Album dei Pink Floyd - Consigli d’acquisto, Classifica e Recensioni
Ci sono band che abbattono le barriere generazionali, così capita che a un concerto possiate vedere un sessantenne seduto al fianco di un quindicenne. Vero che una cosa del genere è più probabile a uno show di un gruppo rock piuttosto che a quello di una boyband o di uno di quei “fenomeni” che vengono fuori dai talent show… ma mettiamo da parte la nostra vena polemica, dopotutto ognuno è libero di ascoltare la musica che gli pare. Dal canto nostro vogliamo parlarvi proprio di uno di quei gruppi capace di abbattere le suddette barriere generazionali e anche se i Pink Floyd come gruppo non esistono più, date uno sguardo a cosa accade quando c’è un tour di David Gilmour o Roger Waters. È il momento di rispolverare la discografia di questa seminale band o meglio, rispolverare una parte, abbiamo selezionato otto album e perdonateci fin da ora se non riusciremo a mettere d’accordo tutti, intanto eccovi un anticipo della nostra selezione: The dark side of the moon è ritenuto da gran parte della critica come il miglior disco della band, assolutamente da ascoltare il brano Time. Come ignorare poi la rock opera The wall? È un altro di quei lavori cui dare la priorità qualora siate a digiuno della produzione del gruppo.
Tabella comparativa
Il meglio del meglio!
Della tracklist fa parte un brano molto bello come Time che è stato uno dei capisaldi della band anche quando si esibiva dal vivo.
Soprattutto i lettori audiofili noteranno che il lavoro di rimasterizzazione non è soddisfacente, il suono è poco brillante rispetto all’originale.
Potremmo definire The dark side of the moon come un album intimo, un viaggio tra pazzia, morte e avidità. La presenza di dieci pezzi dal vivo rende il lavoro ancora più interessante.
La seconda opzione
Disco ambizioso, un viaggio verso la follia con tanti brani meritevoli, tra questi come non citare Another brick in the wall e Comfortably numb?
Il lavoro è abbastanza lungo e questo potrebbe comportare un calo di attenzione da parte dell’ascoltatore.
The wall è una rock opera unica nel suo genere, è un altro di quei titoli da non farsi mancare e da ascoltare a tutto volume.
Da considerare
Un album che nella tracklist comprende Shine on you crazy diamond e Wish you were here va comprato senza se e senza ma.
Il suono è un po’ piatto inoltre il packaging è povero, intollerabile per la ristampa di un disco così importante.
Disco seminale, immediato e di facile assimilazione, lo consigliamo soprattutto a chi non digerisce album troppo lunghi e “impegnativi”.
Gli 8 Migliori Album dei Pink Floyd - Classifica
Vi proponiamo la nostra classifica con i dischi dei PInk Floyd, sottolineiamo che quello che potete leggere in ogni recensione sono i nostri pareri personali. Vi interessa sapere dove acquistare a prezzi bassi uno o più dischi da noi segnalati e venduti online? In questo caso fate riferimento ai link che trovate a margine di ogni recensione. Prima di augurarvi una buona lettura e naturalmente un buon ascolto, vi ricordiamo di confrontare i prezzi.
Contents
1. The dark side of the moon
The dark side of the moon è uno dei dischi più famosi dei Pink Floyd, la copertina con il prisma triangolare, opera di George Hardie (che lavorava per il noto studio di grafica e fotografia Hipgnosis) è probabilmente nota anche ai sassi. L’album fu pubblicato nel 1973 e, un po’ per rimanere in linea con quell’epoca, abbiamo scelto di presentarvi il formato in vinile piuttosto che quello in CD, comunque disponibile per chi non ha un giradischi. A proposito, parliamo di vinile da 180 grammi, quindi qualcosa di bello solido da tenere tra le mani.
Interessante notare che pur non essendo un concept album i brani che lo compongono sono legati da una specie di filo conduttore. La band nei testi affronta temi quali la morte, l’avidità e la pazzia. A nostro avviso il pezzo più riuscito è Time. Ci pare giusto segnalare la bella prova di Clare Torry su The great gig in the sky che anzi, stando a una sentenza, è addirittura coautrice del brano quando prima del 2005 neanche appariva nei credits.
