuove inizialmente non preoccupatevi di ottenere un’accordatura perfetta, dare modo alle corde di assestarsi, affinché ciò avvenga più velocemente, tiratele un po’. 

Per accordare la corda bisogna tenderla o allentarla, ciò si fa per mezzo delle chiavi poste sulla paletta. Quando la corda raggiunge la nota corretta, questa è evidenziata sull’accordatore. Ad esempio la lettera E si illumina di verde, la rappresentazione grafica può variare a seconda del modello di accordatore. 

 

 

 

Domande frequenti

 

Da che età un bambino può iniziare a suonare la chitarra?

In linea di massima un bambino è in grado di imbracciare una chitarra intorno ai 5 anni. In questo caso dovrà essere una da ¼ poiché ha le dimensioni giuste per quell’età.

Per il mio bambino va bene una chitarra acustica?

A nostro avviso è preferibile una classica, questa, infatti, monta corde di nylon che sono più morbide rispetto a quelle per chitarra acustica.

 

Posso forzare in qualche modo mio figlio a suonare la chitarra?

I bambini non vanno mai forzati tuttavia se il desiderio del genitore è che il piccolo impari a suonare, può mettergli tra le mani lo strumento che il piccolo però dovrà vedere come un gioco; questo significa che non devono esserci pressioni affinché si applichi. Come si dice, se son rose fioriranno.

 

Quanto dovrei spendere per la chitarra di mio figlio?

Dipende dai casi, se l’intenzione e farlo seguire da un maestro bisogna anche mettergli tra le mani uno strumento che gli consenta di studiarci sopra dunque serve un budget almeno tra i 100 e i 150 euro al netto degli accessori. Nel caso soprattutto dei più piccoli e quando non c’è ancora l’intenzione di studiare la chitarra ma più semplicemente strimpellare, in media basta una spesa di 50/60 euro.

 

Mio figlio mi ha chiesto una chitarra in regalo, fa lo stesso se gli compro un ukulele?

Assolutamente no, parliamo di strumenti diversi. L’ukulele va sorretto in modo diverso dalla chitarra, anche le tecniche di esecuzione sono diverse. È vero, l’ukulele è più piccolo ma il bambino non ha modo di appoggiare il braccio sulla cassa lasciando penzolare l’avambraccio.

 

Ho comprato la chitarra a mio figlio di 7 anni, va bene se gli compro anche un corso per principianti?

A quell’età far seguire al bambino un corso per principianti è prematuro, molto meglio un corso pensato appositamente per i bambini dove l’apprendimento si sviluppa attraverso una forma ludica. I libri poi spesso presentano simpatici disegni e colori. Chiaramente il piccolo deve essere accompagnato dal genitore.

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 27.04.24

 

Fare avvicinare i più piccoli alla musica è molto importante per la loro formazione personale, sia per lo studio di uno strumento sia per cultura generale.

 

In Italia la cultura musicale non è proprio una delle principali prerogative dell’istruzione. Non che la musica ci sia indifferente, ma a livello scolastico non possiamo competere con la didattica di altri paesi europei come la Germania, la Svezia, la Norvegia e il Regno Unito dove spesso ci sono anche corsi di chitarra per bambini. Nelle nostre scuole medie spesso si tende a studiare musica classica, senza però addentrarsi in quella moderna per la quale esistono conservatori, accademie e corsi all’università.
In realtà l’educazione dei bambini alla musica rock è molto importante, in quanto permette loro di avere le basi culturali per comprendere l’evoluzione dei generi musicali e conoscere i gruppi più influenti. Percorriamo i passi della musica moderna con una breve storia del rock. 

 

Le origini del blues

Come spiegare ad un bambino la storia del rock senza fare confusione con troppe date e troppi nomi? Prima di tutto bisogna risalire alle origini del genere, viaggiando fino al delta del Mississippi, più precisamente nei campi di cotone dove lavoravano gli schiavi afro-americani durante il diciannovesimo secolo. Gli schiavi venivano usati per i lavori in campagna, anche come servitù nelle grandi case dei ricchi proprietari terrieri o per badare al bestiame nel pollaio e nei recinti.Per scandire i massacranti tempi di lavoro e farsi forza a vicenda, gli schiavi erano soliti cantare dei brani della loro tradizione, caratterizzati da parole tristi e da ritmi cadenzati.

Questi canti ‘spirituali’ al termine della schiavitù si sono poi trasformati in canzoni accompagnate da chitarre, armoniche e altri strumenti musicali dando vita al blues, nome derivato da un termine colloquiale usato per descrivere uno stato di ‘tristezza’. Il ritmo tipico del blues rock con le sue dodici barre e la progressione di accordi che è arrivata fino ai giorni nostri. Alcuni studiosi hanno scoperto addirittura un collegamento tra le scale pentatoniche usate nel blues e la musica africana, tracciando una linea di discendenza diretta dal paese d’origine fino agli Stati Uniti.

Nei primi decenni del ventesimo secolo il blues cominciò a destare l’interesse dei discografici che cominciarono a realizzare le prime incisioni dei musicisti più influenti sulla scena. Ai tempi per farsi conoscere i ‘bluesman’ viaggiavano per tutto il paese, suonando in qualsiasi luogo, anche nei piccoli locali e spesso per strada. Solo quelli che riuscivano a farsi una buona fama riuscivano a incidere dischi con le loro migliori canzoni, o quelle più apprezzate dal pubblico. Si trattava di raccolte di brani più che di lavori studiati a tavolino, per questo dei bluesman leggendari come Robert Johnson ci sono arrivate solo raccolte di brani. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il mercato discografico statunitense iniziò a crescere a dismisura, esportando dischi in tutto il mondo, specialmente nel Regno Unito. Negli Stati Uniti la lezione del blues fu raccolta da Elvis Presley, prima icona del rock, mentre in Inghilterra furono i Beatles e i Rolling Stones a catturare l’attenzione del pubblico.

 

Il rock dei primi anni

Negli Stati Uniti il pubblico impazziva per Elvis Presley, un artista funambolico che con il suo rock and blues faceva ballare i giovani americani nei vari locali. Presley diventò presto un’icona grazie alla televisione e al cinema, ed in effetti si può considerare la prima vera rock star del mondo moderno. Curiosamente il significato di rock risale comunque alla dialettica tipica del blues, in quanto rock and roll veniva usato per indicare il ‘dondolare’ o ‘scivolare’ in una sorta di stato di estasi. 

