Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Venite allo scoperta di alcuni dei sassofonisti più influenti della storia: i grandi maestri del sax sono concentrati in questo articolo.

 

Se state spulciando tra i sassofoni venduti online, forse è perché siete rimasti folgorati da un grande sassofonista del passato, lontano o recente oppure da qualcuno ancora in piena attività. Magari, invece, vi state appena avvicinando a questo strumento e vorreste alcune dritte su qualche musicista da scoprire. Qualunque siano le vostre motivazioni vogliamo presentarvi alcuni sassofonisti meritevoli della vostra (e nostra attenzione). Chiaramente questo è quello che in statistica si chiamerebbe campione non rappresentativo perché 10 è un numero esiguo ma non preoccupatevi perché la qualità è comunque tanta.

Coleman Hawkins

Cominciamo con Coleman Hawkins perché è unanimemente riconosciuto come il padre del sassofono jazz. Molti ritengono che si debba a lui l’identificazione del sassofono con il jazz. Nato il 21 novembre del 1904 a St Joseph, trascorse la gioventù tra Chicago e Topeka. Si diplomò in musica e iniziò la sua carriera di musicista in Kansas per poi stabilirsi a New York dove ebbe l’occasione di frequentare Louis Armstrong. La sua versione di Body and Soul è ritenuto un classico assoluto della musica jazz.

 

 

Lester Young

Lester Young può essere considerato come l’antagonista di Coleman Hawkins. Di Young è esaltato il suo stile molto personale ed è stato fonte d’ispirazione per quei jazzisti che successivamente hanno dato vita a due rami del jazz: il cool jazz e il bebop. Classe 1909, passò l’infanzia a New Orleans, patria della musica nera; già a dieci anni entrò a far parte dell’orchestra del padre che di professione faceva l’operaio ma il suo primo strumento non fu il sassofono bensì la batteria.

 

Stan Getz

Stan Getz è stato uno degli esponenti di spicco della scena cool jazz in fatto di sassofonisti. La sua carriera di musicista professionista iniziò molto presto, quando aveva 16, con il trombettista Jack Teagarden. Seguirono altre importanti collaborazioni con l’orchestra di Stan Kenton e Benny Goodman. Il periodo più prolifico della sua carriera è senza dubbio quello tra il 1955 e il 1961 durante il quale pubblica nove lavori discografici adorati da critica e pubblico. Seguì un periodo non fortunatissimo al quale Stan Getz provò a reagire cimentandosi con la bossa nova.

 

sassofonisti famosi, sassofonisti jazz

Breve descrizione di dieci sassofonisti che hanno fatto la storia

 

Charlie Parker

Charlie Parker oltre a essere stato un grande sassofonista jazz dalla tecnica sopraffina, ha il merito di essere stato uno dei padri del Bebop.

Dopo essersi stabilito nella “Grande Mela” nel 1947, lui che già aveva alle spalle una buona carriera, cominciò a collaborare con gli artisti più influenti della della scena newyorkese. Parker, come molti altri jazzisti della sua epoca, ebbe problemi di droga, faceva uso di eroina e sebbene la causa ufficiale del decesso fu la polmonite, in tanti ritengono che  a ucciderlo fu una overdose. La droga e gli altri eccessi segnarono talmente la sua vita che il medico legale aveva stimato la sua età in circa 53 anni. Quando Charlie Parker morì, invece, ne aveva soltanto 34.

 

Pregio
Difetto
Conclusione
Offerte

 

John Coltrane

John Coltrane merita di stare nell’Olimpo dei sassofonisti visto che fu anche un innovatore. A lui, infatti, si deve la tecnica Sheets of Sound. Gli assoli che eseguiva si caratterizzavano per lunghezza e velocità; era come se le note che uscivano dal suo sax si fondessero tra loro. Pur essendo un virtuoso, sapeva bene (a differenza di altri) che la tecnica doveva stare al servizio della musica e non viceversa.

Sonny Rollins

In campo Hard Bop il vecchio Sonny Rollins ha ben pochi rivali. Il suo approccio è aggressivo e innovativo. L’educazione musicale è sempre stato un caposaldo per tutta la sua famiglia tanto è vero che non solo lui ha studiato musica ma anche i fratelli e le sorelle. Un simile contesto ha favorito non poco questo straordinario sassofonista e compositore. Nato nel 1930, sul finire degli anni ‘40 era già considerato una celebrità.

 

Michael Brecker

Tra i sassofonisti venuti fuori negli anni ‘80 Michael Brecker è stato tra i migliori, se non il migliore di quel periodo. Originario di Philadelphia, pur avendo solide basi jazz e una passione innegabile per Coltrane, Brecker non disprezzava la musica pop, rock e le sperimentazioni; ad esempio negli anni 90 si dedicò all’uso dell’Electronic Wind Instrument che può essere considerato come un sax soprano elettronico con il quale si possono usare suoni campionati. Insomma, non si può dire che fosse un integralista del jazz. La leucemia se lo portò via a 57 anni.

 

Wayne Shorter

Figlio di un grande appassionato di musica jazz, seppur come semplice ascoltatore, ben presto Wayne Shorter familiarizza con questo genere musicale. È cresciuto ascoltando musicisti come Lester Young, Coleman Hawkins e Charlie Parker ma in lui, almeno durante la prima parte della sua carriera, è Coltrane l’influenza più evidente. Dall’ingombrante ombra si libera successivamente sviluppando uno stile più personale pur sempre facendo tesoro dei maestri della sua giovinezza.

 

Gerry Mulligan

Newyorkese DOC, classe 1927, Gerry Mulligan è stato tra i fondatori della corrente cool jazz. Sebbene il suo strumento principale sia il sax baritono, fin da giovane si è cimentato con diversi strumenti. La sua abilità si rispecchia anche nelle tantissime collaborazioni con la maggior parte dei grandi musicisti del suo tempo. Aveva un legame particolare con l’Italia e in particolare Milano dove visse e dove trovo moglie. Le sue apparizioni al Capolinea, storico locale jazz del capoluogo lombardo, erano tutt’altro che sporadiche e spesso jammava con i musicisti presenti al club.

 

 

Phil Woods

Formatosi con Lennie Tristano e presso la Juilliard School dove ha conseguito il diploma in clarinetto (non c’era una classe di sassofono), diventò celebre grazie alla sua partecipazione con l’orchestra di Dizzy Gillespie. Da lì in poi seguono svariate collaborazioni e progetti vari, anche in Europa.

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Cosa c’è da sapere prima di decidere di suonare il sassofono? La guida di un insegnante è fondamentale? Meglio lezioni individuali o collettive? Ne parliamo qui.