La tracklist in studio la trovate riproposta anche in versione live. Quali difetti ha questo album? Beh la qualità della rimasterizzazione non ha convinto tutti i fan e agli audiofili non è sfuggito che toni medi e alti sono tagliati, inoltre chi ha avuto modo di fare un confronto con la prima edizione del disco ha notato un suono meno brillante.
Pro
Time: Sull’album troviamo uno dei pezzi più belli scritti dalla band, almeno secondo noi, che, non a caso, è diventato una presenza costante delle esibizioni dal vivo.
Clare Torry: Impossibile restare indifferenti alla prova vocale di Clare Torry sul brano The great gig in the sky: è da applausi.
Brani live: Rispetto alla versione originale sono stati aggiunti alcuni pezzi registrati dal vivo, in sostanza è riproposta la stessa tracklist della versione studio.
Contro
Rimasterizzazione: A non tutti è piaciuto il lavoro in fase di rimasterizzazione, innanzitutto il suono è poco brillante ma volendo entrare più nel dettaglio, i toni medi e alti sono tagliati.
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2. The wall
Un disco? No signori, qui abbiamo una rock opera. Siamo nel 1979, la band ha alle spalle oltre un decennio di attività e dunque di esperienza e considerata l’abilità compositiva dei musicisti, ci sono tutte le condizioni per un lavoro ambizioso e che come i fatti hanno dimostrato, ha rappresentato e rappresenta una pietra miliare della musica.
Pink è una rockstar consumata dai suoi tormenti interiori, il padre è morto durante la Seconda Guerra Mondiale, evento certamente importante ma non il solo che spinge Pink a costruirsi un muro immaginario dietro il quale isolarsi. È sicuramente uno dei primi album da comprare per chi ancora non conosce la band perché è uno dei più rappresentativi.
Non ci sono bonus track per questa ristampa ma considerata la mole di musica che c’è, pensiamo sia una scelta comprensibile. Peccato per la qualità audio che non è stata migliorata. Per alcuni la durata potrebbe essere eccessiva.
Pro
Ricco di atmosfere e sfumature: È un album pregno di suggestioni e dettagli da cogliere, ma anche un viaggio claustrofobico nella follia di un uomo.
Tanti brani vincenti: L’album presenta tanti brani che si mantengono su alti livelli, impossibile non citare Another brick in the wall nelle sue tre parti e Comfortably numb.
Contro
Durata: È un disco lungo e questo potrebbe comportare un calo di attenzione dell’ascoltatore o comunque l’impossibilità di sentire l’album tutto d’un fiato.
Qualità: Non che l’audio sia pessimo tuttavia in tanti si sarebbero aspettato un miglioramento che a quanto pare la rimasterizzazione non ha apportato.
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3. Wish you were here
Con Wish you were here siamo al cospetto di un altro grande classico, un lavoro sul quale aleggia il fantasma di Syd Barrett (anche se all’epoca era ancora vivo) la cui inevitabile separazione dalla band a causa dei suoi problemi mentali aveva evidentemente lasciato un profondo segno, un tormento collettivo gridato in Shine on you crazy diamond, un messaggio per l’amico Syd.
Ma Wish you were here non è solo un tributo all’amico, è anche un attacco al music biz come dimostra Welcome to machine. Un’altra perla assoluta è la title track, ancora una volta dedicata al Syd Barrett.
Difetti… non c’è niente da fare, pare esserci un problema con la masterizzazione dei dischi dei Pink Floyd, qui il suono è un po’ piatto. Oltretutto un disco di tale importanza avrebbe meritato se non qualche bonus track quantomeno un packaging migliore.
Pro
Brani: Ci sono almeno due brani fondamentali non per l’album ma per tutta la carriera dei PInk Floyd e per la storia della musica: Shine on you crazy diamond e la title track.
Immediato: È uno di quei dischi immediati, subito assimilabili pur non essendo composto da “canzonette”. Complice la durata media, si ascolta tutto d’un fiato.
Contro
Audio: A nostro avviso il suono dell’album è un po’ piatto, si sarebbe dovuto fare qualcosa di più in fase di rimastering.
Confezione: Per la ristampa di un disco così importante ci saremmo attesi un po’ d’impegno in più per la realizzazione del packaging.