Sebbene Elvis abbia goduto di una grande fama, fu grazie alle prime band inglesi che il rock guadagnò grande popolarità. In Inghilterra la musica proveniente dagli Stati Uniti veniva assorbita quotidianamente, nel frattempo però si creavano nuove mode nelle città in costante fermento. 

Proprio i giovani inglesi, avidi ascoltatori di dischi, iniziarono a comporre brani rock blues con le loro chitarre Fender e Gibson, formando band nei garage e nelle sale prove. Gruppi rock degli anni 60 come i Rolling Stones diedero vita ad una musica più movimentata, caratterizzata da giri di chitarra simili al blues, ma con ritmi più veloci e una voce energica. A Liverpool i Beatles invece diedero il via al loro rock più popolare e meno scatenato, diventando a tutti gli effetti una delle prime band pop moderne. 

 

L’evoluzione in hard rock e heavy metal

Il rock dei Beatles e dei Rolling Stones portò scompiglio nella musica contemporanea, specialmente i primi influenzarono tantissimo gli artisti degli altri paesi europei, specialmente la Francia, la Germania e l’Italia. Ma mentre negli anni ‘70 in Europa il rock si estendeva a macchia d’olio, nel Regno Unito nasceva l’hard rock. Con distorsioni ancora più elevate delle chitarre elettriche ed esasperando le ritmiche possenti del rock, i gruppi hard rock come Black Sabbath, dei Queen, dei The Who e dei Led Zeppelin faceva scalpore tra le vecchie generazioni, catturando ovviamente i più giovani.

Le composizioni hard rock vanno da brani di grande ritmo, con lunghi assoli di chitarra e con un cantato spesso in falsetto. Dall’hard rock in seguito nasce l’heavy metal, sempre grazie alla gioventù britannica sempre in cerca di sperimentazioni sonore. Già i Black Sabbath avevano creato un hard rock più pesante e oscuro, ispirando band come i Judas Priest e gli Iron Maiden che in seguito creeranno composizioni ancora più veloci. Il Metal ovviamente affascina anche gli statunitensi che contribuiscono notevolmente al genere grazie a band come Metallica e Megadeth. 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 27.04.24

 

Il rock italiano è più vivo che mai, sebbene da anni si muova all’ombra dei cantautori. Vediamo quali sono le composizioni più belle degli ultimi anni.

 

In Italia ultimamente si è sviluppato un trend un po’ particolare, secondo il quale basta salire su un palco con vestiti sgargianti per sentirsi ‘rock’. Questa particolare ‘moda’ di alcuni musicisti di fama nazionale scatena spesso attacchi di bile improvvisi nei rocker del nostro Paese, decisamente meno riconosciuti dei vari cantautori. I gruppi musicali italiani d’altronde sono sempre stati meno valutati rispetto ai cantanti solisti, questo perché il Paese del ‘Bel Canto’ ha mantenuto e continua a mantenere alti gli scudi nei confronti dei generi moderni, a meno che non si conformino alle necessità del grande pubblico. Ben poche band e cantanti rock sono riusciti ad ottenere il consenso a livello nazionale: i Litfiba, Vasco Rossi, Ligabue sono solo alcuni nomi di una scena estremamente variegata che purtroppo fa ancora fatica a uscire dall’underground. Non a caso quando si devono valutare le più belle canzoni italiane, quelle di stampo prettamente rock vengono relegate in fondo alla classifica.

Il mercato discografico italiano offre d’altronde offre ben pochi spunti e ultimamente per quanto riguarda i generi alternativi sta dando più spazio al rap e al trap, generi musicali ‘giovani’ molto apprezzati dalle nuove generazioni. Questo però non vuol dire che il rock italiano non sia vivo, anzi il suo cuore continua a battere, con artisti di tutto rispetto in grado di creare ottimi brani. Vediamo quali sono quelli più ascoltati della musica italiana del momento. 

Verdena – Scegli Me (Un mondo che tu non vuoi)

I Verdena sono una band post rock che ha raggiunto uno status di culto, grazie ad un grande seguito di appassionati. Poco inclini ad apparire sotto i riflettori, sono tra i pochi gruppi rock ad essere riusciti a non snaturarsi, continuando il proprio percorso musicale senza cedere alle tentazioni e ai compromessi discografici. La recente apparizione del frontman Alberto Ferrari nell’ultima edizione di X-Factor ha fatto saltare i fan dalla sedia e indignato quelli decisamente più oltranzisti. Una band però va valutata prima di tutto per la musica e i Verdena sono tra i migliori in Italia, basta ascoltare la canzone Scegli Me (Un Mondo che tu non vuoi) per rendersi conto del loro incredibile talento. 

 

Il Teatro degli Orrori – Io Cerco Te

Il Teatro degli Orrori è una band di grande spessore che da anni porta avanti il suo punk, tra sonorità crust e noise miste alle melodie ricercate. Io Cerco Te è probabilmente una delle vette più alte della loro produzione, dove riff granitici e caustici di chitarra con il suono tipico della Fender Stratocaster si alternano a linea di basso che trasportano l’ascoltatore, mentre il frontman Pierpaolo Capovilla cattura con la sua voce sobria e un testo ispirato. Magari non sono tra i gruppi musicali italiani più conosciuti, ma vale davvero la pena dargli una chance.

Ministri – Comunque

I Ministri sono un gruppo rock italiano (da non confondere con la band alternative metal statunitense Ministry) che in qualche modo ricordano i Foo Fighters del leggendario Dave Grohl. Melodici e allo stesso tempo energici, i Ministri catturano con le loro composizioni personali che spesso sfociano nel punk. Nella loro discografia figurano anche lavori più sperimentali, non proprio riuscitissimi, infatti sono canzoni bellissime come Comunque il loro punto di forza. 

 

Maneskin – Vent’anni

I Maneskin si sono fatti conoscere grazie alla trasmissione X-Factor dove hanno mostrato il loro talento per il rock più movimentato, spesso contaminato dal funk e dal reggae. Il brano Vent’anni arriva come un fulmine a ciel sereno, mostrando a tutti che i Maneskin sanno anche comporre del sano rock carico di emozioni. La struttura tipica di una ballad si apre al ritornello carico di pathos, notevole anche il bridge con l’ottimo assolo di chitarra, una vera rarità ormai nella musica italiana. Il carismatico frontman Damiano canta benissimo come sempre, con la sua voce graffiante e a tratti caustica, in un testo molto sentito che mette in campo i timori dell’adolescenza. Probabilmente una delle canzoni italiane più emozionanti degli ultimi anni. 