 

Vi piace il suono del sassofono e vi piacerebbe imparare a suonarlo, tuttavia non siete certi di esserne in grado. Avete tanti dubbi sulle possibili difficoltà e problemi vai nei quali potreste incorrere. Un buon sassofono, poi, non costa poco e sarebbe uno spreco di denaro se alla fine restasse a prendere polvere. Insomma, queste e altre motivazioni vi frenano un po’. È comprensibile. Oltretutto, serve un maestro? Se ne può fare a meno? Comprare un metodo e studiare da autodidatta è possibile? Con il nostro articolo cercheremo di risolvere quanto è più possibile i vostri dubbi al fine di aiutarvi a capire se siete davvero convinti di imparare a suonare il sax oppure no.

 

Insegnante sì oppure no

Probabilmente la risposta alla domanda se è un bene affidarsi a un insegnante la conoscete già. Sapete, infatti, che non c’è niente di meglio per imparare a suonare un qualsiasi strumento. Che poi si tratti di seguire lezioni individuali oppure frequentare una scuola è una questione da valutare anche in base alle specifiche esigenze. Resta il fatto che avere una valida guida è importante, soprattutto se si vuole studiare seriamente lo strumento e magari diventare un musicista degno di essere definito tale, quindi con abilità tecnica e profonda conoscenza della teoria musicale. 

Ok, vi siete convinti. Volete un insegnante, ottima scelta. Qui sorgono altri problemi, volendo mettere da parte la questione economica che pur non è di poco conto, bisogna innanzitutto trovare un buon insegnante, cosa meno semplice di quanto sembri e possibilmente nelle vicinanze di casa. Ecco, magari prima di comprare il sassofono, informatevi sulla disponibilità di insegnanti in zona o comunque presente in un certo numero di km che siete disposti a fare pur di inseguire la vostra passione. Una volta trovato l’insegnante giusto per voi, chiedetegli consigli sullo strumento da comprare, la sua esperienza sarà fondamentale nell’evitarvi un acquisto sbagliato.

 

 

Quale sassofono

Non essendoci un solo tipo di sassofono, è necessario sceglierne uno, almeno per cominciare. Le possibili soluzioni sono il soprano, il sassofono alto, tenore e baritono. Le caratteristiche fisiche giocano un ruolo nella scelta del sassofono. Ad esempio se tenore e il baritono sono scomodi da suonare per persone che hanno una corporatura esile o magari le mani piccole. Il sassofono soprano non deve ingannare per le sue dimensioni più piccole perché più degli altri richiede esercitare una maggior pressione durante la fase di emissione dell’aria.

 

L’ancia

Il fatto che quando comprate un sassofono (ecco i migliori modelli) questo sia completo di ancia, non significa che questa vada bene, anzi, nella maggior parte dei casi va cambiata. Per capirlo, però, il giovane studente deve poter fare un confronto con altre ance di differente gradazione: si comincia con quella più morbida e si procede con le più dure. La durezza è indicata da un numero che va da 1,5 in su. 

Il principiante non dovrebbe avere a disposizione tutte le ance comprese tra la durezza minima che è appunto di 1,5 e la numero 3. Per evitare spese eccessive conviene comprare quelle sfuse anche se non tutte le marche le vendono in questo formato. Per esempio Vandoren impacchetta singolarmente le ance, evitando così di comprare un pacco da 10.

 

 

La questione dell’età

Quando si tratta di imparae a  suonare uno strumento si pone sempre la questione dell’età: sono troppo vecchio per imparare? Mio figlio è troppo piccolo per il sassofono? Se escludiamo i limiti fisici che ad esempio potrebbe avere un bimbo troppo piccolo, è nostra convinzione che l’età, in nessun caso, costituisca un ostacolo. 

È chiaro che imparare seriamente a suonare uno strumento richieda tanto studio, quindi per diventare musicisti è opportuno iniziare da giovanissimi per non dire piccoli. Insomma, iniziare a quarant’anni, non esclude la possibilità che nel giro di 20 anni diventerete grandissimi sassofonisti, peccato che per allora avrete 60 anni, un po’ tardi per una carriera musicale di alto livello. Ma affrontiamo la faccenda dei più piccoli che soprattutto per uno strumento un po’ ingombrante come il sassofono, impone un attimo di riflessione ai genitori. È chiaro che un bimbo di 6 o 7 anni non può reggere un sassofono baritono ma può comunque iniziare con un sax soprano curvo.

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Non è facile scegliere quando a disposizione ci sono centinaia di opere e brani eseguibili con il flauto. Adesso però potete prendere spunto dalla nostra selezione.

 

Un flautista che si rispetti deve avere un buon repertorio dal quale attingere in caso di esibizioni. Chiaramente, almeno agli inizi, questo sarà esiguo, limitato per numero di brano e autori ma è auspicabile che il repertorio diventi sempre più consistente con il passare del tempo. Capita spesso che uno o più brani possano sfuggire al flautista; è nostra intenzione, con questo articolo, suggerire alcune opere che a pieno titolo possono far parte di una selezione di pezzi sui quali esercitarsi ma soprattutto mettersi in mostra al cospetto degli ascoltatori. I brani che vi proporremo di qui a breve non sempre sono stati inizialmente pensati per il miglior flauto, tuttavia possono tranquillamente essere eseguiti con questo strumento.

 

1 – Rosamunde (Franz Schubert) 

Abbiamo scelto di cominciare con un brano del compositore austriaco Franz Schubert: Rosamunde. Questa è un dramma scritto da Helmina von Chézy famoso principalmente per la musica. Purtroppo per l’autrice la messa in scena del dramma non fu un successo; la prima fu il 20 dicembre del 1823, in quel di Vienna, presso il Theatre an der Wien. Vista la scarsa affluenza di pubblico ci fu una sola replica il giorno seguente. Il brano, per essere eseguito, richiede una buona preparazione di base.

 

2 – Sonate per flauto e clavicembalo (Johann Sebastian Bach)

Si tratta di sei composizioni ritenute essere opera di Johann Sebastian Bach. In merito alle loro origini non si sa molto. Ad esempio non è noto per quale occasione il musicista tedesco le compose e tantomeno si conosce l’anno. Vi diremo di più: non tutti i musicologi sono concordi della paternità di Bach per alcune di queste composizioni. In particolare vi proponiamo la Sonata in SI minore BWV 130 sulla quale non c’è alcun dubbio: è certamente opera di Bach come conferma l’esistenza dello spartito autografato dal compositore. La sonata è la riproposizione di una precedente composizione inizialmente scritta per oboe e basso continuo.