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4. Ummagumma
Ammettiamo di aver avuto non poche indecisioni sul fatto di inserire o meno Ummagumma nella nostra selezione e in quale posizione. Consapevoli che non è certo un uno di quei lavori da podio alla fine abbiamo comunque ritenuto di riservargli una onorevole quarta posizione, anche perché rappresenta una svolta, che tra l’altro all’epoca gran parte della critica accolse favorevolmente. Non è un disco facilmente digeribile secondo noi, lo si ama o lo si odia, non sono ammesse vie di mezzo.
A impreziosire il lavoro danno un contributo alcuni brani dal vivo che sono praticamente l’unica testimonianza live dei primi Pink Floyd, escludendo il Live at Pompei. A proposito di parte live, ci preme sottolineare il brano Careful with that axe, Eugene, scritto a otto mani e precedentemente pubblicato solo come singolo e dove spicca su tutto l’improvvisazione di Gilmour.
La versione studio è quasi frutto di una sorta di sfida tra i membri della band, ognuno ha il compito di scrivere materiale per dieci minuti, in completa autonomia. Il difetto che possiamo riscontrare è probabilmente che l’album a tratti è prolisso rischiando di annoiare durante le parti strumentali che forse avrebbero potuto essere più concentrate. È possibile trovarlo in vendita a un buon prezzo.
Pro
Live: Il disco contiene una manciata di pezzi registrati dal vivo che sono una rara testimonianza dei primi Pink Floyd in sede live.
Careful with that axe, Eugene: Questo brano è praticamente una chicca, era stato pubblicato solo come singolo, la band lo ripropone dal vivo, imperdibile l’improvvisazione alla chitarra di Gilmour.
Prezzo: I rischi che il disco possa non piacere sono in buona parte attenuati dal prezzo basso della versione in CD.
Contro
Prolisso: È nostra opinione che il disco sia eccessivamente prolisso in alcuni frangenti strumentali, cosa che può annoiare l’ascoltatore.
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5. Animals Discovery Edition
Anno 1977, i Pink Floyd danno alle stampe Animals. Si tratta di un disco che la critica aveva accolto con una certa freddezza ma è stato rivalutato. A livello di lyrics c’è tutta l’influenza di George Orwell e del suo libro La fattoria degli animali.
L’album, quindi, è un concept, le specie animali rappresentano le classi sociali, quindi siamo ancora una volta al cospetto di una critica al capitalismo. Ma questo è anche un disco che fatta eccezione per Dogs, scritto a quattro mani insieme a David Gilmour, è partorito da Roger Waters che si è occupato di testi e musiche.
Nel complesso non ha una lunghezza eccessiva ma se escludiamo Pigs on the wing part 1 e 2 che aprono e chiudono il disco i restanti tre brani variano dai 10 ai 17 minuti, quindi belli lunghi. La versione Discovery Edition ha decisamente deluso per il packaging, un sottile cartoncino come cover e un libretto che definire striminzito è poco. Anche la qualità audio poteva essere migliore.
Pro
Coraggioso: Chi non ama la musica commerciale non potrà che apprezzare il coraggio della band a proporre un disco impegnato a livello di concept e volutamente ostico, di certo non è radio friendly.
Concept: Crediamo che il concept alla base dell’album sia ben pensato, una critica spietata al capitalismo mossa servendosi del genio letterario di Orwell.
Contro
Packaging: Il confezionamento di questa Discover Edition ha deluso tutti i fan, una cover fatta con un modesto cartoncino e un libretto che se non ci fosse stato, avrebbe fatto lo stesso per quanto è striminzito.
Audio: Se sono state apportate delle migliorie a livello audio, noi non ce ne siamo accorti, è una ristampa poco curata sotto tutti gli aspetti.
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6. Meddle Discovery Edition
Un disco registrato nei ritagli di tempo durante il tour, Meddle arrivò nei negozi nel 1971 e portava in dote due pezzi che definire fondamentali è poco: la strumentale One of these days con il basso che la fa da padrone (gli appassionati di calcio e programmi sportivi la ricorderanno come sigla del programma Rai Dribbling) e la suite Echoes dura la bellezza di 23 minuti e 30 secondi.