Little Pieces of Marmelade – One Cup of Happiness

In questa edizione di X-Factor Manuel Agnelli si è fatto in quattro per portare avanti i suoi gruppi rock alternativi. D’altronde il rock, come il metal e il punk è un genere ancora molto giovane, per questo ci sono molti talenti da scoprire. I Little Pieces of Marmelade sono un gruppo musicale italiano atipico che si potrebbe quasi considerare una specie di ‘miracolo’, un duo chitarra\batteria capace di convincere con composizioni moderne e dirette, senza alcun tipo di orpello elettronico. Puro rock\punk con chitarra dal suono aggressivo da tritacarne elettrico e dalle ritmiche incalzanti, dotato anche di un groove notevole. Il loro singolo One Cup of Happiness è una boccata d’aria fresca nel panorama italiano. 

 

Melancholia – Leon

Sempre da X-Factor arrivano tre ragazzi di Perugia che propongono un brano tra il post-rock e l’elettronica. Leon è un’esplosione di suoni, un crescendo incredibile portato avanti dal groove delle tastiere, dagli arpeggi di chitarra e dalla voce incredibile della cantante. Giovanissimi e incredibilmente maturi nelle loro composizioni che non hanno nulla da invidiare ai gruppi rock italiani più navigati, i Melancholia possono dare molto alla musica italiana, sperando che vengano presi in considerazione dai discografici. 

Ligabue – La ragazza dei tuoi sogni

Sebbene Ligabue tende un po’ a ripetersi a livello compositivo, non si può negare che le sue canzoni riescono comunque a catturare. La parte strumentale finisce direttamente in secondo piano rispetto alla voce caratteristica del rocker emiliano e ai testi sempre ben scritti. La ragazza dei tuoi sogni è un po’ un ritorno alle origini, una rock ballad ben scritta senza troppi fronzoli, con una produzione stellare che contorna il tutto. Una delle canzoni recenti italiane più belle, eseguita da un veterano del genere. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 27.04.24

 

I grandi classici Disney sono da sempre caratterizzati da una colonna sonora coinvolgente e curata, capace di comunicare al pubblico i vari stati emotivi dei protagonisti. 

 

Quando si parla dei film targati Disney spesso si pensa ai classici che hanno saputo catturare l’attenzione di ben tre generazioni. Sebbene i film animati siano passati dalle due alle tre dimensioni, non hanno certo perso il loro fascino, basta pensare al grande successo di Frozen e Frozen 2, pellicole altamente spettacolari caratterizzate da una storia avvincente e personaggi carismatici. I film Disney però non sarebbero lo stesso senza le canzoni parte della colonna sonora che riescono a entrare nel cuore degli spettatori adulti e divertire i bambini. 

Sebbene le composizioni siano dirette e di facile ascolto, in realtà dietro le canzoni dei cartoni animati Disney c’è un attento lavoro dei musicisti, così come una direzione precisa degli attori che prestano la voce ai protagonisti animati, spesso scelti anche per le loro abilità canore. Spesso sono le ‘ballate’ le più memorabili, basta pensare a brani come Il Mondo è Mio dello spettacolare Aladdin e a tutte le canzoni dolci delle principesse o canzoni sulla famiglia capaci di scaldare gli animi. 

In ogni film Disney però ci sono anche belle canzoni caratterizzate da un ritmo più incalzante che spesso vengono interpretate dai personaggi più simpatici o magari dal cattivo di turno. Vediamo quali sono le canzoni Disney più allegre che possono dare la carica in momenti della giornata dove c’è bisogno di una scossa. 

Hakuna Matata – Il Re Leone

La colonna sonora del Re Leone è probabilmente una delle più conosciute di tutta la filmografia Disney. Nonostante la presenza delle tracce scritte da Elton John come Can You Feel The Love Tonight, probabilmente il brano più apprezzato dell’intera pellicola è Hakuna Matata. Timon e Pumbaa d’altronde sono due personaggi di grande simpatia, per questo Hakuna Matata rientra tra le canzoni più divertenti dei cartoni animati. Il ritmo tipico della musica reggae si mischia a strumenti tribali, sui quali la mangusta e il facocero insegnano al giovane Simba la spensieratezza della vita. La filosofia dietro il brano ricorda ‘Lo Stretto Indispensabile’ del simpatico Baloo del ben più datato (ma sempre bellissimo) Libro della Giungla. 

 

Aspettando una nuova vita – Rapunzel

Le canzoni di Rapunzel colpiscono per il loro ritmo coinvolgente e la simpatia, una su tutte Aspettando una nuova vita, cantata dalla principessa intrappolata nella torre. Un brano che in qualche modo rispecchia i tempi moderni, visto che fondamentalmente il testo parla di come passare il tempo quando ci si trova in quarantena forzata. Un brano che i più piccoli possono imparare e suonare con la loro chitarra per bambini in quanto caratterizzato da accordi abbastanza semplici.  

Un amico come me – Aladdin

Questa canzone è una delle più belle di tutta la cinematografia Disney. Un vero spettacolo visivo per gli occhi e un’interpretazione fantastica da parte del grande Gigi Proietti che con la sua voce cambia registro in ogni battuta. Magari non è facilissima da imparare, ma una volta preso il ritmo non si toglierà più dalla testa e fa davvero venire voglia di avere un genio per amico. 

 

La canzone di Gaston – La Bella e la Bestia

Gaston è uno dei cattivi più minacciosi di tutta la cinematografia Disney in quanto rappresenta la violenza dell’ignoranza, contrapposto alla intelligente e colta Belle e ovviamente alla sensibile Bestia. Questo però non toglie che il villano in questione abbia dei momenti comici davvero notevoli, spesso causati dal suo fido aiutante LeTont. Dopo il rifiuto da parte di Belle, un alquanto depresso Gaston viene ringalluzzito proprio da una canzone del piccoletto che ne tesse le lodi. Un brano ‘da locanda’ che alterna la voce di LeTont e Gaston con il coretto di villici, caratterizzato da un testo divertente che parla di Gaston come un ‘superuomo’, elencandone qualità che ovviamente per lo spettatore non sono altro che difetti. 

