Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

Principale vantaggio

Il Moog Minitaur è un sintetizzatore progettato per la creazione di suoni a basse frequenze, molto apprezzato nell’ambito delle produzioni di musica elettronica, colonne sonore, rap e trap. Il suono potente, chiaro e preciso del synth vi permette di arricchire le vostre composizioni e divertirvi cercando la giusta modulazione delle note. Avrete a disposizione diverse funzioni con le quali sbizzarrirvi come l’Hard Sync Oscillator e diversi effetti LFO, inoltre il suo design pratico e compatto lo rende adatto ad un utilizzo domestico o in un piccolo studio di registrazione.

 

Principale svantaggio

Non è uno dei modelli più convenienti sulla piazza, quindi diciamo che il rapporto qualità-prezzo non è a suo favore. Il costo molto alto si adatta poco alle esigenze di principianti o di chi vuole semplicemente divertirsi con la modulazione del suono, per questo vi possiamo consigliare l’acquisto solo se avete già maturato una buona esperienza con la produzione musicale e con l’utilizzo di sintetizzatori. In caso contrario, potreste trovare troppo costoso questo modello. 

 

Verdetto: 9.7/10

Un sintetizzatore per frequenze basse di alta qualità, ideale per arricchire le vostre produzioni musicali con modulazioni innovative. Colpisce con il suo suono preciso e pulito, ottimo sia per la composizione sia per le esibizioni dal vivo, caratteristica che si unisce ad un design compatto e un layout intuitivo. Il nostro verdetto è molto positivo, sebbene non possiamo attribuire al prodotto un punteggio pieno a causa del prezzo davvero elevato che non lo rende proprio uno dei più convenienti sulla piazza. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI 

 

Qualità del suono

I sintetizzatori analogici sono spesso ritenuti i migliori sulla piazza per quanto riguarda la chiarezza del suono. Il Moog Minitaur si rivela ideale per tutti i produttori e DJ in cerca di un buon modulatore per le frequenze basse, in grado di creare effetti in pitch precisi. I componenti interni di alta qualità garantiscono un passaggio rapido e chiaro del segnale dal controller al sintetizzatore che permette di suonare e comporre senza alcuna interferenza. 

Il suono rimane pulito nelle variazioni. La grande varietà di suoni a disposizione vi permette di sbizzarrirvi e arricchire le vostre composizioni, trovando la giusta modulazione per il brano o per una determinata parte. Tra questi troviamo diversi effetti LFO e un Oscillator Hard Sync che consente di ottenere una modulazione costante. 

Un altro vantaggio è che non dovrete necessariamente possedere delle casse molto potenti, in quanto il Minitaur si comporta benissimo anche su speaker di piccole dimensioni e dal wattaggio limitato. Questo lo rende una soluzione ideale anche per un utilizzo domestico, sebbene per farlo vostro dovrete spendere una cifra considerevole. Vi consigliamo infatti di valutare l’acquisto solo se avete una buona esperienza con questo genere di dispositivi e con la produzione musicale in generale. Se siete alle prime armi, meglio partire con un sintetizzatore più economico in modo da potervi impratichire senza spendere troppo. 

Intuitivo

Il design compatto del Moog Minitaur vi consente di sistemarlo comodamente sulla vostra scrivania, in modo da aggiungerlo al controller e a eventuali altri sintetizzatori da usare con il vostro PC o laptop per scrivere musica. Non fatevi però ingannare dalle dimensioni, in quanto il modello si rivela comunque molto resistente, quindi potrete usarlo in modo intensivo e trasportarlo in tutta sicurezza.

Il layout si rivela decisamente intuitivo, grazie a una ripartizione sapiente dei vari effetti e delle relative manopole. In questo modo potrete trovare subito quella che cercate per modulare il suono e aggiungere effetti alle note. Gli ingressi sul retro vi permettono di collegare facilmente tutti i dispositivi necessari, non manca inoltre l’uscita MIDI, indispensabile per il controller. 

 

Funzioni 

Come ogni buon sintetizzatore, anche il Minitaur si presenta con moltissime funzioni che potrete usare per produrre musica e organizzare i vostri suoni. La memoria interna vi permette di salvare in seguito selezionare fino a 128 preset, semplicemente utilizzando il pannello frontale, oppure avvalendovi del software gratuito Minitaur Editor\Librarian. 

In questo modo potrete subito usare i suoni preimpostati per comporre brani o per le vostre esibizioni dal vivo. I.l software compatibile con Windows consente di modificare ulteriormente i suoni trasformando il vostro laptop o PC, proprio come se fosse una DAW (Digital Audio Workstation). Rispetto alle versioni precedenti, questo sintetizzatore presenta cinque nuove fonti di modulazione per aggiungere ancora più personalità alla vostra musica.

 

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Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

Principale vantaggio

Si presenta con un prezzo davvero molto conveniente che vi permette di acquistarla senza spendere troppo. Come il costo, anche le dimensioni sono ridotte, cosa che vi permette di usarla in casa senza occupare troppo spazio. Nonostante le misure compatte, la mini-tastiera dispone di una polifonia a otto voci e di quarantaquattro tasti con i quali potrete eseguire semplici brani e divertirvi con i vari suoni a disposizione. Ne avrete ben cento a disposizione, ai quali si aggiungono cinquanta ritmi preimpostati. 

 

Principale svantaggio

Si presenta con un suono poco soddisfacente, minato in parte dalle dimensioni troppo compatte della tastiera e di conseguenza degli speaker integrati da soli 0,8 watt. A questo si aggiungono dei materiali non proprio resistenti, infatti sebbene sia molto pratica da trasportare è bene farlo con molta cura, in quanto bastano pochi urti o una caduta per rovinarne i componenti interni. Segnaliamo anche l’assenza dell’alimentatore che va acquistato separatamente, a meno che non si voglia usare la tastiera alimentandola a pile. 

 

Verdetto: 9.6/10

La tastiera musicale Casio è una soluzione compatta e pratica, ideale per fare un bel regalo a dei ragazzi appassionati di musica, o magari per fare un po’ di pratica pianistica a livello base e divertirvi con i vari suoni a disposizione. Il design tipico dei prodotti Casio rimanda un po’ ai gloriosi anni ‘80, una vera chicca per i nostalgici o per gli appassionati di quel decennio. A livello tecnico è qualche spanna sotto i modelli di altre marche ma dispone comunque di suoni e ritmi diversi con i quali potrete divertirvi. Il nostro giudizio quindi è molto positivo, ma dobbiamo togliere qualche punto alla tastiera per la bassa potenza sonora e per i materiali non proprio all’altezza. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI 

 

Suono

La mini-tastiera Casio si presenta con quarantaquattro tasti e otto voci di polifonia, grazie ai quali potrete eseguire canzoni e arrangiamenti per pianoforti non troppo complessi per potervi impratichire o semplicemente studiare un po’ di musica a livello base. Nonostante sia un prodotto compatto da utilizzare in casa, dispone di ben cento toni diversi tra i quali troverete diverse tipologie di strumenti, pianoforti e anche l’organo. 