 

 

3 – Il volo del calabrone (Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov)

Il volo del calabrone è un brano celebre e richiede una certa dose di virtuosismo. Si tratta del terzo episodio de La Favola dello zar Saltan, un‘opera composta tra il 1899 e il 1900 da Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov. Ad accompagnare la composizione c’è anche un testo ma questo nella maggior parte dei casi è omesso. È opportuno precisare che questo brano non ha un titolo ma viene identificato come Il volo del calabrone per la scena che accompagna, ovvero, quando il protagonista viene trasformato in un insetto.

 

4 – Concerto per flauto e orchestra n.1 in sol maggiore K 313 (Wolfgang A. Mozart)

Il concerto fu scritto da Wolfgang A. Mozart durante i primi mesi del 1778. La composizione del musicista austriaco esalta le caratteristiche foniche del flauto che è sostenuto dall’orchestra. Questa, dunque, non gioca un mero ruolo di accompagnamento. L’opera fu realizzata su commissione di De Jean, un musicologo olandese appassionato di flauto.

 

5 – 12 fantasie per flauto solo (Georg Philipp Telemann)

Telemann pubblicò l’opera ad Amburgo tra il 1732 e il 1733. La struttura è ordinata per tonalità. Da notare la progressione (quasi) continua da La maggiore a Sol minore. Sono state volutamente evitate le tonalità più complicate per il flauto a una chiave. È interessante sottolineare come le dodici fantasie siano le sole composizioni risalenti al periodo barocco a comprendere pezzi che erano ritenuti impossibili per un flauto a una chiave che è uno strumento monofonico. A tale scopo Telemann si servì di una serie di espedienti.

 

6 – Concerto n°2 in Sol maggiore (François Devienne)

Non poteva mancare una composizione del compositore e flautista François Devienne. Il nome tradisce le sue origini francesi. Fu allievo di Felix Rault. Proveniente da Joinville, il suo nome ben presto divenne celebre a Parigi dove diede prova delle sue abilità di flautista ma eccelleva anche con il fagotto. In generale le sue composizioni sono parecchio note tra chi si dedica allo studio del flauto ma non al cosiddetto “grande pubblico”. Ad ogni modo François Devienne è considerato gran maestro e assolutamente non può mancare nel repertorio di quanti suonano il flauto.

 

7 – Concerto in Sol maggiore op 29 (Carl Stamitz) 

Esponente del classicismo, Stamitz era un violinista e compositore tedesco, anche se di origine ceca. Figlio del violinista Johann Stamitz ricevette fin da piccolo una educazione musicale. Se il padre fu il suo primo maestro, dopo la morte fu guidato da Christian Cannabich e Franz Xaver Richter. Stamitz scrisse diversi concerti per orchestra e strumenti solisti. Il concerto in Sol maggiore op 29 è un chiaro esempio.

 

8 – Concerto in Re maggiore (Franz Anton Hoffmeister)

Compositore austriaco dalla indubbia abilità fu allievo di Johann Georg Albrechtsberger, noto per essere stato il maestro di un altro genio della musica come Beethoven. Scrisse sessanta concerti, tra le altre opere. Di questi concerti, venticinque erano per flauto: abbiamo estratto Concerto in Re maggiore.

 

 

9 – Serenata op. 41 per flauto e pianoforte (Ludwig van Beethoven)

Questa serenata del celebre Beethoven è ritenuto un brano da eseguirsi all’aria aperta. L’opera è in sette movimenti, adatta per piacevoli ricorrenze e festeggiamenti, è caratterizzata da una semplicità di scrittura ed eleganza melodica.

 

10 – Concerto in Mi minore (Saverio Mercadante)

Concludiamo la selezione tributando un compositore italiano, Saverio Mercadante. Scrisse tantissime opere ma abbiamo pensato di proporre ai flautisti una in particolare: il Concerto in Mi minore.

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Il flauto ha saputo ricavarsi il suo spazio nella musica rock, soprattutto in ambito prog: andiamo alla scoperta di Jethro Tull e altre band che ne hanno fatto uso.

 

Contrariamente a quanti molti pensano, il rock nelle sue svariate ramificazioni è un genere musicale aperto alle contaminazioni e non di rado si utilizzano strumenti che potrebbero essere ritenuti quantomeno inusuali. Al fianco della formazione classica che prevede voce, chitarra, batteria e basso, ci può essere spazio anche per i migliori flauti. Non ci credete? Stiamo inventando tutto? Vi dimostreremo che non è così. Di seguito trovate una selezione di brani dove il flauto è presente: in alcuni casi ricopre un ruolo marginale mentre in altri la sua presenza si fa sentire, eccome.

 

Locomotive Breath (Jethro Tull)

Quando si parla di musica rock e flauto è impossibile non citare i Jethro Tull di Ian Anderson, carismatico vocalist nonché flautista. Abbiamo scelto Locomotive Breath, brano tratto da quello che probabilmente è riconosciuto come il disco di maggior successo: Aqualung. L’importanza di Locomotive Breath è tale da avere l’onore di chiudere i live set della band. Si tratta di un brano che i fan adorano.

 

My God (Jethro Tull)

Sempre sul fondamentale Aqualung troviamo My God, un pezzo caratterizzato da vari cambi di ritmo. La canzone è tra quelle più note e, neanche a dirlo, amate dai fan. Grande risalto è dato al flauto con un assolo centrale.

 

 

Ruby Tuesday (Rolling Stones)

Quando nel 1967 i Rolling Stones pubblicarono per il mercato statunitense Between the Buttons, inserirono la track Ruby Tuesday. Qui il flauto è lasciato un po’ sullo sfondo ma è comunque presente e ben distinguibile.

 

Stairway to Heaven (Led Zeppelin)

Come non citare la fantastica Stairway to Heaven dei Led Zeppelin? Il brano fa parte dell’album Led Zeppelin IV del 1971. È opinione diffusa che questo sia uno dei brani più belli della storia del rock e noi siamo d’accordo con quanti la pensano così. Il flauto dolce si sente fin da subito, in studio fu suonato dal bassista John Paul Jones.

 

Inis Mona (Eluveitie)

Nel 2008 gli Svizzeri Eluveitie pubblicarono l’album Slania che comprende uno dei brani più famosi della folk metal band: Inis Mona. Non si tratta dell’unico pezzo dove si può ascoltare il flauto ma lo abbiamo scelto appunto perché tra i più noti. Oltretutto gli Eluveitie impiegano anche altri strumenti particolari come gaita, cornamuse, mandolino, ghironda ecc.