Voglio esser come te – Libro della Giungla

Le produzioni Disney degli anni 60 e 70 sono abbastanza diverse da quelle moderne, in quanto sono interpretazioni di alcuni miti e leggende. Basta pensare ai due fantastici film Robin Hood e La Spada nella Roccia, pellicole di grande comicità animata con canzoni bellissime. Una particolarmente memorabile è Voglio esser come te, cantata dall’orango Re Luigi per convincere il piccolo Mowgli a svelargli il segreto del fuoco, in modo che possa diventare come gli umani. Una canzone Disney atipica, in quanto basata sul ritmo jazz e sul tipico ‘scat’, ovvero l’imitazione canora di strumenti musicali come il sassofono e il piano. Divertente e coinvolgente, da ballare con tutta la famiglia e con gli amici, memorabile tra l’altro il momento del cartone nel quale Baloo e Bagheera provano a salvare Mowgli, con l’orso che non riesce a resistere al ritmo e si fa scoprire. 

 

In fondo al Mar – La sirenetta

Una canzone sull’amicizia per bambini molto simpatica, interpretata da Sebastian, il granchio consigliere della corte di Re Tritone. La Sirenetta è un cartone animato caratterizzato da toni chiaroscuri, con una leggerissima parte ‘horror’ creata grazie ad Ursula, uno dei cattivi più terrificanti e crudeli dell’intera cinematografia disneyana.

In Fondo al Mar è un brano dal gusto caraibico nel quale Sebastian prova a convincere Ariel a rimanere con la sua gente, in quanto in superficie la vita è molto più dura rispetto a quella ‘in fondo al mare’. Un ottimo modo per far imparare i nomi dei pesci ai bambini grazie al ‘break’ simile ad una filastrocca. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 27.04.24

 

I “fab four” sono un gruppo ormai entrato nella leggenda che continua ad appassionare le vecchie e le nuove generazioni con le loro canzoni immortali.

 

I Beatles sono stati per molti versi rivoluzionari e non solo per quanto riguarda la musica. Preso il rock and blues proveniente dagli Stati Uniti, il gruppo di Liverpool lo fece proprio adattandolo con uno stile che ancora oggi è assolutamente unico. Discografia immensa, brani che ancora oggi suonano in radio e nei giradischi degli appassionati, esoterismo, magia e tanto altro caratterizzano una delle band più famose della storia. 

I nomi dei Beatles sono entrati ormai nella leggenda, specialmente John Lennon e Paul McCartney, quest’ultimo protagonista anche di diverse indiscrezioni sulla sua presunta morte. I fan sfegatati dei Beatles d’altronde hanno molto materiale su cui discutere, dalla presenza dell’occultista Aleister Crowley nella copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band al simbolismo (spesso esasperato dai fan) di quella di Abbey Road. 

Dettagli a parte sulla band e sulla vita personale dei singoli musicisti, se si volesse fare una classifica dei migliori brani dei The Beatles sarebbe davvero difficile, vista la loro produzione musicale sconfinata. Resta il fatto che il quartetto di Liverpool ha influenzato e continua ad influenzare tantissimi musicisti che traggono ispirazione dai brani più famosi e dai dischi più belli. Vediamo quali sono le canzoni dei Beatles più conosciute, quelle che probabilmente avrete ascoltato almeno una volta nella vita. 

Heltah Skeltah

Brano che ha ispirato innumerevoli band hard rock, metal e addirittura un duetto rap di New York chiamato proprio Heltah Skeltah, questo pezzo ricorda un po’ i ‘colleghi’ Rolling Stones. L’incedere della batteria di Ringo Starr, pesante e carico di groove accompagna l’incedere delle chitarre distorte fino al ritornello iconico che in seguito ispirerà band come Led Zeppelin e Black Sabbath. Un brano che evidenzia l’incredibile versatilità della band, capace di comporre brani di grande effetto in stili diversi. 

 

Hey Jude

Una delle canzoni d’amore dei Beatles per eccellenza dei Beatles, Hey Jude cantata da Paul McCartney è probabilmente il brano più iconico del gruppo di Liverpool. Progressione di accordi delicata, cori tipici del rock inglese e stacchi di pianoforte d’effetto portano al famosissimo ritornello. Un brano da antologia che ha fatto commuovere intere generazioni, ma che allo stesso tempo ha una carica ottimista. Il testo infatti esorta all’amore e non tirarsi indietro davanti ai sentimenti. Un grande crescendo porta infine alla parte cantata da tutta la band, quel ‘na-na-na-na’ entrato nella storia.

I wanna hold your hand

Torniamo al tempo dei televisori in bianco e nero, quando i Beatles cominciavano ad apparire nei programmi televisivi anche fuori dal Regno Unito. I wanna hold your hand infatti consentì al quartetto di approdare negli Stati Uniti. Brano tipicamente rock, probabilmente non proprio uno dei migliori a livello compositivo, ma che comunque riuscì a far ottenere alla band il meritato successo oltreoceano diventando una delle canzoni più famose dei Beatles.

 

All you need is love

Classica ballad in stile Beatles che come molti brani di grande successo della band, non rientra tra quelli più ‘brillanti’. Resta il fatto che All you need is love fu trasmessa in diretta in più di trenta paesi, sotto forma di performance live dei Beatles che catturano praticamente mezzo pianeta. Testo e brano molto diretti contribuirono a dare forma alla canzone ‘pop’ che da lì in poi avrebbe cominciato a farsi strada nella musica contemporanea. 

Eleanor Rigby

Molti ‘detrattori’ dei Beatles spesso si limitano a giudicare le cosiddette ‘love song’ che per forza di cose mostrano l’anima più pop della band. In realtà la formazione di Liverpool dà il meglio quando ha a che fare con tematiche più profonde, come ad esempio la solitudine. Lo dimostra il brano Eleanor Rigby, creato con una sezione di archi davvero spettacolari, senza alcun tipo di strumento elettrico o batteria. Uscita nel 1966, Eleanor Rigby era sperimentale all’epoca e probabilmente lo è ancora, un brano toccante di pura genialità. 

 

Hello Goodbye

Se Eleanor Rigby rappresenta uno degli apici più alti delle ‘sperimentazioni’ dei Beatles, Hello Goodbye ci mostra nuovamente il volto più ‘commerciale’ della band. Semplice come un panchetto da pesca, il brano è caratterizzato da una composizione scanzonata, con un ritmo coinvolgente e un testo che più diretto di così non si può. Ovviamente proprio per la sua semplicità il brano fu una hit sia in Gran Bretagna sia negli Stati Uniti.  