Non è stato un successo immediato ma è un altro di quei lavori che è stato riscoperto nel tempo riguadagnando terreno in termini di vendite. La versione Discovery non è male come suono anche se qualche audiofilo, siamo certi, qualche difetto riuscirebbe a trovarlo con il suo impianto Hi-Fi da 10.000 euro.
Tuttavia dobbiamo affidarci al malcontento di quanti sono rimasti delusi dal packaging, un misero cartoncino e con all’interno un libretto o meglio, un foglietto che non rende giustizia al disco.
Pro
One of these days: La linea di basso del brano si stampa nella mente fin dal primo ascolto, impossibile non restarne coinvolti e affascinati.
Echoes: Proporre un brano che supera abbondantemente i 23 minuti tanto da coprire tutto il lato B di un disco, è scelta che denota coraggio e voglia di libertà di espressione.
Audio: Siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla qualità audio che non sempre è soddisfacente per le ristampe dei dischi dei Pink Floyd.
Contro
Packaging: È un disco confezionato in economica, la versione in CD presenta un cartoncino che contiene uno scialbo libretto.
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7. The Piper at the Gates of Dawn Discovery Edition
Psichedelia allo stato puro, questo è il debut album che ha goduto della geniale follia di Syd Barrett, autore di gran parte dei pezzi, non a caso dopo la sua fuoriuscita l’elemento psichedelico dei Pink Floyd è andato scemando.
L’importanza dell’album è innegabile e non solo perché è stato il primo lavoro della band, ma anche per la presenza di quello che poi è diventato un essere mitologico il cui nome si è legato indissolubilmente ai Pink Floyd nonostante il compianto Syd Barrett abbia preso parte a soli due dischi, nulla se si pensa alla vasta discografia, eppure ha lasciato il segno sia nei compagni d’avventura sia nei fan.
Troviamo due CD, uno in versione mono come l’originale e l’altro, rimasterizzato e stereofonico, così da cogliere le migliorie apportate a livello di qualità del suono. Abbastanza ricco il libretto con dodici pagine che ci sembrano adeguate all’opera mentre la custodia è quel cartoncino che i fan proprio non riescono a digerire.
Pro
Psichedelico: Tutti i fan del rock psichedelico troveranno in questo album tutto ciò che cercano, è un lavoro fondamentale per il genere.
Audio: La rimasterizzazione stereo del disco è ben realizzata, basta fare un confronto con la versione mono compresa nella confezione per cogliere le migliorie.
Libretto: Ci possiamo sicuramente ritenere soddisfatti per il libretto accluso con le sue dodici pagine che ci sembrano adeguate all’importanza dell’opera.
Contro
Packaging: Non proprio il massimo, soprattutto per chi acquista dischi e CD anche per collezionismo…
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8. Pulse
Impossibile non riservare un posto a un album dal vivo, dimensione nella quale i Pink Floyd hanno sempre dimostrato di trovarsi a proprio agio. Pulse fa seguito allo studio album The Division Bell.
La band si è separata da Roger Waters da oltre un decennio e inevitabilmente è un’assenza pesante dal vivo, un vuoto che non si può colmare e sinceramente è questo l’unico ma grosso problema di Pulse. Del resto si sa, all’epoca i reunion tour non andavano ancora di moda.
Sul palco salgono David Gilmour che aveva preso in mano lo scettro, Nick Mason e il compianto Richard Wright cui ormai i fan erano abituati a vederlo andare via e tornare. La qualità audio è eccellente e il packaging ben curato e del resto non poteva essere diversamente. Qui trovate i più grandi successi della band, peccato che manchi Lui.
Pro
Audio: La qualità della registrazione audio è ottima, se avete un buon impianto Hi-Fi chiudendo gli occhi vi sembrerà di essere lì.
Setlist: La scaletta è stata ben concepita e bilanciata tra i migliori successi scritti dalla band, è un disco da far ascoltare anche a quei pochi che non conoscono i Pink Floyd.
Packaging: Il CD è ben confezionato, ci sono tante foto belle da guardare mentre ci si lascia rapire dalla musica.
Contro
Manca una figura fondamentale: Un disco del genere inevitabilmente risente della mancanza di Roger Waters, la cui presenza sul palco avrebbe aggiunto un grande valore a Pulse.