A questi si aggiungono cinquanta ritmi base preimpostati e dieci brani dimostrativi, entrambi molto utili per improvvisare e sviluppare il senso del tempo. Gli speaker integrati da 0,8 watt non sono molto potenti, quindi non aspettatevi una qualità del suono alta. Tornano comunque molto utili per poter suonare senza dover necessariamente collegare la tastiera a delle casse esterne. 

Funzioni

Grazie al suo layout pratico e intuitivo, questa tastiera musicale vi permette di trovare subito i tasti giusti per poter cambiare suono da quello del pianoforte all’organo, così come i vari toni. Sul display LCD potrete visualizzare diverse informazioni come il tempo del metronomo e un piccolo spartito digitale. Il modello dispone di una funzione chiamata Melody Cut che vi permette di allenare la mano destra, seguendo l’accompagnamento delle varie tracce preimpostate. 

Questo sistema si rivela ideale per imparare i rudimenti del pianoforte e studiare qualche brano senza dover necessariamente conoscere a menadito la teoria musicale. Non manca la possibilità di aumentare o diminuire il tempo del metronomo e dei ritmi, in modo da poterlo variare a seconda degli esercizi da eseguire o in base alle vostre abilità. 

 

Design

Una delle caratteristiche più apprezzate del modello è il suo design, fedele ai dispositivi Casio molto amati negli anni ‘80. Il look vintage del prodotto potrà fare la vostra felicità se siete cresciuti in quel periodo e amate gli oggetti con quel tipo di estetica. Al lato estetico si uniscono anche le dimensioni davvero pratiche che vi consentono di sistemare la tastiera su qualsiasi superficie senza occupare troppo spazio. 

Si adegua anche alla cameretta di un bambino o quella di un ragazzo, in quanto si può suonare senza la necessità di usare uno stand per allestire una postazione. Le misure compatte la rendono molto facile da trasportare, sebbene questo non sia consigliabile in quanto i materiali non spiccano per resistenza e durevolezza. Allo stesso modo, sarebbe stata gradita l’aggiunta dell’alimentatore nel prezzo del prodotto. Questa mancanza costringe a usare la tastiera con le batterie che però dopo solo qualche ora tenderanno a scaricarsi e a dover essere sostituite. 

 

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Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

Principale vantaggio

Ideale per i neofiti in cerca di uno strumento economico per poter cominciare a praticare. Dispone di 61 tasti e un design compatto ideale per poter suonare in casa senza occupare troppo spazio. La possibilità di selezionare tra 300 suoni diversi vi permette di sperimentare e divertirvi sia nell’improvvisazione sia nella composizione, emulando altri strumenti come la batteria, gli archi e l’immancabile Synth. Nella confezione troverete anche un paio di cuffie e un microfono, così potrete esercitarvi senza disturbare e riprodurre le canzoni ‘piano e voce’ più famose. 

 

Principale svantaggio

Si tratta di uno strumento ‘entry level’, quindi non dispone di tasti pesati in grado di dare al musicista un feeling autentico. Questo potrebbe rivelarsi poco adatto per lo studio del pianoforte, in quanto la differenza al passaggio dalla tastiera e lo strumento acustico si sentirà notevolmente. In questo caso infatti è meglio puntare su un pianoforte digitale, magari rinunciando ai suoni a favore dei tasti pesati. 

 

Verdetto: 9.8/10

Un’ottima soluzione per musicisti autodidatti che vogliono imparare qualche brano al pianoforte e magari divertirsi con suoni diversi. La tastiera Alesis è un buon acquisto anche per chi ha già studiato pianoforte ed è in cerca di uno strumento economico con il quale sperimentare nell’improvvisazione e nella composizione di nuovi brani. La dotazione generosa rende la tastiera ancora più conveniente. Il nostro verdetto sulla Alesis è molto positivo, nonostante l’assenza dei tasti pesati. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Suoni per tutti i gusti

Il modello Alesis stupisce per la grande quantità di suoni che mette a disposizione, ideali per potersi sbizzarrire nelle improvvisazioni e nelle composizioni, così come nella riproduzione fedele dei brani più famosi. Grazie all’interfaccia dal layout intuitivo, potrete trovare facilmente tutti i vostri suoni preferiti, tra questi ne troverete diversi dedicati al pianoforte che vi permettono di trovare quello giusto a seconda dei brani che vorrete riprodurre. 

Non mancano ovviamente i campioni di altri strumenti musicali come gli archi, gli organi, il basso e la batteria, ideali per divertirvi e magari comporre degli arrangiamenti per la vostra band. La tastiera dispone anche del Synth, cosa che potrà darvi molte soddisfazioni se volete esibirvi in virtuosismi o amate la musica anni 70 e 80. Oltre alla vasta selezione di suoni offre anche di altrettanti ritmi interni che vi permettono di improvvisare e registrare brevi parti. 

Pratica

La tastiera si presenta con dimensioni molto compatte che vi permettono di sistemarla in casa senza occupare troppo spazio. Allo stesso modo, sarà possibile portarla con più facilità in sala prove o nei locali. Il modello dispone di due speaker integrati abbastanza potenti per suonare in ambienti di medie dimensioni, così non dovrete necessariamente collegarla a un mixer per l’uscita da speaker esterni. 

Lo stand e lo sgabello inclusi nel prezzo vi consentono di allestire la vostra postazione e suonare in piedi o da seduti, a seconda della situazione e delle vostre esigenze. La generosa dotazione include anche un microfono che vi permette di eseguire i brani piano-voce e allenarvi nel cantato. Non mancano le cuffie, molto utili per poter suonare a qualsiasi ora senza disturbare coinquilini e vicini. 

Acquistando la tastiera avrete accesso a tre mesi di abbonamento gratuito al servizio Skoove, per le lezioni di piano interattive tramite tablet, un buon modo per apprendere i rudimenti. Potrete sistemare il vostro tablet comodamente sul leggio integrato. 

 

Materiali e tasti

Trattandosi di un ‘entry level’, il modello di Alesis si presenta con materiali di buona fattura, ma che potrebbero non resistere a lungo se ne viene fatto un utilizzo particolarmente intensivo. Tenete conto che più la trasporterete da casa alla sala prove o nei locali, più correrete il rischio di rovinarla. Lo strumento infatti non è stato pensato per la musica dal vivo, sebbene può andare bene come riserva ‘da battaglia’ da usare al posto di strumenti più costosi. 