 

Yesterday

Tra le canzoni più famose dei Beatles, Yesterday è molto amata specialmente dai chitarristi alle prime armi, in quanto è un ottimo brano per studiare gli accordi e migliorare tecnicamente. Nel corso degli anni è stato rimaneggiato da altri musicisti che hanno creato versioni più complesse, come anche quelle più semplici che possono suonare anche i più piccoli con una chitarra per bambini. Una delle canzoni più malinconiche della band, caratterizzata da un testo davvero memorabile che contiene una delle frasi dei Beatles più conosciute: ‘Yesterday, all my troubles seemed so far away’. 

Yellow Submarine

Poteva mancare uno dei brani più iconici della storia del pop? Certo che no! Yellow Submarine è un brano particolare: da una parte sembra quasi un’allegra canzone marinaresca, ma il cantato malinconico fa da contrasto agli accordi della chitarra e al testo scanzonato. Colpisce la voce di Ringo Starr che in questo caso sostituisce Lennon e McCartney al microfono, in quanto i due avevano scritto questa canzone proprio per lui. Visto il testo particolare, alcuni critici accusarono la canzone di inneggiare all’uso di droghe. E non finisce qui, infatti dopo l’incredibile successo del brano, John Lennon ebbe la fantastica idea di affermare che i Beatles ormai erano diventati più ‘famosi di Gesù Cristo’. Negli Stati Uniti però il suo humor inglese non fu proprio ben accolto e l’artista dovette scusarsi pubblicamente. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 27.04.24

 

In Italia c’è sempre stato un grande interesse verso la musica prodotta all’estero, soprattutto quella proveniente da Stati Uniti e Regno Unito. Vediamo quali sono i cantanti più apprezzati.

 

Nonostante la musica italiana abbia e continua ad avere un folto numero di artisti, la ricerca di nuova musica dall’estero è sempre stata prerogativa di tutti gli appassionati. I talenti provenienti da Stati Uniti e Regno Unito continuano ad influenzare le produzioni italiane e ovviamente a conquistare le stazioni radio, così come le playlist di Spotify. Il fascino per i cantanti stranieri deriva spesso dal fatto che la lingua inglese si adatta molto di più alla metrica della musica moderna, risultando più musicale. 

A questo si aggiunge ovviamente una tradizione con profonde radici nel rock e nel blues, d’altronde sono stati proprio Stati Uniti e Gran Bretagna a rivoluzionare il mondo della musica generando i diversi generi moderni come il metal, il funk, il rap e infine il nuovo fenomeno della trap. Vediamo quali sono i cantanti famosi più amati in Italia che con la loro musica hanno influenzato gli artisti del nostro paese.

Billie Eilish

Sensazione pop degli ultimi anni, Billie Eilish è una cantautrice giovanissima che ha catturato l’attenzione dei giovani appassionati di musica grazie al suo stile musicale leggero, capace di evocare emozioni e descrivere il disagio dell’adolescenza. Il sound delle sue produzioni tra l’R&B e il pop cattura con note leggere capaci di creare atmosfere quasi oniriche. Una delle migliori cantanti femmine del momento e che ha davanti una carriera davvero promettente. 

 

Kendrick Lamar 

Molti amanti del rap della vecchia scuola non amano molto le produzioni moderne, ma Kendrick Lamar in qualche modo è riuscito a mettere tutti d’accordo. L’artista di Compton vanta una discografia di grande impatto, costruita su produzioni di alto livello e il suo flow unico, spesso diviso tra il rap, la trap e l’R&B. Con una marcata vena pop, Kendrick Lamar riesce a dimostrarsi sensibile e duro allo stesso tempo, caratteristica che ha influenzato molti rapper e trapper italiani. 

Bruno Mars

Il funk è un genere spesso sottovalutato, relegato alle vecchie glorie del passato come James Brown, i Parliament, gli Chic e i Tower of Power. Ci pensa Bruno Mars a riportare l’energia del funk nella musica moderna, dirompendo sulla scena con la sua unione di stili tra artisti famosi come Michael Jackson e il sopra citato James Brown. Bruno Mars canta, balla e produce canzoni movimentate e altre pop. I suoi video sono già entrati nella leggenda, così come le sue incredibili esibizioni dal vivo. Sul palco chitarre Fender Stratocaster con ritmiche sincopate, basso e batteria di gran groove e ovviamente la voce trascinante di Bruno Mars, un vero animale da palcoscenico.

 

Ed Sheeran 

Tra i cantanti inglesi più apprezzati e influenti bisogna necessariamente nominare il talentuoso Ed Sheeran, autore dell’ormai arcinota Shape of You. Nuovo giovane re del pop, Sheeran ha una notevole capacità compositiva per le ballate che lo ha portato al successo. Su Youtube i suoi video sono tra i più cliccati, al punto da sorpassare un miliardo di visualizzazioni, cosa più rara di quanto si pensi. Anche su Spotify è presente in ogni classifica pop, così come nelle playlist di tutti gli appassionati. Sheeran colpisce per con il suo look trasandato e formale che abbatte le concezioni del musicista ‘macho’ a tutti i costi, proprio per questo cattura e convince. 

 

Lady Gaga 

I cantanti americani si sono fatti strada nel pop grazie a produzioni discografiche a dir poco titaniche e ovviamente ai live spettacolari. Lady Gaga ha preso l’eredità lasciata da Madonna e l’ha trasportata nella musica moderna. Molti critici la considerano l’ultima grande Diva, capace di infiammare il pubblico grazie a delle esibizioni dal vivo incredibili e le sue tracce tra il pop e la dance esplosiva. Lady Gaga è approdata anche sul grande schermo, con ottimi risultati grazie alla sua interpretazione nel remake di A Star is Born con Bradley Cooper. Nonostante ormai sia nella scena da molti anni, Lady Gaga continua a dominare le classifiche, confermandosi una delle cantanti pop più influenti del decennio.

Taylor Swift

Taylor Swift ha scalato le classifiche superando molti cantanti famosi americani grazie al suo stile vocale unico tra il country e il pop. Oltre a cantare, Taylor Swift suona mandolino, banjo, ukulele, pianoforte e chitarra, tutti strumenti usati nelle sue produzioni che rimandano ai vasti paesaggi americani, senza però cedere troppo il fianco a influenze spiccatamente country che potrebbero alienare i giovani ascoltatori. Con l’album 1989 l’artista si distanzia dal suo genere di origine per sfociare nel pop, premiato ai Grammy Awards del 2016. 