Come scegliere un buon album di Pink Floyd
Non di rado si trovano delle interessanti offerte sul mercato che danno modo a tutti di collezionare i migliori album dei Pink Floyd del 2021, chiaramente si tratta di ristampe ma questo non rappresenta un problema se non si è dei veri collezionisti. Dobbiamo comunque sottolineare come ci siano delle differenze di prezzo non di poco conto tra CD e vinile (più caro rispetto al compact disk), molti produttori stanno puntando proprio su questo formato visto il rinato interesse, ma non sempre prestano la necessaria cura nella produzione, magari andremo a vedere questo aspetto caso per caso quando parleremo dei dischi.
Il nostro intento è aiutare i fan a decidere quale disco dei Pink Floyd comprare o quantomeno quale comprare per primo perché come detto, un fan vuole avere l’intera discografia dei suoi musicisti preferiti. Come abbiamo intenzione di fare ciò? Dando quante più informazioni possibile non solo sull’opera da un punto di vista artistico ma anche ad esempio se ci sono delle bonus track o altre chicche che fanno sempre piacere ai fan. Dunque, se vi interessa sapere come scegliere un buon album dei Pink Floyd continuate con la lettura.
Tra psichedelia e rock progressivo
Dare consigli musicali non è così semplice come sembra, questo perché la musica è qualcosa di soggettivo se non addirittura intimo. Sì la critica è solita fare la classifica del miglior disco dei Pink Floyd, di Hendrix, dei Beatles e così via. Questa comparazione sono solite farle influenti riviste come Rolling Stone, Billboard e nel nostro piccolo, in un certo senso, è ciò che stiamo facendo anche noi.
Ma quali sono i parametri usati da queste riviste per stilare le loro classifiche? I dati di vendita? Il giudizio personale e sottolineiamo “personale” di chi stila le posizioni? A noi interessa che il disco piaccia ai nostri lettori ecco perché se questi ci chiedono un consiglio, gli rispondiamo con una domanda: preferite di più la musica psichedelica, space rock o magari un certo progressive rock?
Nei primi due casi vi conviene gettarvi su quella che ci piace definire l’era Barrett, ovvero quando la band si chiamava The Pink Floyd e appunto c’era Syd Barrett, quindi parliamo dei primi due dischi The Piper at the Gates of Dawn e A Saucerful of Secrets.
Bonus track e raccolte
Capita di avere due dischi identici ma solo all’apparenza, si tratta di edizioni diverse, la prima magari riporta fedelmente la tracklist del disco originale l’altra invece un paio in più se non addirittura un secondo CD o vinile. Capita che la casa discografica per rendere più appetibile sul mercato una ristampa aggiunge delle bonus track, queste possono essere dei pezzi dal vivo, delle versioni demo di brani famosi, versioni alternative e così via.
C’è il caso poi, di album realizzati in formato diverso per determinati mercati, accade spesso con il Giappone, non di rado queste versioni hanno un pezzo in più, si tratta di dischi d’importazione quindi costano anche di più ma sono molto collezionati. Soprattutto chi non conosce bene i Pink Floyd può essere interessato ad avere una panoramica sulla produzione musicale della band, in questo caso la soluzione migliore e anche più economica è comprare una raccolta altrimenti detta Best Of.
Domande frequenti
Quanti album hanno fatto i Pink Floyd?
Facendo riferimento ai soli album registrati in studio, i Pink Floyd hanno lanciato sul mercato quindici dischi nel periodo compreso tra il 1967 e il 2014.
Dopo quale album Roger Waters ha lasciato i Pink Floyd?
L’ultimo album dei Pink Floyd che vede la presenza di Roger Waters è The Final Cut, uscito nel 1983. È interessante notare come tutto il lavoro sia stato composto da Waters che è anche la voce solista. L’unica eccezione è rappresentata da una strofa cantata da David Gilmour per il brano Not now John.
In molti sono concordi nel definire The Final Cut come un solo album di Waters nonostante in studio di registrazione mettano piede anche il già citato David Gilmour e Nick Mason che però si limitano a suonare i loro strumenti. Assente, invece, Richard Wright che aveva lasciato la band a causa di dissidi con Waters. Significativa la dicitura sul retro dell’album “di Roger Waters, eseguito dai Pink Floyd”.
Qual è il concept alla basa di The wall?