Se cercate uno strumento per sostituire un pianoforte acustico, allora la tastiera potrebbe non fare al caso vostro in quanto non dispone di tasti pesati. In questo caso è meglio puntare su un vero e proprio pianoforte digitale che magari dispone di meno funzioni e suoni, ma si rivela più adatto allo studio approfondito dello strumento. 

 

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Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

Principale vantaggio

Il modello Yamaha dispone di funzioni molto interessanti sia per i principianti sia per i musicisti intermedi e avanzati. Tra queste troviamo la possibilità di selezionare fino a 120 suoni che includono diverse tipologie di pianoforte e ambienti, batteria, basso, organi e tanto altro con i quali potrete sbizzarrirvi. Non mancano le basi di accompagnamento di diversi generi musicali, molto utili per comporre musica o improvvisare. La funzione più interessante è la modalità Duo che consente di suonare la tastiera ‘a quattro mani’, molto utile per la didattica. 

 

Principale svantaggio

Come molte tastiere musicali ‘entry level’ anche questo modello Yamaha non dispone di tasti pesati, caratteristica da tipica dei pianoforti digitali.. Questo potrebbe farvi storcere il naso se siete abituati a suonare il pianoforte acustico, inoltre rende il modello poco adatto ai neofiti che studiano pianoforte con un maestro e sono in cerca di uno strumento con tasti pesati in grado di restituire il giusto feeling durante l’esecuzione di brani e gli esercizi. 

 

Verdetto: 9.8/10 

Pratica e divertente, la tastiera digitale Yamaha si presenta con un prezzo davvero molto conveniente che vi consente di acquistarla senza spendere troppo. Le sue molteplici funzioni si rivelano utili a qualsiasi livello di abilità, inoltre il layout pratico vi permette di selezionarle facilmente, trovando subito il suono e il ritmo giusto. Le casse integrate consentono di suonare senza collegarla al mixer o a speaker esterni, inoltre grazie all’entrata per le cuffie potrete usarla a qualsiasi ora senza disturbare. Il nostro verdetto è molto positivo, ma non possiamo dare alla Yamaha il massimo dei punti per la mancanza di tasti pesati e di accessori in dotazione. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI 

 

Suoni 

Le tastiere musicali digitali sono ottimi strumenti per poter suonare diversi generi musicali, per l’arrangiamento dei brani o semplicemente per divertirsi con il caleidoscopio di suoni a disposizione. Il modello Yamaha vi permette di selezionare tra 120 suoni diversi, tra i quali troverete diverse tipologie di pianoforte con vari riverberi ambientali, ideali per riprodurre brani classici o di musica moderna. 

Non manca una vasta selezione di strumenti con campioni MIDI come la batteria, il basso, la chitarra e l’organo, grazie ai quali sarà possibile creare arrangiamenti per la band. Oltre ai suoni troverete un egual numero di ritmi preimpostati, ispirati a diversi generi musicali e sui quali potrete provare le vostre idee compositive o improvvisare. Grazie al metronomo inoltre sarà possibile allenarsi con più precisione, molto utile quando dovete eseguire esercizi tecnici a diverse velocità. 

Pratica

La forma compatta della tastiera da 61 tasti vi permette di tenerla comodamente in una stanza di pochi metri quadri, senza occupare troppo spazio. È una soluzione ideale anche per suonare in una piccola sala prove con la propria band senza dover perdere troppo tempo ad allestire la postazione. Le misure ridotte ne favoriscono un trasporto più veloce e rapido, inoltre sarà possibile metterla nel baule del veicolo con gli altri strumenti in modo pratico. 

La tastiera dispone di due casse integrate di media potenza, in grado di esprimere il suono a buoni volumi in un ambiente non troppo ampio. Una soluzione molto utile che vi permette di usare lo strumento senza dover necessariamente collegarlo al mixer o a delle casse esterne. Sulla dotazione di accessori abbiamo qualche riserva, infatti riteniamo che Yamaha avrebbe potuto essere un filo più generosa, fornendo almeno la base dove posizionare la tastiera per suonare in piedi o da seduti. 

 

Funzioni

Nel caso abbiate la necessità di collegare la tastiera a speaker esterni, potrete sfruttare l’uscita per amplificatore, così come quella per le cuffie molto utile per suonare a qualsiasi ora senza disturbare. Dispone di un cavo di alimentazione incluso nel prezzo, sebbene sia possibile usarla anche con le batterie. 

Una delle funzioni più interessanti è la modalità Duo che vi consente di suonare lo strumento a ‘quattro mani’, dividendo la tastiera in due parti. Questo può tornare molto utile ai neofiti che potranno essere assistiti da un maestro o da un musicista più esperto. Allo stesso modo, ci si potrà divertire con amici e familiari nell’esecuzione di brani in due. 

Il neo dello strumento a livello di design sta nell’assenza dei tasti pesati che avrebbero conferito un feeling più autentico. Per questa caratteristica però è consigliabile puntare su pianoforti digitali. 

 

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Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

Principale vantaggio

Più che una tastiera musicale, il modello di Akai è un pratico controller portatile da utilizzare con software per la composizione, o magari da abbinare alla propria strumentazione da DJ. Dispone di venticinque tasti e di otto pad che potrete associare alle note sul programma, oppure usare per lanciare loop e suoni mentre suonate dal vivo. Non mancano gli effetti che potrete impostare usando i controlli per il pitch e il pratico mini-joystick per la modulazione e il pitch bend. 

 

Principale svantaggio

I materiali del controller non sono proprio di altissimo livello, infatti è consigliabile usarlo in ambito domestico senza fargli fare troppi spostamenti che potrebbero danneggiarlo. Specialmente i pad si rivelano alquanto fragili e vanno premuti senza troppa forza in modo da farli durare più a lungo nel tempo. Si tratta di un modello ‘entry level’ progettato per chi si sta affacciando alla composizione musicale, quindi dal lato tecnico non si può pretendere troppo. 

 

Verdetto: 9.7/10

Il rapporto qualità-prezzo del modello Akai è davvero ottimo, una soluzione ideale se volete cimentarvi nella programmazione musicale con software PC o MAC. Il controller vi permette di gestire note e suoni più rapidamente, inoltre potrete anche divertirvi a sperimentare con i vari effetti di modulazione e pitch-bend disponibili. Il nostro verdetto è positivo, sebbene non possiamo dare al modello il massimo dei voti in quanto i materiali lasciano molto a desiderare, al punto che dovrete averne una certa cura per aumentare la sua longevità. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI 

 

Un controller per neofiti

Usare i software per la programmazione musicale non è proprio semplicissimo, infatti bisogna leggere attentamente le istruzioni e magari vedere qualche video tutorial. Le cose si fanno ancora più difficili senza un buon controller. Il modello di Akai è una soluzione ideale se siete alle prime armi e cercate un controller per poter trovare subito la nota giusta per i vari strumenti digitali. 