 

Dancing With the Moonlit Knight (Genesis)

Nel 1973 i Genesis diedero alle stampe Selling England by the Pound, uno dei dischi di maggior successo della band guidata da Peter Gabriel e Phil Collins. È il primo a suonare il flauto. Dal disco abbiamo scelto la canzone Dancing with the moonlit che, nonostante i suoi 8 minuti di durata, non è neanche la più lunga del disco.

 

I Talk to the Wind (King Crimson)

Ian McDonald interviene con il flauto nella ballad I Talk To The Wind, pezzo presente su In the Court of King Crimson del 1969. Il disco è ritenuto tra i migliori lavori usciti in ambito prog rock ed è un must per tutti i fan del genere. Secondo la critica questo album va ben oltre i confini della musica rock in quanto pesca dal jazz dalla classica.

 

Rainmaker (Traffic)

Un’altra band che fa uso del flauto nella sua musica sono i Traffic, prog band rock proveniente da Birmingham, città che ha regalato al mondo non poche band di fama mondiale, soprattutto in ambito rock. Abbiamo scelto Rainmaker tratta dal quinto studio album The Low Spark of High Heeled Boys del 1971.

 

 

John Barleycorn (Traffic)

Sempre dei Traffic abbiamo scelto la canzone John Barleycorn tratta dal disco John Barleycorn Must Die. L’album vide la luce nel 1970 ed è un perfetto connubio tra folk, jazz e rock. La band pare mettere da parte la componente progressive per dare maggior corposità al sound. Ma c’è anche un’altra possibile spiegazione. Inizialmente doveva essere l’album solista di Steve Winwood che probabilmente voleva anche tracciare una linea di demarcazione con quanto fatto con i Traffic prima della momentanea separazione.

 

La carrozza di Hans (P.F.M.)

Crediamo nessuno possa smentirci se diciamo che la P.F.M. sia stata la migliore prog rock band italiana, stimata anche all’estero. La carrozza di Hans è tratta dal debut album Storia di un minuto, pubblicato nel 1971, disco sul quale c’è anche la più famosa Impressioni di settembre.

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Erroneamente ritenuto uno strumento ad esclusivo uso e consumo dei principianti, il flauto dolce richiede una buona preparazione per essere suonato ad alti livelli, tuttavia i rudimenti sono di facile apprendimento.

 

Vogliamo affrontare un argomento che riguarda moltissimi dei nostri lettori. Perché diciamo ciò? Ricordate le lezioni di musica alle scuole medie? La parte pratica, ovvero, l’imparare a suonare uno strumento prevedeva due possibili scelte: la diamonica o il flauto dolce. Quest’ultimo era quello più popolare, è quasi come se gli insegnanti spingessero per il flauto discriminando la diamonica. Ma perché il percorso didattico di educazione musicale prevedeva proprio il flauto?

Tra le ragioni c’è che è uno strumento adatto ai principianti: fin dal primo approccio, senza particolari difficoltà, si riesce a produrre un suono accettabile. Il flauto dolce non richiede particolare manutenzione, è facile da portare con sé e va benissimo anche per le mani piccole dei bambini. Insomma, sembra avere proprio tutte le caratteristiche per essere studiato a scuola, oltretutto senza comportare una spesa significativa per le famiglie poiché se ne trovano di economicissimi acquistabili anche presso cartolerie e altri esercizi che vendono articoli per la scuola. Poi è chiaro che i flauti che hanno un suono migliore costano di più.

 

Anche per professionisti?

Quanto detto fino ad ora non deve far incorrere in errore il lettore. Se da un lato il flauto dolce è utilissimo per imparare le basi della musica in modo relativamente semplice è altrettanto vero che per suonarlo con perizia e professionalmente è necessario un lungo studio volto all’approfondimento della teoria musicale e al padroneggiamento della tecnica di respirazione e dell’articolazione.

 

 

 

Tra legno e resina

Principalmente il flauto dolce può essere di legno oppure di resina sintetica. Un artigiano specializzato è in grado di realizzare ottimi flauti di legno. Il suono dipende dall’abilità del liutaio e dal legno. Due legni molto usati, ad esempio, sono l’acero e il pero che conferiscono allo strumento un suono pieno e morbido. Un buon suono lo si può ricavare anche dai flauti di resina ma questi sono più adatti ai bambini e agli studenti al loro primo flauto e con un budget ridotto.

 

La posizione

Come va tenuto il flauto dolce? Questo va mantenuto con le due mani, le braccia sono piegate. Le dita si muovono al fine di tappare con i polpastrelli i fori. Le dita delle mano sinistra chiudono i tre fori superiori e quello della parte posteriore mentre le dita della mano destra chiudono i restanti fori della parte inferiore. Le labbra si appoggiano sul becco per poi soffiare.  

È importante dosare la forza del soffio onde evitare di ottenere un suono stridulo. Fate in modo che il flusso d’aria sia continuo e leggero. 

 

La riproduzione delle note

C’è più di un modo per produrre le note; vediamo il più semplice di tutti. Con il flauto si possono suonare le seguenti note che sono Si, La, Sol, Fa, Mi, Re basso e alto, Do basso e alto. Per ottenere il Si, bisogna chiudere il primo foro mentre chiudendo il secondo si ottiene il La. Per il Sol si chiude il terzo foro. Se si chiude il quarto foro si ha la nota Fa. Chiudendo sesto o settimo foro si ottengono le note Re basso e Do basso. Per suonare il Mi si chiude il quinto foro. 

In aggiunta, per riprodurre le note sopra indicate, bisogna chiudere sempre il foro posteriore. Ma abbiamo detto che si possono suonare anche il Do e il Re alto. Nel primo caso si chiude il secondo foro mentre nel secondo si chiude esclusivamente il foro posteriore.

 

 

 

La diteggiatura barocca o tedesca

Se avete deciso di comprare un esemplare di questo strumento non dovete limitarvi a scegliere il flauto più venduto
(i migliori modelli), dovete valutare anche il tipo di diteggiatura. Questa può essere tedesca o barocca. Per i principianti è preferibile un flauto con diteggiatura tedesca poiché più semplice. Tuttavia per tutti quei brani che presentano dei passaggi cromatici di una certa complessità serve un flauto con diteggiatura barocca. Ma come si distingue un flauto con diteggiatura tedesca da una barocca? Il flauto con diteggiatura tedesca ha il quinto foro più piccolo mentre in quello barocco è il quarto foro a essere più piccolo.

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Quali sono i brani più noti eseguiti con il flauto di pan? Rispondiamo a questa domanda e vi presentiamo i musicisti più interessanti e abili con questo strumento.