 

Sting 

Gordon Matthew Thomas Sumner è uno dei cantanti inglesi più famosi al mondo e sebbene ormai non sia più giovanissimo, continua ad appassionare i fan di vecchia data e i giovani interessati alla sua musica. Musicista versatile dotato di grande voce e talento compositivo, prima di passare ad una ottima carriera solista ha scosso il mondo del rock\pop con Andy Summers e Stewart Copeland nella formazione The Police. 

Kanye West

La nuova scuola del rap italiano deve molto a Kanye West, diventato ormai uno dei cantanti stranieri maschi più famosi al mondo. Parte della sua fama è dovuta anche al suo ‘personaggio’ capace di suscitare diverse antipatie sia tra il jetset sia tra il pubblico. Il matrimonio con Kim Kardashian, idee politiche e magliette di gruppi metal sono solo alcune tra le varie particolarità di West, un cantante che o si ama o si odia, ma del quale è impossibile negare la popolarità. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 27.04.24

 

Il grunge ormai sembra un ricordo del passato, eppure ha ancora una certa valenza nel mondo della musica rock. 

 

Gli anni ‘90 segnarono una svolta per il rock sia a livello musicale sia culturale. Negli anni ‘80 il genere musicale si era distinto per la sua frenesia musicale e per la stravaganza dei musicisti che in puro stile glamour calcavano i palchi con borchie, vestiti di pelle, trucco e capelli lunghi. La musica synth e il glam rock furono presto raggiunti dall’heavy metal che già alla fine degli anni ‘70 aveva spopolato nel Regno Unito, ma che negli anni ‘80 arrivò anche negli States e ispirò band fondamentali per il genere come Metallica, Slayer, Testament e Megadeth, capostipiti del thrash metal. 

Negli anni ‘90 però l’anima ribelle e ‘estrema’ del rock cambiò pelle, passando dall’eccesso visivo e musicale a qualcosa di più intimo. Il metal rimanendo una musica di nicchia continuò ad evolversi per la sua strada, ma i generi rock mainstream come il glam dei Motley Crue e dei Guns’n’Roses non avevano più lo stesso piglio sulle nuove generazioni. L’entusiasmo degli eccessi dovuto anche al boom economico aveva lasciato un vuoto da colmare, vuoto che venne riempito dalla nuova ondata del grunge. Non è proprio corretto definire il ‘grunge’ il genere dei Nirvana e delle altre band della scena di Seattle, più che altro si dovrebbe parlare di una corrente. 

 

Kurt Cobain e i Nirvana

Quando si parla di grunge è impossibile non nominare i Nirvana e il loro carismatico frontman Kurt Cobain. Fino al momento della sua tragica morte, Kurt Cobain condusse la band a un successo incredibile che probabilmente fu anche la causa della sua depressione e del suicidio. La musica dei Nirvana è un rock caratterizzato da semplici linee di basso e progressioni di non più di due o tre accordi, con composizioni alternate tra brani di pura energia e altri riflessivi, tendenti alla malinconia. 

 

Piuttosto che rifarsi agli autori del glam rock e del metal dei decenni precedenti, il grunge dei Nirvana si ispira ad artisti come Neil Young e alla corrente folk americana, modernizzando il suono con distorsioni elevate. Sul lato tecnico i Nirvana si dimostrano poco precisi, tranne per il batterista Dave Grohl, che in seguito ha costruito una fortunatissima carriera con i suoi Foo Fighters. 

La tecnica musicale carente viene riempita dalla carismatica voce di Kurt Cobain, una sorta di grido spezzato di una generazione persa e smarrita che vive nell’ombra. La Seattle piovosa, le camicie di flanella e le espressioni vuote della gioventù vengono colte in pieno dai Nirvana e messe in musica. Dopo i leggendari Bleach, Nevermind, In Utero e l’unplugged di MTV, i Nirvana chiusero i battenti con il suicidio di Kurt Cobain. 

 

Oltre la musica

Se si riguarda il bellissimo l’unplugged dei Nirvana ci si rende conto facilmente che Kurt Cobain non è affatto una rockstar, quanto più un ragazzo che ha avuto un successo inaspettato con la sua musica, scritta non tanto per scatenarsi sul palco e mettersi in mostra, quanto per esprimere il suo disagio. La chitarra di Kurt Cobain è una diretta estensione non tanto del suo corpo, come per i chitarristi più virtuosi, quanto della sua anima. Dall’aspetto semplice e spesso trasandato, Cobain aveva una fragilità che non si era mai vista nel mondo della musica, ben lontana dal ‘machismo’ del glam e dallo spirito selvaggio e a volte goliardico del metal. 

 

La sua vita fu tutt’altro che facile, il successo fu difficile da gestire e il suo rapporto con l’eroina non lo aiutò a superare i momenti più duri. La moglie di Kurt Cobain, Courtney Love aveva militato in diverse band prima di fondare gli Hole, gruppo rock alternativo di buon successo. Anche lei dipendente dalla droga fu di poco supporto per il cantante, i due inoltre furono oppressi dalla stampa e dalla critica, avvolti nei gossip intorno alla nascita della loro figlia e sulla loro vita privata. Dopo il decesso di Kurt Cobain i Nirvana rilasciarono degli album postumi, ma in breve tempo si sciolsero. 

 

Gli altri gruppi del filone

I Nirvana non sono stati l’unico gruppo della corrente grunge ad avere successo, infatti vale la pena ricordare gli Alice In Chains, i Soundgarden e i Pearl Jam. Gli Alice In Chains si sono distinti per la loro anima più ‘metal’, dai suoni duri e cupi con influenze tra il blues e i Black Sabbath. Tecnicamente preparati, capitanati dall’ottimo chitarrista Jerry Cantrell e dal cantante Layne Staley, gli Alice In Chains sono ancora in attività. Anche Layne Staley si suicidò dopo aver affrontato un periodo di depressione dovuto alle droghe e alla perdita della sua compagna. 

I Soundgarden si sono fatti strada con il loro hard rock dalle influenze stoner, caratterizzato da ritmi serrati e dalla voce inconfondibile di Chris Cornell, potente e allo stesso tempo melodica. Cornell in seguito ha formato gli Audioslave con i componenti dei Rage Against The Machine, riuscendo a ottenere anche un buon successo da solista. Cornell si toglie la vita nel 2017, in modo del tutto inaspettato e improvviso, sebbene comunque soffrisse di depressione e avesse avuto un lungo periodo di dipendenza dalla droga. 