Grazie alla sua interfaccia pratica e ai venticinque tasti, potrete programmare le vostre composizioni con più efficacia, risparmiando tempo e fatica. Il modello si presta molto bene anche per le variazioni di suono, infatti avrete a disposizione dei tasti per il pitch delle note e un pratico mini-joystick da usare per la modulazione dinamica. Non mancano le varie manopole per il mixing dei suoni che vi permettono di aggiustare le varie frequenze e trovare il giusto connubio tra i bassi e gli alti. 

Versatile

Oltre a disporre di tutto l’occorrente per l’utilizzo con software musicali, il controller di Akai si rivela utile anche per gli aspiranti DJ. Potrete abbinarlo alla vostra DAW per avere a portata di mano uno strumento con il quale creare loop istantanei o improvvisare giri di batteria introduttivi per il cambio delle tracce. Potrete fare il tutto grazie ai pratici pad dell’interfaccia, ognuno dei quali è sensibile alla dinamica. 

I pad vi permettono di avviare i campioni salvati e creare loop con un semplice tocco. L’unico neo sta nella fragilità di questi ultimi che vi obbliga a fare un po’ di attenzione quando li utilizzate. Nonostante il controller si possa usare per sessioni live, in realtà è stato pensato più per un utilizzo in studio o in casa, piuttosto che per i concerti dal vivo. Il controller si collega al PC o al MAC tramite un pratico cavo USB, inoltre dispone anche di un’entrata per il pedale sustain, non incluso nel prezzo. 

 

Software 

Nel prezzo del prodotto sono inclusi diversi software per la programmazione musicale che potrete abbinare al controller in modo da ampliare le vostre possibilità di composizione. Hybrid 3 è un sintetizzatore ad alta definizione che vi permette di modificare i suoni delle note dei vari strumenti rendendoli più definiti e potenti. Allo stesso modo il SONiVOX si rivela adatto alla musica elettronica grazie ai due canali indipendenti e ai vari controlli armonici che vi consentono di creare il missaggio perfetto. 

Per quanto riguarda gli strumenti e gli effetti troviamo MPC Beats e VIP 3.1. Il primo consente di programmare batterie e relativi campioni, rivelandosi ideale per creare basi strumentali per il rap e la trap. Il secondo è un filo più avanzato, in quanto dispone di moltissimi strumenti ed effetti virtuali da scegliere per le composizioni di diversi generi. In generale tutti i software inclusi sono abbastanza intuitivi da utilizzare, sebbene dovrete comunque ‘studiare’ per poter apprendere le basi. 

 

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Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

La musica viene usata per esprimere tutta la sfera delle emozioni umane e tra queste c’è anche la profonda tristezza causata da un lutto. 

 

Il vuoto lasciato da un lutto è difficile da descrivere a parole, d’altronde la morte rimane e con molta probabilità rimarrà per sempre uno dei grandi misteri. Il turbine di emozioni causato da una perdita spesso è fonte di ispirazione per gli artisti che riescono ad esternare il dolore grazie alle loro opere. 

Ci sono diverse canzoni tristi italiane e straniere dedicate alle persone che non ci sono più, sebbene il tema della morte non sia proprio il più utilizzato nei brani ‘pop’, specialmente in quelli moderni, che difficilmente parlano di temi sensibili. Cercando in generi più di nicchia però, si possono trovare diverse canzoni sulla morte, senza necessariamente sfociare nella musica estrema dove il tema del lutto è spesso colonna portante di interi dischi. 

Anche diversi artisti italiani famosi hanno scritto canzoni sulla perdita di una persona cara, d’altronde tutti nella vita hanno perso qualcuno di importante. Vediamo quali sono le canzoni da dedicare a un persona scomparsa più belle, magari andando a scoprire qualche brano di artisti meno conosciuti ai più. 

 

Eric Clapton – Tears in Heaven

Uno dei chitarristi blues più amati, Eric Clapton ha dedicato questo brano struggente al figlio, caduto da un grattacielo di New York a causa di una finestra lasciata aperta. Una tragedia impensabile che il chitarrista ha voluto mettere in musica con la sua canzone Tears in Heaven. Il brano vede un ritorno di Clapton al blues delle origini, genere musicale più adatto per raccontare il dolore attraverso una melodia struggente, sempre nel suo personalissimo stile. Gli accordi di chitarra sono accompagnati dalle note di una tastiera Yamaha che crea un triste tappeto sonoro. Il brano fu scritto per il film Rush (Effetto Allucinante), ma è rimasto nella storia come una delle canzoni sul lutto più conosciuta e interpretata da altri artisti di fama mondiale. 

Bob Dylan – Knockin’on Heaven’s Door

I fan dei film Western si ricorderanno del famoso brano di Bob Dylan per il film Pat Garrett e Billy Kid di Sam Peckinpah, altri magari per la cover dei Guns’n’Roses. Fatto sta che Knockin’on Heaven’s Door è una delle canzoni più belle mai scritte dall’autore statunitense. Il brano era alquanto appropriato, vista la storia del giovane fuorilegge Billy Kid, con un testo struggente che narra proprio il momento nel quale un uomo sente arrivare la morte e arrivare davanti alle porte del paradiso. 

 

Pantera – Cemetery Gates

I Pantera sono un gruppo ormai entrato nella leggenda dell’heavy metal. Partiti come formazione di stampo glam, i Pantera cambiarono completamente pelle con il disco Cowboys From Hell, una miscela esplosiva di puro thrash nello stile della Bay Area e riff granitici che prediligono il groove. Il disco consacra la band al successo planetario e sebbene non faccia prigionieri, tra le varie tracce memorabili troviamo anche Cemetery Gates, scritta da Phil Anselmo dopo il suicidio di una sua cara amica. Qui la band si esprime in una ballad dove il cantante mostra le sue incredibili capacità canore e dove il tema funebre si snoda attraverso la chitarra del compianto Dimebag Darrell, con un assolo finale entrato ormai nella storia. 

Vasco Rossi – Gli Angeli

Una delle canzoni italiane per persone morte più famosa è quella scritta dal rocker Vasco per il suo amico Maurizio Lolli, scomparso a causa di un cancro. Una delle canzoni che fanno piangere solo ad ascoltare la voce sincera di Vasco Rossi, accompagnata da chitarra, basso e batteria in puro stile rock. Power ballad di ottimo livello, con un assolo fantastico delle abilissimo Stef Burns che accompagna il brano fino alla fine. 