 

Se i migliori flauti di pan vi incuriosiscono, forse avete deciso di scoprire quali sono i brani più famosi eseguiti con questo strumento. Magari vi piacerebbe realizzare una compilation da regalare a una persona a voi cara e cercate qualche spunto, un’idea che possa aiutarvi a scegliere i brani più significativi o comunque meritevoli di ascolto. È ciò che abbiamo fatto per voi. Di seguito troverete una serie di pezzi che vi faranno sognare, emozionare o anche semplicemente rilassare. 

 

Lonely Shepherd

Quando abbiamo iniziato a ragionare con quale brano, ma soprattutto quale musicista aprire la nostra selezione, la scelta è caduta su Gheorghe Zamfir. Diciamo che non ci abbiamo messo neanche tanto a decidere, potremmo parlare di scelta obbligata vista l’importanza che ha il compositore rumeno per lo strumento in questione. Il successo di Zamfir è mondiale e vendere oltre 120 milioni di dischi non è da tutti, certamente un traguardo difficile per qualsiasi musicista che si cimenta con il flauto di pan. Dalla sua carriera lunga oltre 50 anni, abbiamo scelto la sua interpretazione di Lonely Shepherd.

 

 

El Condor Pasa

Un flautista che ha fatto una lunghissima strada, in tutti i sensi, è Leo Rojas. Ma spieghiamo un attimo quel “in tutti i sensi”. Si tratta di un flautista ecuadoregno che quando era ancora adolescente lasciò il suo Paese per cercare fortuna in Europa. Si guadagnava da vivere esibendosi come artista di strada. All’inizio racimolava solo poche monete ma via via il capannello di persone che si radunava intorno a lui era sempre più folto. Si fermò in Germania, Berlino per l’esattezza. Ebbe l’ardire di partecipare a un talent show molto popolare: “Das Supertalent”. Con non poca sorpresa da parte sua, lo vinse. La partecipazione a quel programma gli permise di pubblicare il suo primo disco: Spirit of the hawk. Di quel lavoro vi proponiamo El Condor Pasa, ma sentitevi liberi di pescare da tutta la tracklist.

 

Hallelujah

Hallelujah è un brano originariamente scritto da Leonard Cohen ed è tornato di voga subito dopo la morte del musicista canadese. Fu pubblicato nel 1984 sul disco Various Positions. Va da sé che la canzone è stata coverizzata tantissimo ma a noi interessa il flauto di pan e in questo caso vorremmo che vi soffermaste ad ascoltare la versione proposta da Edgar Muenala, stimato flautista che con la sua musica saprà conquistarvi fin dal primo ascolto.

 

The Sound of Silence

Un altro brano che ha dimostrato di essere perfetto per il flauto di pan è The Sound of Silence di Simon & Garfunkel. La canzone fu pubblicata nel ‘64 e gli amanti del flauto di pan di certo avranno piacere nell’ascoltare la versione degli Inka Gold, un duo ecuadoregno composto da Oscar Andrés Morales Vega e Pablo Santiago Morales Vega. Il primo suona il flauto, il secondo la chitarra e altri strumenti a corde. I due fratelli si sono esibiti giovanissimi in Europa raccogliendo consensi particolarmente in Germania e Belgio. Oggi la loro base operativa sono gli Stati Uniti d’America.

 

Princesa del Sol

Originario di Lima è Carlos Carty, un ottimo flautista conosciuto a livello internazionale. La sua passione per la musica andina è nota. Con il suo flauto di pan vi delizierà sulle note del brano Princesa del Sol, presente sul disco di debutto dal titolo Machupicchu o Segredo dos Incas. Si tratta di un disco che Carty registrò durante la sua permanenza in Brasile, come si può intuire dal titolo. Una lingua diversa dallo spagnolo che però non tradisce l’amore di Carlos Carty per le sue radici. 

 

Son of Ecuador

Questo brano è frutto della collaborazione tra Leo Rojas e la cantante tedesca Isgaard. Il brano fa parte dell’album Albatros del 2013. La collaborazione è prova della fama raggiunta da Leo Rojas in germania, anche grazie alla vittoria del talent cui abbiamo già fatto cenno. All’epoca la canzone riscosse un buon successo e pertanto ve ne suggeriamo l’ascolto, certi che non resterete delusi dalla scelta che abbiamo operato per voi. Ad ogni modo fateci sapere se abbiamo fatto centro, anche se siamo certi che dopo l’ascolto non solo diventerete fan di Leo Rojas ma anche di Isgaard.

 

Alturas

Si tratta di uno dei brani strumentali che gli Inti-Illimani hanno dedicato ad alcune località cilene. Tra l’altro Alturas è uno tra i più famosi nel nostro Paese perché utilizzato anche come sigla di una trasmissione radiofonica: L’altro suono. Inoltre parte del brano è stata riarrangiata da Daniele Silvestri per la sua canzone Il mio nemico. 

 

Per Un Pugno Di Dollari 

Uno tra i più celebri film di Sergio Leone vanta una colonna sonora epica, frutto della geniale arte di Ennio Morricone. All’interno dei vari brani non manca il flauto di pan che conferisce alla soundtrack un’atmosfera ancora più da western.

 

 

Dust In The Wind

La più celebre (e bella) canzone dei Kansas è datata 1978 e, da allora, è stata oggetto di numerose cover, tra cui una molto famosa firmata dagli Scorpions. Il brano è disponibile anche eseguito con il flauto di pan che ne esalta ulteriormente la bellezza.

 

Surf Riders

Si tratta di un brano composto dai The Lively Ones è diventato particolarmente famoso perché utilizzato da Quentin Tarantino in una delle sequenze del suo capolavoro: Pulp Fiction. Vi invitiamo a scoprire la versione suonata con il flauto di pan. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Suonare questa tipologia di flauto non è difficile, almeno a livello amatoriale, ma come tutti gli strumenti musicali, richiede impegno, dedizione e naturalmente tanta passione.

 

Molti tendono ad associare il flauto di pan al Perù ma si tratta di una associazione riduttiva e anche erronea dovuta probabilmente al fatto di ritenere i tratti somatici andini come una cosa esclusiva dei nativi peruviani, per intenderci quelli che affondano la loro discendenza nell’era precolombiana. Pertanto il primo equivoco da correggere è che il flauto di pan, è uno strumento tipico della tradizione musicale, non soltanto del Perù ma anche di paesi come l’Ecuador, la Bolivia e la Colombia. 