Il disco ruota intorno alla figura di Pink, un personaggio di pura invenzione che però molti ritengono essere una sorta di ibrido tra Roger Waters e Syd Barrett. Pink è un musicista orfano di padre (morto in guerra, come quello di Waters) che nel corso della vita ha esperito una serie di avvenimenti negativi che lo hanno spinto a costruirsi intorno un muro immaginario che se da un lato rappresenta una protezione, dall’altro lo soffoca e lo spinge alla follia.
La storia di Pink comincia praticamente dalla sua infanzia, divenuto un musicista affermato, riflette sul suo rapporto con la madre ma anche su quello con i fan. La relazione con la moglie è in crisi, la coppia non comunica, a quel punto Pink si rinchiude dietro il muro ma resta solo, isolato. Un’overdose quasi lo uccide ma viene strappato alla morte dai suoi produttori che sono solo interessati a far salire Pink sul palco e continuare a guadagnare denaro.
Pink arriva alla conclusione che c’è un solo modo per vincere la sua solitudine: deve analizzare la sua vita privata. Per fare ciò mette in piedi un processo, c’è un giudice mentre madre, moglie e maestro ricoprono il ruolo di testimoni a carico. L’esito del processo è la condanna, ma non c’è carcere bensì l’obbligo di abbattere il muro che si era costruito intorno esponendosi così, senza difese, ai suoi simili.
Cosa ha fatto Syd Barrett dopo l’uscita dai Pink Floyd?
Syd Barrett aveva seri problemi mentali (non è stato mai chiaro di quale patologia soffrisse), in molti inizialmente pensavano che recitasse la parte dell’anticonformista ma la verità era un’altra. Uscito dai Pink Floyd ha brevemente intrapreso una carriera solista durata lo spazio di due album: “The Madcap Laughs” e “Barrett”. Successivamente si è dedicato alla pittura e al giardinaggio facendosi vedere molto poco in pubblico fino alla morte avvenuta nel 2006 a causa di un tumore al pancreas. Aveva 60 anni.
Come utilizzare un album dei Pink Floyd
I Pink Floyd sono una band seminale, purtroppo non esistono più e non solo perché il gruppo si è sciolto da tempo ma anche a causa della scomparsa di Richard Wright e Syd Barrett, che comunque pur avendo suonato solo sui primi due dischi, la sua importanza per il gruppo è riconosciuta da tutti. A portare in tour i classici dei Pink Floyd ci pensano da una parte David Gilmour e dall’altra Roger Waters. Per fortuna i dischi incisi, restano.
Vinile o CD
Su quale supporto va ascoltato un album dei Pink Floyd, su vinile oppure su CD? Dalla “competizione” abbiamo escluso le vecchie musicassette, anche se pare stiano tornando di moda. Tenete presente che i vinili che potete comprare oggi sono delle ristampe e spesso neanche di buona qualità, ad ogni modo assicuratevi di comprare un vinile da 180 grammi. I compact disk hanno un buona qualità, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi dischi incisi dai Pink Floyd, questo vale anche per le ristampe.
Impianto Hi-Fi
Innanzitutto lasciate perdere gli MP3 la musica compressa fa perdere un sacco di sfumature che per essere colte richiedono un buon impianto Hi-Fi il quale è anche più importante del supporto su cui è incisa la musica. Non diciamo che serve un impianto per audiofili ma deve essere comunque di medio livello almeno. Il volume deve essere sostenuto ma qui si pone il problema dei vicini e delle altre persone che vivono in casa e bisogna capire che non tutti apprezzano la buona musica. Nella peggiore delle ipotesi, usate delle cuffie ma che siano buone.
Acustica
Se ascoltate i Pink Floyd in cuffia l’acustica della stanza è irrilevante, ma in caso contrario sistemate lo stereo in un ambiente adeguato, meglio se ampio e con pochi ostacoli (mobili). I diffusori è preferibile che si trovino all’altezza delle orecchie. Per quanto ci piaccia ascoltare la musica a volume alto, ricordate che questo deve essere proporzionato o se preferite, calibrato all’ambiente per un ascolto pulito.
In compagnia
La musica è bella s ascoltata da soli, magari per isolarsi dal mondo ma è altrettanto bella da ascoltare in compagnia, riunitevi con amici appassionati, ascoltate il disco e poi discutete delle vostre impressioni.