 

Puff Daddy – I’ll be Missing You

Tra le canzoni per chi non c’è più citiamo anche un brano non proprio appartenente al filone rock-metal. Gli appassionati di musica cresciuti negli anni ‘90 probabilmente si ricorderanno di Christopher Wallace, conosciuto nella scena come Notorious B.I.G, uno dei rapper della East Coast più amati e talentuosi che verso la fine del decennio stava cominciando a guadagnare fama a livello mondiale. Nel 1997 Christopher Wallace fu ucciso durante un suo tour promozionale in California, un omicidio che per anni è stato ritenuto una sorta di vendetta per Tupac, un altro giovane rapper assassinato solo un anno prima. I due omicidi sono stati spesso correlati, anche se ancora oggi non sono stati risolti. All’amico e collega Notorious B.I.G. il manager dell’etichetta Bad Boy, Sean ‘Puff Daddy’ Combs dedica la canzone I’ll be Missing You. Un brano tra il rap e il soul che si snoda su un campione di Every Breath You Take dei Police. Magari non è una delle canzoni più commoventi a causa delle limitate capacità di Puff Daddy nel rap ma fu comunque una grande hit quando uscì.  

Iced Earth – Watching over me

Proprio per la sua natura particolarmente estrema, il metal è uno dei generi musicali dove il tema della morte viene spesso affrontato. Sebbene al momento gli statunitensi Iced Earth non stiano passando un bel periodo, durante i loro anni migliori hanno sfornato brani e dischi di altissimo livello. Alfieri indiscussi del power thrash americano, gli Iced Earth si sono spesso cimentati nelle ballate più struggenti, come Watching Over Me. Il brano è una dedica ad un amico morto in un’incidente stradale da parte di Jon Schaffer, leader della band,. L’interpretazione del cantante Matthew Barlow è come sempre magistrale, riuscendo a mostrare il dolore, ma anche la speranza che questa persona cara stia in qualche modo diventata un angelo custode.

 

 

Ultimo aggiornamento: 29.03.24
Il pianoforte concentra e riassume dentro di sé tutta l’arte universale. Franz Liszt

 

Il pianoforte è uno degli strumenti più amati. Se volete iniziare a praticare vi potrà tornare utile qualche consiglio su come imparare i primi accordi.

 

Il pianoforte viene spesso considerato lo strumento ‘completo’ per antonomasia, in quanto permette al musicista di suonare l’accompagnamento con gli accordi e le scale contemporaneamente. Non a caso viene studiato nei migliori conservatori, inoltre viene spesso prediletto per l’apprendimento musicale sin dall’infanzia. 

Come potete immaginare, si tratta però di uno strumento abbastanza complesso sia per quanto riguarda la tecnica, sia per la parte teorica. Il pianoforte ‘classico’ infatti richiede lo studio della musica e il solfeggio, la stessa cosa vale anche per il piano jazz che oltre alla preparazione tecnica e teorica, si inserisce nella sfera dell’improvvisazione. 

Per lo studio del pianoforte è consigliabile prendere qualche lezione da un maestro anche solo per apprendere correttamente l’impostazione delle mani sullo strumento e le basi. Ovviamente come ogni strumento, nulla vieta di imparare da autodidatti cominciando con i primi accordi di pianoforte. 

Come si suonano gli accordi per pianoforte

Quando ci si trova davanti a uno strumento spesso ci si sente un po’ ‘a disagio’. Si prova a suonare qualche nota, ma per ovvie ragioni non si riesce a creare alcuna melodia. Il primo ostacolo da superare è quello della ‘tecnica’, ovvero dell’impostazione delle mani sul pianoforte e la conseguente coordinazione tra la mano sinistra e quella destra. 

Il secondo ostacolo invece sta nel lato teorico, cosa che molti maestri di musica preferiscono superare ancor prima di far approcciare lo studente allo strumento. In realtà possiamo ritenere questo metodo un filo ‘antiquato’ e decisamente poco stimolante per i neofiti che potrebbero sentirsi decisamente scoraggiati e magari annoiarsi nel giro di poche lezioni. 

Bisogna infatti partire dal presupposto che pochissime persone cominciano a studiare musica per diventare dei musicisti, quindi per entrare in un conservatorio. La maggior parte si avvicina a strumenti come chitarra o pianoforte per curiosità e per passione di un genere o magari di un singoli determinati artisti. 

Per questo è importante prendere subito confidenza con lo strumento, in modo da poter guadagnare sempre più fiducia in sé stessi e nelle proprie abilità. D’altronde ormai è possibile studiare accordi di piano di base grazie ai tutorial sul web, un metodo spesso condannato dai puristi, ma decisamente utile per avere subito un po’ di soddisfazione nell’aver creato una melodia o un accordo sul proprio strumento. Non tutti infatti devono diventare dei Keith Emerson, dei Bach o degli Herbie Hancock dello strumento, a volte basta anche riuscire a realizzare qualche melodia emotiva ed efficace per rilassarsi o magari per provare a comporre dei brani. 

La tecnica base consiste nell’usare la mano sinistra per suonare gli accordi sulla tastiera, mentre la destra esegue la melodia, oppure l’arpeggio, ovvero le note di cui è formato l’accordo che si sta suonando. Ad esempio, suonando un accordo di Do Maggiore  con la sinistra, la destra eseguirà le note Do-Mi-Sol. 

L’accordo e l’arpeggio di Do, Fa e Sol maggiore sono buoni punti per iniziare, in quanto contengono intervalli senza diesis (#) e bemolli (b). Fondamentalmente, gli accordi base maggiori e minori sono composti da tre intervalli di note. Una volta trovata la nota principale dell’accordo, dovrete fare un ‘salto’ di due toni per trovare la terza maggiore e in seguito di un tono e mezzo per la quinta. Per questo sul Do troviamo il Mi dopo due toni (Do#-Re-Re#) e il Sol dopo un tono e mezzo (Fa-Fa#). 

Per la diteggiatura degli accordi del pianoforte dovrete prima individuare la prima nota dell’accordo. Guardate i tasti neri del pianoforte usati per i semitoni: questi sono divisi in gruppi da due o da tre e alla loro sinistra ci sarà un tasto bianco. Questo è il DO, dal quale parte la relativa scala e dal quale potrete cominciare a trovare gli accordi maggiori e minori, oltre che a provare qualche arpeggio libero sulle note che li compongono. Lo stesso vale per le note della pianola o della tastiera MIDI quindi potrete applicare lo stesso principio per scrivere i vostri loop e comporre usando un software su PC. 