Il secondo equivoco da correggere è che questo strumento è caratteristico soltanto della musica popolare andina. In vero trova grande impiego anche nella musica popolare germanica. È diffuso, infatti, in Germania, Austria, Svizzera tedesca e Bolzano. Varianti dello strumento ci sono in Brianza, Romania, Cina e nelle Isole Salomone. Ma cosa c’entrano questi paesi con il dio Pan? Effettivamente le origini dello strumento risalgono all’antica Grecia. Secondo il mito, Pan usava il suono del flauto per irretire i viandanti.

 

Tipi di flauto di Pan

Per imparare a suonare il flauto di pan più venduto è il caso di conoscere qualcosa in più sullo strumento. Diciamo che dire “flauto di pan” significa essere generici. In realtà ce ne sono diversi tipi con nomi specifici a seconda del paese di origine. Cominciamo dalla Siringa che poi è lo strumento suonato dal dio Pan, dunque è la versione greca del flauto. 

La zampoña, invece, che è il tipico strumento dell’altopiano andino, dunque è comune non solo in Perù ma anche Bolivia, Chile, Ecuador, Colombia e Argentina. La zampoña è spesso presente nella musica folk di questi Paesi. 

La antara è uno strumento vecchio di almeno 2000 anni ed è tipico della cultura musicale Nasca e Paracas, popoli precolombiani. Il siku si caratterizza e distingue dagli altri flauti di Pan per avere due fila di tubi. È uno strumento tipico del Perù. Abbiamo detto di come il flauto di pan sia presente anche in Cina. In questo caso si parla di Paixao.

 

 

La struttura del flauto di pan

Per essere suonato uno strumento va conosciuto a fondo, anche la sua struttura. Cominciamo dai materiali più comunemente impiegati per la realizzazione del flauto di pan che sono: il bambù e il legno d’acero (sono i legni più comuni). Chiaramente con la scoperta di nuovi materiali si è trovato il modo di impiegarli anche per il flauto, in particolare plastica  e metallo. Il flauto di pan ha le canne disposte verticalmente e in sequenza, dalla più lunga alla più corta.

Generalmente vengono unite per mezzo di corde e cera. Sono quattro le forme più comuni: quella detta a zattera, il flauto ricavato da un unico pezzo di legno, quello con le canne disposte su due file e quello a fascio.

 

L’emissione del suono

Eccoci qua, finalmente siamo arrivati al nocciolo del nostro articolo, ovvero, come suonare il flauto di pan (ecco i migliori modelli). Premettiamo che sebbene sia uno strumento dalla struttura semplice, non significa che suonarlo non comporti delle difficoltà. Poi è chiaro che dipende da quanto in alto si mette l’asticella. Dovete sapere che ci sono dei veri virtuosi dello strumento, musicisti che hanno studiato a fondo il flauto. 

Facciamo un nome su tutti: Gheorghe Zamfir che come si intuisce non è peruviano e tantomeno andino. È un musicista romeno ritenuto tra i più grandi maestri dello strumento. Torniamo a noi. Dicevamo dell’emissione del suono: le labbra devono essere chiuse parzialmente, va lasciato soltanto lo spiraglio necessario a far passare l’aria. È importante controllare la velocità dell’aria insufflata perché questa determina l’intonazione. In particolare, più si va verso i registri acuti e più velocemente deve circolare all’interno dei tubi.

 

 

Pulizia e cura dello strumento

Già che ci siamo, è bene imparare a prendersi la necessaria cura dello strumento, dunque la sua pulizia e preservazione. La pulizia va fatta con una certa periodicità. Il flauto va pulito all’esterno ma soprattutto all’interno. A tale scopo esistono degli appositi kit composti da aste ricoperte di microfibra e olio di vaselina.

Per quanto riguarda la preservazione dello strumento, cercate di tenere il flauto in una buona custodia  al riparo dall’umidità. A tale scopo, prima di riporre lo strumento, accertatevi che sia asciutto, in altre parole rimuovete eventuali tracce di saliva che potrebbero essersi accumulate all’interno delle canne.

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Abbiamo selezionato una serie di brani e filastrocche di facile esecuzione con l’armonica: qualsiasi principiante sarà in grado di suonare questi pezzi.

 

Se siete appena agli inizi con l’armonica avete bisogno di una serie di brani semplici da eseguire, pezzi in linea con la vostra preparazione che, inevitabilmente, è da principiante ma anche canzoni divertenti da suonare e che possano spingervi ad andare avanti a coltivare la vostra passione. La selezione potrebbe non essere poi così semplice ma di questo non dovete assolutamente preoccuparvi perché abbiamo raccolto una serie di suggerimenti che crediamo potranno incontrare i vostri gusti (magari non in toto) e soprattutto coerenti con le vostre capacità tecniche. Prendete nota e poi tirate fuori la migliore armonica così da cominciare subito a suonare.

 

Oh! Susanna

Apriamo la nostra lista di brani con uno che è tanto semplice quanto famoso. Chi non ha mai ascoltato almeno una volta in vita sua Oh! Susanna? È una canzone amata soprattutto dai bambini ma molti ignorano l’autore. Il brano fu composto da Stephen Foster nel lontano 1848. Il brano è nella top 100 delle western song di tutti i tempi ma va detto che ricorda molto la polka, un genere che era giunto da poco negli Stati Uniti. È nostra opinione che questo sia uno di quei brani particolarmente adatti per essere suonati con l’armonica ed essendo di facile esecuzione, va bene per i principianti.

 

 

Nella vecchia fattoria

Ancor più semplice è la filastrocca Nella vecchia fattoria. Il pezzo fu pubblicato nel 1949 da Quartetto Cetra ma è un adattamento del brano Old MacDonald Had a Farm. La filastrocca si caratterizza per la linea melodica molto semplice. Suonare Nella vecchia fattoria servendosi dell’armonica è una cosa piuttosto agevole, oltretutto il pezzo è facilissimo da memorizzare.

 

Blowin’ in the wind

Vi sembra tutto fin troppo facile? Allora alziamo un po’ il tiro o, se preferite, l’asticella. Che ne dite di cimentarvi con Blowin’ in the wind? Si tratta di una canzone che Bob Dylan scrisse nel 1962 e che trovò posto sulla tracklist di The Freewheelin’ Bob Dylan, pubblicato nel 1963. Il brano ha una importanza storica per la musica davvero notevole ma non la suggeriamo solo per questo motivo, anche perché non è troppo difficile da suonare.

 

Hey Jude

Un altro brano perfetto per essere suonato con l’armonica è senza ombra di dubbio Hey Jude. La canzone fu scritta da Paul McCartney anche se tra i credits risulta anche John Lennon. Ma non è questa la cosa importante. Il pezzo lo trovate sul disco The Beatles, conosciuto anche come il White Album. Si tratta di una canzone di grande successo, conosciuta in tutto il mondo, non dovreste avere particolari difficoltà nell’imparare a suonarla con l’armonica.

