Physical Graffiti 40Th Anniversary Edition – Recensione

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Principale vantaggio

Dopo i primi quattro dischi ‘numerati’, Physical Graffiti è probabilmente uno degli album dei Led Zeppelin più amati dai fan, forse anche più del precedente Houses of The Holy. Qui il quartetto inglese continua a mostrare una certa maturità, allontanandosi dal rock più sfrenato degli esordi per provare soluzioni più melodiche, senza però mai mollare la vena blues che li contraddistingue. Sono comunque ben lontane le soluzioni troppo ‘prog’ del precedente disco che lasciano spazio al ritmo e a tracce più dirette. Un disco da avere, specialmente se state collezionando l’intera discografia della band. 

 

Principale svantaggio

Si tratta di un disco di ben 82 minuti, una lunghezza a dir poco spiazzante e che solitamente rende difficile l’assimilazione di un disco. Diciamo che nonostante la bravura della band, all’interno di Physical Graffiti troviamo delle tracce poco memorabili (i cosiddetti ‘filler’), non tanto perché mal composte o suonate, quanto perché spesso tendono a perdersi nel minutaggio eccessivo. Questo album non è proprio l’ideale per avvicinarsi ai Led Zeppelin, infatti è meglio arrivarci dopo aver ascoltato i primi lavori. 

 

Verdetto: 9.5/10

Molte band all’apice del successo sono solite proporre il classico ‘discone’, ovvero quello dal minutaggio che supera 40 minuti. Il rischio ovviamente è quello di sfiancare l’ascoltatore e rendere il prodotto poco assimilabile. Physical Graffiti dei Led Zeppelin è probabilmente la loro opera magna che racchiude l’essenza rock-blues della band in maniera più ragionata, senza però abbandonarsi a lavori un po’ ‘estranei’ come successo in Houses of The Holy. Questa edizione per il quarantesimo anniversario si presenta in un cartoncino che non ne valorizza il contenuto, motivo per il quale non possiamo darle un punteggio pieno. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Il ritorno dell’hard rock

Con Houses of The Holy i Led Zeppelin non avevano proprio riscosso un grande successo di critica: il disco si allontanava di gran lunga dall’hard rock selvaggio dei primi quattro lavori, per provare una strada prog rock e folk che si avvicinava alla scena di Canterbury, proponendo tra l’altro alcune tracce completamente ‘fuori genere’. 

Physical Graffiti è probabilmente il primo album registrato dai Led Zeppelin in un periodo di pausa, cosa che ha sicuramente giovato alla composizione delle tracce del disco. Qui si ritorna alle origini, con un hard rock di stampo chiaramente blues, dove comunque troviamo un songwriting più calmo e ragionato che riesce a mantenere compatta l’opera pur attraverso composizioni di diverso tipo. Il disco fu accolto con grande entusiasmo da pubblico e critica, finendo in cima alle classifiche britanniche e statunitensi. Per alcuni è addirittura il disco migliore mai prodotto dalla band. 

Ottanta minuti di musica

Se non avete mai ascoltato questo disco per intero, preparatevi perché la tracklist di Physical Graffiti arriva a un totale di ben 82 minuti di musica. Prima di farvi venire l’acquolina in bocca però, considerate che un minutaggio tale rende un’opera musicale abbastanza difficile da assimilare e questo discorso vale anche per l’album in questione. 

In generale le tracce sono tutte di ottimo livello, specialmente brani come il trio di apertura, Houses of The Holy e Kashmir, quest’ultima caratterizzata da uno dei riff più iconici dell’hard rock\metal, utilizzato anche dai Rage Against The Machine nel brano Wake Up. L’insieme quindi è un’esperienza assolutamente piacevole, dove si spazia dall’hard rock al blues, con inserti rock più classici e tracce folk. 

La produzione del suono è il filo conduttore che lega l’intero disco, tenendolo su sonorità coerenti senza che i brani vadano alla deriva come nel disco precedente. Inevitabile trovare qualche traccia non proprio memorabile che viene ‘schiacciata’ dalla durata del disco e che magari si potrà riscoprire dopo svariati ascolti nel tempo.

 

Il remaster e la confezione

Il prezzo di questo remaster lascia un po’ interdetti, in quanto non giustifica affatto il packaging a dir poco grossolano del disco, tra l’altro non specificato nella descrizione del prodotto. La custodia di carta sottile rende veramente poca giustizia ad un disco di questo calibro, inoltre non protegge il contenuto con efficacia, risultando anche poco bella da esporre in una collezione. Per quanto riguarda la rimasterizzazione delle tracce, possiamo ritenerci soddisfatti, il lavoro è stato eseguito egregiamente e aggiunge un tocco di modernità al sound, aprendolo e rendendolo più chiaro senza snaturarlo. 

 

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