 

Accordi ed emozioni

Spostiamoci sul lato puramente ‘emotivo’ della musica e cerchiamo di analizzare le varie sensazioni che un accordo ci può dare. Fondamentalmente gli accordi ‘maggiori’ avranno un suono più ‘allegro’ e solare, non a caso la maggior parte della musica pop viene composta usando giri di accordi maggiori come quello di Do, Re o Sol. Questi giri comprendono anche degli accordi minori e a volte degli accordi di settima ‘risolutiva’ come finale. 

Gli accordi minori invece presentano un suono più melanconico, quindi spesso si usano all’interno delle composizioni per creare progressioni di accordi e arpeggi più emotivi. Gli accordi chiamati ‘diminuiti’ invece hanno un suono sinistro, teso e in alcuni casi dissonante. I diminuiti vengono usati nella musica classica, nel jazz e anche da alcune band rock o metal sperimentali come ad esempio i Voivod. 

Nel jazz invece troviamo accordi di settima, nona e undicesima maggiore e minore che mantengono le stesse caratteristiche ‘emotive’ di quelli base, con note diverse in grado di creare atmosfere diverse. Allo stesso modo, le settime vengono usate per le progressione da 12 barre del blues.

Nello studio degli accordi e delle scale è molto importante cercare di sviluppare un buon orecchio, in modo da saper distinguere i vari suoni. Questo può tornare molto utile sia nell’ascolto, sia nell’apprendimento dei vari generi musicali, come anche nella relativa composizione. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 29.03.24
Ho commesso il peggior peccato che un uomo possa commettere: non sono stato felice. Jorge Luis Borges

 

A causa del Covid, non viviamo proprio tempi felici, ma nulla ci vieta di tirarci un po’ su il morale con un po’ di canzoni allegre che lanciano messaggi di positività. 

 

La pandemia sembra andare verso le fasi finali grazie all’efficacia dei vaccini. Sebbene alcuni paesi come l’Inghilterra ne stiano già uscendo, qui da noi la situazione è ancora un po’ complessa, cosa che ha portato a un ennesimo lockdown delle regioni con tutte le varie conseguenze come la chiusura di attività e l’obbligo dello smart working. 

Stare in casa tutto il giorno e non poter sfruttare il fine settimana per uscire e assaporare le prime fragranze primaverili può risultare alquanto seccante, ma non per questo bisogna abbattersi. A volte basta un po’ di buona musica: delle canzoni positive possono tirarci su il morale e darci la giusta carica per affrontare un’altra giornata di lockdown. 

Vediamo qui di seguito quali sono le canzoni sulla felicità più ascoltate e apprezzate dagli appassionati. 

 

Pharrell Williams – Happy

Musicista versatile e produttore pluripremiato, Pharrell Williams si è fatto conoscere grazie ai Neptunes e ai N.E.R.D. per poi conquistare le classifiche mondiali con il suo brano Happy. Un allegro R&B con tinte jazz e motown che già dopo trenta secondi arriva al ritornello. Il brano esprime molto bene quei momenti di felicità dove ci si sente carichi e positivi. Molto bello anche il video corale che vi farà venire voglia di ballare, proprio come i suoi protagonisti. Tra le canzoni felici moderne più apprezzate, non a caso ha praticamente spopolato al momento della sua uscita. 

Outkast – Hey Ya!

Decisamente lontani dagli esordi con gli Organized Noize e il ‘Dirty Sound’, gli Outkast trovano la loro conferma commerciale con l’album Stankonia e successivamente con il doppio CD Speakerboxxx, dando un brutto colpo per i fan di vecchia data, ma ottenendo l’apprezzamento di chi magari prima non li aveva mai sentiti nominare. Nonostante il rinnovato sound frizzante, gli Outkast rimangono produttori e artisti di gran classe, con il brano Hey Ya che si rivela un brano funk allegro sulla falsariga delle opere degli Chic e di George Clinton. 

 

Al Bano e Romina – Felicità

Quando si parla di canzoni allegre italiane, si pensa subito al brano Felicità di Al Bano Carrisi e Romina Power. Produzione a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 caratterizzata proprio da quel sound, con una grande concentrazione sulla melodia. La linea di basso e le tastiere midi accompagnano il duetto. Un brano spensierato che nasconde velate note di malinconia come ogni canzone italiana, magari non molto ricercato ma comunque piacevole e orecchiabile. 

Queen – Don’t Stop Me Now

Con la loro musica i Queen hanno praticamente coperto l’intera sfera dei sentimenti umani, senza alcuna paura di cambiare registro e genere anche all’interno di uno stesso album. Il brano Don’t Stop Me Now è una di quelle canzoni sulla gioia di vivere che vi darà la giusta carica per affrontare la giornata. Contenuta nell’album Jazz uscito nel 1978, in Don’t Stop Me Now la voce di Freddie Mercury ci invita a liberarci da ogni catena per ricominciare con entusiasmo. Da mettere nella playlist delle canzoni per un nuovo inizio, augurandoci che potremmo tutti presto ritornare alla normalità.

 

WASP – I wanna be somebody 

Non c’è niente di meglio che una bella ondata di heavy metal per sentirsi carichi come non mai. I wanna be somebody dei mitici WASP è una delle canzoni per festeggiare un successo più esplosive mai realizzate. La formazione losangelina capitanata dal folle Blackie Lawless con questo brano elogia la ‘fame’ di successo e la voglia di distinguersi, forse tipicamente americana e legata agli anni ‘80, ma comunque sempre efficace grazie alla voce dello stesso Lawless, al ritmo incalzante e ai riff di chitarra granitici. 

Litfiba – Spirito 

I Litfiba sono una delle band italiane più amate. Passate dalla dark wave ad un rock più luminoso, ma di grande personalità, la formazione capitanata da Renzulli e Pelù si è distinta per composizioni variegate ispirate dall’hard rock britannico e dal punk. Nel disco Spirito le sonorità si fanno più leggere, ma sempre coinvolgenti: lo dimostra la title track, una delle canzoni sulla gioia di vivere liberi dalle costrizioni della società. La voce di Pelù trascina l’ascoltatore per poi esplodere nell’ottimo ritornello. 

 

Bobby McFerrin – Don’t Worry, Be Happy

Prima di questo ormai famosissimo brano, Bobby McFerrin si era già fatto un nome nel mondo della musica jazz. Con Don’t Worry, Be Happy raggiunge la fama mondiale, portando nelle classifiche questa hit che coinvolge con il suo ritmo rilassante in stile reggae e la voce soave dello stesso McFerrin. Un brano che invoglia l’ascoltatore ad abbandonare le varie preoccupazioni della vita quotidiana per trovare la felicità. Il titolo della traccia e di conseguenza il ritornello, sono praticamente una frase tratta dal maestro spirituale indiano Meher Baba, molto apprezzata da McFerrin. 