 

L’isola che non c’è

Non ci sembrava proprio il caso di escludere Edoardo Bennato da una lista di brani da suonare con l’armonica; dopotutto il musicista partenopeo ne ha sempre una in tasca. Abbiamo scelto per voi la canzone L’isola che non c’è, uno dei suoi pezzi più famosi.

 

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State imparando a suonare l’armonica? Provate a eseguire uno di questi facili brani

 

Lambada

Un pezzo abbastanza semplice da eseguire con l’armonica è la Lambada, brano pubblicato dai Kaoma nel 1989 e presente sul disco Worldbeat. All’epoca divenne il classico tormentone estivo, non c’era angolo del pianeta dove non si sentisse echeggiare. È opportuno segnalare che il pezzo è un adattamento di Llorando Se Fue del gruppo boliviano Los Kjarkas.

 

The Sound of Silence

È un brano per tutte le stagioni, buono per essere suonato con qualsiasi strumento o quasi; stiamo parlando di The Sound of Silence del duo Simon & Garfunkel, uno dei pezzi più noti della musica degli anni ‘60. La struttura del brano è di grande semplicità e il pezzo sembra essere perfetto per essere eseguito con l’armonica. Vi consigliamo di inserirla nel vostro repertorio perchè non mancherà qualcuno che ve la richiederà, vista la sua fama.

 

Despacito

Mancanza di tormentoni nel vostro repertorio? Che ne dite di aggiungere Despacito? Si tratta di una canzone cantata da Luis Fonsi che per l’occasione ha collaborato con Daddy Yankee. Il brano è un mix tra reggaeton il pop latino. Il pezzo è orecchiabile, di facile memorizzazione e ancor più semplice l’esecuzione. Vi basterà pochissimo tempo per impararlo.

 

 

Ai se eu te pego

Molto prima di Despacito c’era Ai se eu te pego, tormentone portato alla ribalta mondiale da Michel Telò. Il pezzo, infatti, è una cover di Sharon Acioly. C’è chi ritiene che parte dell’improvviso successo ottenuto dal singolo lo si debba al calciatore del Paris Saint Germain Neymar, il quale fu immortalato in un video mentre ballava negli spogliatoi sulle note della canzone.

 

Fra Martino Campanaro

Concludiamo con una filastrocca di grande semplicità adatta anche ai bambini, si tratta di Fra Martino Campanaro. La versione originale è francese me ne esistono tantissime in diverse lingue, vista la sua popolarità.

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Blues, rock o pop che sia, l’armonica riesce sempre a ritagliarsi il suo spazio: vi presentiamo una selezione di brani dove questo strumento gioca un ruolo fondamentale.

 

L’armonica è uno strumento piccolo in fin dei conti, eppure è stato reso grande da bravissimi musicisti che l’hanno suonata e in molti casi continuano a suonarla egregiamente. Dal blues al rock passando per il pop, l’armonica (i migliori modelli) più venduta ha saputo ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto. Ma non perdiamo altro tempo e andiamo alla scoperta di alcuni dei brani più famosi dove è possibile ascoltare l’armonica.

 

Mannish Boy

Parlare di brani musicali dove l’armonica ha un ruolo fondamentale significa necessariamente pescare nella tradizione blues. Abbiamo gettato l’amo in questo vasto mare fatto di note e abbiamo pescato Muddy Waters, praticamente il papà del blues di Chicago. Insomma, la pesca è stata subito fruttuosa. Il brano che abbiamo scelto sicuramente lo avrete ascoltato almeno una volta nella vostra vita, si tratta di Mannish boy. C’è una curiosità che vale la pena sottolineare. Quando Muddy Waters registrò il pezzo nel 1955 nella sua Chicago, l’armonica non fu suonata dal fido Little Walter in quanto era impegnato altrove, l’onore spettò a Junior Wells.

 

 

Snatch It Back and Hold It

Lo abbiamo citato e pertanto ci sembra giusto quantomeno dargli il meritato spazio presentandovi uno dei suoi brani. Di chi stiamo parlando? Di Junior Wells. Abbiamo scelto dal suo debut album Hood Man Blues dal 1965 il brano Snatch It Back and Hold It nel quale potete ammirare tutta la sua abilità tecnica nel suonare l’armonica.

 

Blowin’ in the wind

Bob Dylan suona spesso e volentieri l’armonica. Prendiamo ad esempio Blowin’ in the wind, canzone celebre del cantautore statunitense. La trovate sul disco The Freewheelin’ Bob Dylan, pubblicato nel ‘63. Da molti è ritenuto una delle migliori cose fatte da Dylan.

 

Cryin’

La passione e l’abilità di Steven Tyler con l’armonica è cosa nota e, sebbene questo strumento non possa dirsi una costante della musica degli Aerosmith, ha comunque trovato il suo spazio. Un esempio è la canzone Cryin, presente sull’album Get a Grip che la band diede alle stampe nel 1993. Il singolo fu un grandissimo successo e certamente diede un grosso contributo a trainare l’intero album.

 

brani famosi per imparare l'armonica

Li conoscete? Sono brani con intermezzi di armonica molto noti

 

Roadhouse Blues 

Pezzo iconico della musica rock che paga il suo tributo al Blues è Roadhouse Blues dei Doors. Il pezzo fa parte del disco Morrison Hotel, pubblicato nel 1970. I fan della band, e non solo, sono concordi nel riconoscere che questo sia uno dei migliori pezzi scritti dalla band di Jim Morrison. Vi sveliamo una curiosità: le parti di armonica furono registrate da John Sebastian, il frontman dei Lovin’ Spoonful  il quale appare tra i credit come G. Puglese.

 

Bad Obsession

Neanche i Guns N’ Roses sono stati indifferenti al fascino dell’armonica la quale troviamo presente sul brano Bad Obsession, canzone presente sul fortunatissimo album Use Your Illusion I. L’armonica sottolinea, in un certo senso, l’animo southern rock che pervade la canzone. Il risultato finale merita sicuramente l’ascolto da parte vostra.

 

L’Isola che non c’è

Ma i musicisti italiani suonano l’armonica oppure no? Beh, la risposta è sì, anche se forse quelli famosi non sono tanti. Di certo chi non ha bisogno di presentazioni è Edoardo Bennato che infila spesso e volentieri il suono dell’armonica nelle sue canzoni; è il caso, per esempio, del brano L’isola che non c’è.