 

L’unico gruppo grunge a rimanere attivo con la formazione quasi inalterata (a parte alcuni cambi di batterista) sono i Pearl Jam, band capace di creare un rock a tratti sperimentale, con forti influenze folk e suoni di chitarra tra il moderno e il vintage tipici della Fender Stratocaster e Telecaster. La voce avvolgente di Eddie Vedder appassiona ancora tantissimi fan, la band ha vissuto un secondo periodo di successo anche grazie ai dischi solisti del cantante ed è incredibile pensare che l’energico frontman sia l’unico cantante del filone grunge ancora in vita.

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 27.04.24

 

Cantautore molto amato e che si è distinto per i testi profondi, la sua voce sincera e la descrizione delle difficoltà del meridione. Scopriamo di più su Rino Gaetano.

 

Rino Gaetano è un cantautore che solo negli ultimi vent’anni è stato rivalutato, specialmente dalle nuove generazioni che ne hanno saputo apprezzare i testi e la voce. Probabilmente di questi tempi dove spesso le canzoni hanno testi ‘corretti’ e assolutamente in linea con le esigenze dei discografici, Rino Gaetano sarebbe stato comunque collocato tra i musicisti di ‘nicchia’ del paese. 

D’altronde già negli anni ‘70 le canzoni di Rino Gaetano indispettivano personaggi dello spettacolo, dello sport e della politica con i testi provocatori e decisamente espliciti, dove venivano fatti nomi e cognomi dei bersagli del cantautore. Il brano Nuntereggae più è un chiaro esempio della sua satira. Leggendaria la sua esecuzione del brano davanti a Maurizio Costanzo e Susanna Agnelli, due dei ‘nomi’ presenti nel testo. 

 

Gli esordi

Nato a Crotone, Salvatore Antonio Gaetano si trovò a Roma all’età di dieci anni con tutta la famiglia per motivi di lavoro dei genitori. Proprio a Roma durante la giovinezza comincia il suo percorso musicale, suonando diversi strumenti tra i quali il basso in una cover band messa su con gli amici per suonare canzoni di artisti italiani e internazionali. Fu la sorella di Rino Gaetano, Anna Gaetano, ad attribuirgli il diminutivo che divenne in seguito il suo nome d’arte. La sua carriera però ha una svolta con la frequentazione del locale romano Folkstudio, punto di incontro tra numerosi artisti della capitale tra i quali anche Antonello Venditti e Francesco De Gregori con i quali Gaetano strinse amicizia. 

Il suo primo successo arriva dopo anni, diviso tra musica e un lavoro in Banca trovato dopo il diploma in ragioneria. Il brano intitolato I Love You Maryanna, prodotto con la collaborazione di Venditti, mette subito in chiaro la forte ironia del giovane Gaetano. Il testo infatti è un chiaro riferimento alla marijuana, non a caso il cantautore decide di pubblicarlo sotto uno pseudonimo. Questa decisione fu presa anche per la poca fiducia di Gaetano nelle sue stesse capacità canore. 

In effetti è difficile definire Rino Gaetano un vero cantante, lui stesso preferiva la definizione di autore, in quanto non era affatto un virtuoso della voce. Il suo tono rauco e spesso irriverente sapeva coinvolgere e si adattava perfettamente ai testi divertenti, ma che contenevano sempre un sottofondo satirico. 

 

I brani impegnati: il significato di mio fratello è figlio unico

Dopo l’esordio, il cantautore calabrese comincia a incidere le sue canzoni più famose. I brani di Rino Gaetano iniziano a diventare sempre più impegnati a livello sociale, parlando del meridione e della evidente difficoltà degli italiani di quelle regioni. Gaetano però evitava i classici stereotipi commoventi e in un certo senso ‘comodi’ per l’ascoltatore settentrionale, ma descriveva in modo quasi fotografico le esperienze di vita dei suoi compaesani. I suoi testi lo hanno reso molto popolare nelle generazioni successive e furono quasi un inno per gli studenti e i lavoratori fuori sede costretti a partire dal sud per farsi una vita nella capitale o nelle ricche città del nord. 

Nel brano mio fratello è figlio unico Rino Gaetano vuole cantare l’emarginazione dei meno fortunati come i barboni, i drogati e gli alcolisti che alla fine sono esseri umani come noi. La canzone è sia una sorta di triste inno alla solitudine che tutti viviamo, sia una critica alla società che ignora completamente i bisognosi e dove bastano due o tre scelte sbagliate per venire dimenticati. Mio fratello è figlio unico dà il titolo al disco del 1976, dove Gaetano esplora nuovi orizzonti sonori con strumenti etnici popolari come il sitar e il banjo

Le canzoni di successo

Le canzoni ad avere più successo durante la sua vita furono sicuramente Gianna e Il cielo è sempre più blu. Gianna di Rino Gaetano viene ancora inserita nelle playlist delle feste di adulti e ragazzi, un inno all’amore con un testo che come sempre nasconde qualcosa di dissacrante, presentato però sempre in maniera divertente. Il brano fu presentato da Rino Gaetano a Sanremo, classificandosi al terzo posto e presentando al grande pubblico la figura scanzonata del cantautore. 

Il Cielo è sempre più blu è probabilmente il brano più iconico del cantautore, tra l’altro uno dei suoi singoli di maggior successo. Nonostante il titolo e il ritmo coinvolgente, la canzone ha un testo abbastanza malinconico fa una sorta di lista di immagini inutili, stereotipi poco edificanti e contrasti. Tra le altre canzoni di successo ricordiamo A mano a mano con Cocciante.

 

La morte di Rino Gaetano

ll cantautore calabrese non la mandava veramente a dire a nessuno, cosa che lo ha reso molto amato specialmente dai giovani delle nuove generazioni. Proprio la condanna al sistema e ai potenti hanno destato molti dubbi e sospetti sul decesso di Rino Gaetano, per alcuni architettato dalla massoneria italiana. Si sa solo che l’autore è morto in seguito alle ferite riportate dopo un incidente frontale con un camion in autostrada. Resta il fatto che la musica italiana ha perso un suo grande interprete quando ancora aveva moltissimo da dare. 