Ice Cube – It was a Good Day 

Una delle canzoni sulla vita di periferia più amate e famose del leggendario rapper\attore Ice Cube. Con una base rilassante e una metrica più lenta, Ice Cube si stacca dai suoi testi solitamente di protesta e aggressivi (come quelli già espressi nei dischi precedenti e con la NWA), per raccontarci un momento felice: una giornata passata con gli amici, la famiglia e la propria ragazza senza finire nei guai… a volte basta davvero poco per essere felici. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

La scena musicale italiana vede spesso protagoniste le grandi città. Da Firenze, Napoli e Bologna ogni tanto escono nuovi artisti, ma la maggior parte di quelli emergenti trova la sua dimensione nei centri di Roma e Milano, ormai veri e propri ‘hub’ per la musica italiana di diversi generi. Vediamo quali sono i cantautori romani più importanti.

 

Roma è una città divisa tra modernità e antichità che potremmo definire monumentale. Tra le rovine dell’Antico Impero Romano fino ai quartieri pieni di bar e locali, la nostra Capitale è un vero spettacolo per gli occhi, nonché calderone ribollente di arte. Di cantanti romani e di band capitoline d’altronde se ne sono viste parecchie nel corso degli anni, come anche canzoni su Roma dedicate alla vita e alla bellezza della Capitale. 

I cantautori romani emergenti però prediligono canzoni più attuali dei classici stornelli romani, adattandosi ovviamente alle correnti moderne e cercando di trarre ispirazione da diversi artisti di fama mondiale, sia italiani sia stranieri. Il tutto mantenendo spesso lo stesso sapore delle vecchie canzoni romanesche, sempre un po’ divertenti e scanzonate. Vediamo quali sono gli artisti romani emergenti che hanno ottenuto un buon successo commerciale grazie alle loro hit. 

 

Il Tre 

Il rap a Roma ha sempre trovato terreno fertile, merito di artisti come gli ormai leggendari Colle Der Fomento che negli anni ‘90 hanno portato il ‘boom bap’ in Italia, con sonorità tipiche dell’hardcore rap di New York. Sebbene Il Tre non sia proprio un rapper ‘puro’, prende spunto dalla vecchia scuola specialmente su alcune lyrics che si cementano sul beat come palazzi di periferia. Le influenze più ‘moderne’ del R&B e della trap si sentono, con ritornelli che si avvicinano all’EDM e vocals con autotune. Il giovane rapper sorprende con il suo stile che fonde l’extrabeat con la trap su basi pesanti, notevole se si pensa che il ragazzo ha solo 21 anni. Per un assaggio del suo stile vi consigliamo di ascoltare la trilogia dei brani Cracovia: impertinenti, sfacciati e tecnicamente eccellenti… un vero terrore per i poveri boomer! 

Calcutta

In arte Edoardo D’Erme, il cantautore di Latina ha il merito di aver praticamente portato al grande pubblico la musica indie pop italiana, della quale viene considerato come l’artista principale. Nonostante il successo, Calcutta rimane spesso lontano dai riflettori e quelle poche volte che ci finisce sotto, si presenta con uno stile formale come se stesse andando al supermercato durante un giorno di pioggia. Artista decisamente apprezzabile per le composizioni malinconiche, dove spesso vengono inseriti strumenti a fiato e altre soluzioni. L’indie italiano fa ancora un po’ di fatica a uscire dall’underground, ma di sicuro Calcutta ha dato una buona spinta a molti artisti per uscire fuori dal guscio e farsi notare. Nei suoi testi racconta il disagio di questa generazione in particolare, spesso persa in un vuoto senza alcuna risposta, in cerca di un posto dove ritrovarsi che non siano i social. 

 

Mèsa

Giovane cantante romana capace di scrivere brani rock molto incisivi, con uno stile vocale unico. Le distorsioni della sua chitarra ricordano quelle del grunge di Seattle dei Nirvana e dei Pearl Jam, evocando una grande malinconia. Anche la sua voce a volte spezzata e a tratti volutamente stonata, rimanda al cantato straziante di Kurt Cobain. Al momento l’autrice ha realizzato solo un EP di cinque tracce con la sua band, ma il contratto con l’importante etichetta indie Bomba Dischi fa ben sperare nell’uscita di un LP. Speriamo solo che riesca a mantenere questo suo stile fresco, ma che allo stesso tempo rimanda agli anni ‘90, senza mai snaturarsi. 

Margherita Vicario

Forse qualcuno di voi lettori la ricorderà per i suoi ruoli come attrice in alcuni film e serie TV, ma Margherita Vicario in realtà si è dedicata anche alla musica, con uno stile molto personale e a tratti ironico. Della musica romana probabilmente è una delle poche capaci di passare da uno stile all’altro con gran disinvoltura e di affrontare temi abbastanza scomodi. In Mandela troviamo quello del razzismo, raccontato con grande empatia verso chi subisce torti a causa dei pregiudizi. In Abaué invece la Vicario fa una sorta di critica verso la trap, genere ormai superato che ostenta una vita priva di qualsiasi regola e i quali contenuti spesso finiscono per essere presi troppo alla lettera dai giovani ascoltatori. Notevoli anche i video, dove ovviamente l’artista sfrutta le sue doti recitative. 

 

Ultimo

Niccolò Moriconi vince il Festival di Sanremo nel 2018 per la categoria ‘Nuove Proposte’, a soli 23 anni. Il cantautore romano si dimostra un filo più ‘classico’ rispetto agli altri emergenti, legato alla forma canzone tipica della musica italiana, nonostante sia partito con il rap. Ultimo colpisce con la sua voce potente e decisa, così come sui testi ricercati, sebbene all’ascoltatore un po’ più esigente potrebbe non piacere. Le composizioni infatti sanno un po’ di qualcosa di ‘già sentito’, ma comunque hanno avuto un grande impatto sul pubblico più giovane, d’altronde Ultimo con i suoi concerti fa sold out e questo vuol dire che la stoffa c’è tutta. 

Giancane

Se Ultimo è il lato ‘gentile’ e magari anche ‘commerciale’ (passateci il termine) della musica emergente romana, Giancane è quello che rappresenta il disagio e che probabilmente non fareste sentire ai vostri nonni. A tratti riesce a mantenere quella ironia delle canzoni romane e non ha assolutamente paura di sfociare nella blasfemia o di essere troppo diretto. Basta ascoltare ‘Buon Compleanno Gesù’ per rendersi conto di quanto Giancane possa rivelarsi critico verso i vari ‘riti’ della società, sempre a modo suo e con una grande ironia. Il brano Ipocondria caratterizzato da un riff punk accompagnato da tastiera MIDI, vanta un bellissimo video realizzato dal fumettista Zerocalcare.