 

 

Heart of Gold

Nel 1972 Neil Young, famoso cantautore canadese e fonte d’ispirazione per band come i Pearl Jam, pubblicò il disco Harvest. Tra i brani che compongono la tracklist c’è anche Heart of Gold, uno delle sue composizioni più note dove l’armonica trova grande spazio. La canzone, ne siamo certi, saprà conquistarvi soprattutto se vi piace il folk.

 

My babe

Bluesman eccezionale e formidabile armonicista era Little Walter che, come detto in apertura, ha avuto una proficua collaborazione con Muddy Waters. Escludere un personaggio del genere dalla nostra selezione sarebbe stato ingeneroso verso un musicista che ha dato un grandissimo contributo al blues.

La sua tecnica è stata rivoluzionaria, come si può capire anche ascoltando My babe. Qualcuno lo ha paragonato a Jimi Hendrix per il suo modo innovativo di suonare lo strumento. Crediamo che chi ami l’armonica ma soprattutto chi voglia imparare a suonarla non possa prescindere da questo artista. Per tale ragione l’abbiamo lasciato in ultimo, per chiudere in bellezza con un grande dell’armonica e della musica blues.

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Quali sono le difficoltà al primo approccio con l’armonica? È uno strumento difficile da suonare? Ve lo spieghiamo qui.

 

Quante volte vi sarà capitato di ascoltare il suono di un’armonica? È uno strumento che se ci pensate non gode di grande pubblicità, molti non lo ritengono “cool” come potrebbe esserlo una chitarra o la batteria e non la si associa al virtuosismo. Tuttavia se siete qui non la pensate in questo modo. Sapete che l’armonica è uno strumento di grande importanza, sa essere protagonista, pensiamo, ad esempio a quanto ha saputo dare al blues, ma non solo. 

Insomma, l’armonica è uno strumento piccolo ma nelle mani giuste sa farsi davvero grande e l’elenco di chi ha saputo incantare suonandola, è lungo. Facciamo qualche nome? Little Walter che è stato un vero innovatore dello strumento, Walter Horton o come lo chiamavano tutti, Big Walter e ancora James Cotton. Voi siete agli inizi, non sappiamo se sarete in  grado di arrivare ai livelli dei musicisti appena citati e di tantissimi altri, ma ve lo auguriamo. Ci vuole talento ma averlo non basta, bisogna coltivarlo, nutrirlo e per farlo serve tanto impegno e studio. 

Per cominciare, vi serve lo strumento, date un’occhiata alle armoniche vendute online. Nel frattempo vi introduciamo sul come suonare l’armonica. Sia chiaro, la nostra vuole essere una semplice infarinatura, giusto per capire come funzionano le cose e consentirvi di farvi una prima idea.

 

Le armoniche

È sbagliato parlare di armonica, è più giusto parlare di armoniche in quanto ne esistono di più tipi. Certo, si comincia con una ma è probabile che se vi appassionerete allo strumento sentirete l’esigenza di possederne altre per far fronte alla vostre esigenze musicali. Volendo semplificare, distinguiamo lo strumento in due categorie: armonica diatonica e cromatica. 

La prima permette di suonare esclusivamente le note della tonalità per la quale è accordata. Di questa categoria l’armonica più diffusa è quella in Do maggiore, detta Richter, a dieci fori ma poi ci sono delle varianti da prendere in considerazione se la vostra musica lo richiede. 

Nel caso dell’armonica cromatica, invece, ogni ottava permette di eseguire dodici note. Per ovvie ragioni l’armonica cromatica ha dodici fori. Un’armonica del genere è dotata di un meccanismo detto “registro”, un tasto grazie al quale coprire tutti i tipi di scala diatonica o cromatica.

 

 

Quanto spendere

Dopo aver deciso su quale tipo di armonica orientarvi, bisogna stanziare il budget. Non dovete comprare uno strumento costoso se siete agli inizi ma neanche di pessima qualità. Un’armonica del genere non farà altro che complicarvi l’apprendimento. Stanziate una somma di 30 euro e vedrete che porterete a casa uno strumento adatto ai principianti. Se proprio non avete idee in merito, vi suggeriremo qualche modello più avanti.

 

Impugnate l’armonica

Ce l’avete fatta, alla fine avete comprato l’armonica. Si può finalmente cominciare. La prima cosa che dovete imparare e come si tiene l’armonica. Lo strumento è sorretto da una mano mentre l’altra va messa dietro e deve fungere da cassa di risonanza; ciò si ottiene mettendo la mano arquata al fine di lasciare dello spazio tra l’uscita dei fori e il palmo della mano.

 

Le note singole

Come prima cosa imparate a suonare le note singolarmente. Potete servirvi di una delle seguenti tecniche: il puckering e il tongue blocking. Per eseguire la prima tecnica bisogna appoggiare le labbra, contraendole, sul foro che vi interessa far suonare. Al tempo stesso bisogna tenere isolati i fori attigui bloccandoli con le labbra. Il tongue blocking, come suggerisce il nome, richiede l’uso della lingua per ostruire i fori adiacenti a quello da suonare.

 

Come suonare gli accordi

Non solo le note singole, l’armonica permette di suonare anche gli accordi. L’aria può essere insufflata e aspirata in due o più fori. Se volete ottenere una particolare ritmica, dovete picchettare con la lingua sul fori.

 

 

Suzuki SU-MR-250 Blues Master

Come promesso siamo giunti ai consigli d’acquisto. Cominciamo con la Suzuki SU-MR-250 Blues Master che ha un buon rapporto qualità/prezzo. Tenete presente che tra gli armonicisti si dice un gran bene di Suzuki. Questo modello lo trovate in diverse tonalità ma la cosa importante è che è ben costruita, resistente, sicuramente adatta al principiante. Attenzione solo all’accordatura perché non tiene a lungo ma sono cose che capitano con strumenti di questa fascia di prezzo.

 

Hohner 1896BX-C

Anche Hohner è un marchio molto amato dagli armonicisti. Di questo produttore vi proponiamo il modello 1896BX-C che è un entry level e rientra tranquillamente nel budget che abbiamo indicato per l’acquisto della prima armonica. Lo strumento è in Do, ha dieci fori, molto vicini tra loro. Tale caratteristica semplifica l’esecuzione dei brani. A nostro avviso è un buono strumento per principianti, bello anche esteticamente.

 

Eastar armonica tremolo a 24 fori

Crediamo che resterete piacevolmente sorpresi dall’armonica Eastar che viste le sue qualità è venduta a un prezzo che è un vero affare. Se state cercando un’armonica a 24 fori ma non sapete con quale iniziare, noi vi suggeriamo di puntare senza timore su Eastar, non resterete delusi.