Il film 

Il film su Rino Gaetano è stato prodotto dalla Rai, con l’attore Claudio Santamaria nei panni del cantautore. La pellicola è stata centro di polemiche e accuse da parte della sorella di Gaetano che lo riteneva poco fedele alla vita dell’artista. Antonello Venditti si lasciò andare a una dichiarazione poco felice, secondo la quale Gaetano faceva uso di cocaina, subito riformulata dopo una querela da parte di Anna Gaetano. Si sa comunque che i biopic sugli artisti sono sempre un po’ distanti dalla realtà, quindi il modo migliore per conoscere Rino Gaetano è attraverso la sua musica sincera e i suoi testi. 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 27.04.24

 

Sebbene molti giovani italiani si cimentino nella trap e nel rap, ci sono degli artisti che preferiscono esprimersi in altre forme musicali. Vediamo quali sono i nuovi cantautori italiani che vale la pena tenere d’occhio. 

 

La musica italiana ultimamente è un po’ in crisi d’identità: da una parte continua imperterrita a promuovere la classica canzone d’amore struggente, nel tipico stampo di Sanremo, mentre dall’altra prova timidamente ad evolversi cercando di seguire le mode del momento.

D’altronde bisogna considerare che il panorama discografico professionale del Bel Paese non regge certo il confronto con quello di altre nazioni Europee e ovviamente non è che un lumicino se paragonato a quello inglese o statunitense. Ciononostante, in Italia abbiamo artisti davvero validi che spesso però non riescono a farsi notare, a volte perché provano strade alternative con generi considerati ‘di nicchia’, a volte semplicemente perché non hanno avuto molta fortuna. 

La musica in streaming e i video su Youtube, possono aiutare gli artisti italiani e cantanti emergenti, ma al momento per ottenere il successo ‘mediatico’ a livello nazionale bisogna ancora passare in televisione o in radio. Viviamo un periodo di transizione dove internet, più libero e a volte un po’ caotico, si oppone ad una televisione sempre più stantia e fatta di schemi a volte un filo ‘antichi’. 

La maggior parte dei nuovi musicisti italiani si cimentano nella trap, o magari nel nuovo ‘indie’ pop, generi che ultimamente si stanno inserendo anche nei contesti televisivi più seguiti come il festival di Sanremo e i talent show. Non mancano comunque cantanti italiani giovani che hanno preferito seguire altre strade e che stanno ottenendo un buon successo. Vediamo quali sono i più seguiti. 

Andrea Laszlo De Simone

Una delle giovani promesse della musica italiana che però ancora non gode della fama di tanti cantanti italiani famosi, forse proprio per la sua proposta decisamente alternativa. De Simone si ispira a Battiato e ai Radiohead per creare una musica fresca e soprattutto sentita, con testi mai banali che si rifanno alla tradizione italiana. Molto particolare la voce, spesso registrata con un effetto in stile radiolina che la rende ancora più evocativa e ‘lontana’. Anche concettualmente, l’artista è avanti anni luce rispetto ad alcuni colleghi, basta pensare al disco ‘Immensità’ composto da una singola traccia di quasi mezz’ora. 

 

N.A.I.P

Geniale acronimo di Nessun Artista In Particolare, Michelangelo Mercuri è un cantautore italiano che si è fatto conoscere grazie all’ultima edizione di X-Factor, ma che già si era fatto un nome con il suo gruppo metal\hardcore Dissidio. Le canzoni di N.A.I.P sono assolutamente folli, sfruttano effetti sonori e alterazioni della voce per creare un effetto di straniamento nell’ascoltatore, quasi come se fosse uno scioccante dipinto di arte moderna. Questo però non deve trarre in inganno, N.A.I.P. è un compositore molto intelligente e capace, anche nella stesura dei testi che disarticolano le sicurezze e a volte si fanno beffe dell’intera situazione musicale (Attenti al Loop è un esempio calzante). La sua fortuna\sfortuna è stato partecipare ad un X-Factor durante il Covid, cosa che ovviamente non ha poi permesso a lui e ad altri giovani talenti di promuoversi correttamente, visto il divieto assoluto di organizzare concerti ed eventi. 

Lucio Corsi

Lucio Corsi sembra venire dal passato, più specificamente dagli anni 60 e 70. Il suo look il ‘flower power’ ricorda anche un po’ David Bowie e lo rende inconfondibile.  L’autore comunque non lo adotta solo per ‘scena’. Infatti la sua musica si sposa benissimo con la sua personalità, un rock-pop che ricorda i Beatles e lo stesso Bowie, così come i nostri Battisti e Battiato. I brani come Freccia Bianca e Cosa Faremo da Grandi non solo mettono in mostra le sue ottime abilità cantautoriali e compositive, dove la chitarra torna di nuovo protagonista. I testi di Lucio Corsi sono ispirati e mai banali, così come le canzoni molto particolari, specialmente per il panorama italiano. Difficile trovare un altro brano moderno di un cantautore italiano che si chiude con un lungo assolo di chitarra, come Freccia Bianca. Bellissimi anche i suoi video, semplici, ma efficaci.

 

Giancane

Tra i giovani cantautori romani occorre nominare Giancarlo Barbati, in arte Giancane. Musicista che ama unire il punk rock con altri generi come il rap e il folk. Decisamente dissacrante come ogni artista punk dovrebbe essere, i testi di Giancane sono sia divertenti, sia sarcastici e non fanno prigionieri. La canzone Buon Compleanno Gesù non è proprio un brano da Sanremo, mentre il pezzo Ipocondria colpisce con il suo ritmo incalzante e la strofa rap di Rancore che arriva improvvisamente. Il video di quest’ultimo è stato realizzato con i disegni di Zerocalcare, che in qualche modo esprimono concetti di disagio e ansia molto simili ai testi di Giancane. Un artista veramente fenomenale, forse l’erede di Freak Antoni degli Skiantos a livello concettuale, ma non adatto a chi ama la musica ‘rose e fiori’. Magari nei suoi pezzi non troverete le finezze della chitarra jazz, ma se cercate un artista diretto e ‘scomodo’, allora Giancane farà proprio al caso vostro.

Iosonouncane

Giancane non è l’unico segugio della nuova scena del cantautorato italiano. Jacopo Incani conosciuto come Iosonouncane è uno dei cantanti del momento, molto apprezzato per le sue capacità canore e compositive. Il suo stile ricorda molto quello di Lucio Dalla, sia per lo stile della voce, sia per i testi, sebbene ci sia comunque molta personalità, maturata attraverso una carriera musicale abbastanza proficua. Il disco DIE può essere considerato un vero e proprio capolavoro della musica underground italiana, chissà se un giorno la politica culturale e artistica del nostro Paese permetterà mai a simili opere di venire a galla senza snaturare l’anima degli artisti.