 

 

Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

Il sole che piano piano affonda nel mare o si nasconde dietro le montagne è un’immagine bellissima che spesso viene collegata a momenti romantici o introspettivi. Non a caso nella musica, come nelle altre arti, il tramonto è spesso stato protagonista. Vediamo quali sono le canzoni più belle. 

 

Probabilmente vi sarà capitato di rimanere a guardare il tramonto e rimanere affascinati dai giochi di luce e dall’atmosfera creata dal sole che lentamente scompare all’orizzonte. Chi non è mai rimasto in spiaggia fino a sera per godersi questo momento di pace e serenità, magari con la propria dolce metà? 

Il tramonto porta atmosfere romantiche e introspettive, quindi non sorprende che molti artisti siano stati ispirati da questo momento della giornata per scrivere le loro opere. Nel mondo della musica ci sono tantissime canzoni sul tramonto, composte da artisti singoli e da band di alto livello. Queste possono parlare di momenti intimi con il partner o magari di epifanie, rivelazioni e la scoperta di sé stessi. 

Qui di seguito troverete una breve rassegna sulle canzoni dedicate al tramonto più famose e ascoltate. 

 

Bob Marley – Jammin’

Il musicista che ha portato il reggae nel mondo, Bob Marley, ha scritto brani su diversi argomenti: dalla protesta sociale fino al semplice voler festeggiare e godersi la vita. Il reggae d’altronde è una musica dalle varie sfaccettature, così come lo è la Giamaica. Il brano Jammin’ è probabilmente uno dei più gettonati delle varie canzoni ‘relax’ scritte dall’artista, da ascoltare mentre si guarda il tramonto in compagnia degli amici. Ritmo in levare coinvolgente tipico del reggae e la voce inconfondibile di Bob Marley ci portano in un’atmosfera festosa, evocando immagini del mare e del tramonto. Qui trovate i suoi album che hanno fatto la storia.

Pink Floyd – Two Suns in The Sunsets 

L’evocativa band progressive rock britannica nel 1983 pubblica l’album The Final Cut, un’opera molto criticata dagli appassionati in quanto ritenuta più una sorta di progetto solista di Roger Waters, piuttosto che un disco vero e proprio dei Pink Floyd. Dopo l’uscita del tastierista Richard Wright, Waters prende le redini della band insieme al chitarrista David Gilmour, con il quale vengono composte alcune pietre miliari della musica. Negli anni ‘80 però i Pink Floyd sembrano perdersi un po’ in composizioni decisamente meno ispirate. Nel rilassante brano Two Suns in The Sunsets si respirano infatti atmosfere più rilassate e meno tese che sfociano nel pop con un assolo molto orecchiabile di sassofono. Brano comunque molto valido che può rivelarsi molto toccante, ma che si fa quasi fatica a pensare sia stato scritto dai Pink Floyd. 

 

Pregio
Difetto
Conclusione
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Lucio Dalla & Samuele Bersani – Canzone

Di canzoni su tramonti in Italia ne hanno scritte in molti, ma pochi sono riusciti a risultare evocativi come il grande Lucio Dalla. Musicista capace di emozionare con le sue linee vocali semplici e dirette che qui vediamo interpretare un testo di Samuele Bersani. La tastiera midi crea un’atmosfera quasi magica, come se fosse un viaggio onirico. Qui l’autore chiede alla canzone di viaggiare e di cercare una ragazza attraverso le strade. Una canzone per un momento introspettivo, da ascoltare mentre si contempla il sole che piano piano scende nel mare. 

Lucio Dalla – Noi come voi

Tratta dall’album 1983, qui Dalla fonde perfettamente il pop con le sue influenze jazz, in una canzone potente e melodica che si rivela sia malinconica sia molto carica. Un brano che parla d’amore, senza mai nominarlo, grazie ad un testo ben scritto e interpretato nella maniera unica di Lucio Dalla che come sempre si dimostra un artista di grande spessore. Nel brano l’autore si chiede per quanto durerà un rapporto d’amore o un amicizia, e se in futuro si potranno vedere nuovi tramonti insieme. 

 

DIO – Sunset Superman

Ronnie James Dio è uno dei cantanti heavy metal per eccellenza, conosciuto sia per gli ottimi dischi realizzati con i Black Sabbath dopo la separazione con Ozzy Osbourne, sia per il suo progetto DIO. A lui spesso viene attribuita la ‘paternità’ del gesto delle ‘corna’ tipico del rock e del metal (sebbene Geezer Butler ha recentemente affermato il contrario). La sua voce magnetica e potente su Sunset Superman è adatta ad un tramonto carico di energia, per affrontare con coraggio la giornata successiva o l’imminente sera. Ritmo incalzante tipico dell’heavy metal, con ritornello cadenzato per fare un po’ di sano headbanging. 

Simple Plan – Summer Paradise

Spesso il mare fa rima con estate e con allegria, lo sanno bene i Simple Plan che in questo brano con Sean Paul celebrano i ricordi della bella stagione, sempre tanto attesa. Un brano divertente e allegro che unisce il pop al tipico ritmo in levare del reggae, con la voce che nel bridge lascia spazio ad una strofa del rapper giamaicano che aggiunge un tocco energetico al brano. 

 

Eagles – Hotel California

Come molte canzoni da ascoltare al tramonto, anche questa non ha particolari riferimenti a quel momento della giornata, ma lo evoca grazie tramite la musica. Rock statunitense degli anni ‘70, spensierato e allo stesso tempo malinconico in quanto influenzato dal blues. Uno di quei casi nei quali di un’artista in particolare si conosce un solo brano, gli Eagles colpiscono con un ritmo rilassante che culla l’ascoltatore fino al ritornello e all’assolo del bridge. 

The Kinks – Waterloo Sunset 

Leggendario brano della band inglese The Kinks che negli anni ‘60 faceva parte del fenomeno chiamato British Invasion che vedeva la musica britannica catturare le classifiche di tutto il mondo, comprese quelle degli Stati Uniti. Tra questi troviamo i leggendari Beatles e i nostri The Kinks che deliziano con le loro composizioni rilassate e scanzonate, tipiche del rock degli anni ‘60. Waterloo Sunset è uno dei loro brani più famosi, da ascoltare o magari da suonare in spiaggia con gli amici mentre si guarda il tramonto.