Dieci album sono pochi per raccontare il rock ma questa è la nostra selezione anche se siamo consapevoli di non poter mettere tutti d’accordo.
La musica non è una competizione, nonostante ci propinino concorsi musicali e festival con vincitori e sconfitti. Le note corrono sul pentagramma non dietro un pallone o su un autodromo ecco perché i dieci dischi che secondo noi hanno fatto la storia del rock non vanno intesi come una classifica, dunque non fate caso all’ordine con il quale li presentiamo e soprattutto non considerate le nostre opinioni come verità assoluta.
La musica è soggetta ai gusti, alle emozioni di chi l’ascolta anche se oggettivamente ci sono album che più di altri sono emersi per popolarità e per come hanno influenzato generazioni di musicisti che proprio grazie a questa musica hanno deciso di comprare le migliori chitarre elettriche e mettere in piedi una band.
Contents
Led Zeppelin IV
I Led Zeppelin hanno scritto pagine importanti della storia del rock, pescare dalla loro discografia non è semplice. Alla fine abbiamo ritenuto opportuno puntare su Led Zeppelin IV non fosse altro per un brano incredibile e meraviglioso come Stairway to Heaven ma anche per le travolgenti Rock and Roll e Black Dog. L’album fu pubblicato nel 1971 dalla Atlantic Records e probabilmente rappresenta l’apice creativo di Robert Plant (grandiosa la sua prova dietro al microfono), Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham.
Guns N’ Roses – Appetite for destruction
Se vi piace il rock stradaiolo converrete con noi che Appetite for destruction assolutamente non poteva essere lasciato fuori dalla classifica, con buona pace di chi si aspettava solo album pubblicati negli anni ’70. Il disco arrivò nei negozi in una calda estate del 1987 ma, a causa di una copertina giudicata eccessiva, le prime stampe furono ritirate per essere sostituite con una cover che non causasse problemi a qualche negoziante benpensante. E chi lo avrebbe mai detto che la primissima edizione di Appetite for destruction sarebbe diventato un oggetto da collezione? Ma concentriamoci sulla musica ovvero sulle hit Welcome to the jungle o Sweet child o’mine, un pezzo magari banale ma che l’assolo di Slash fa alzare di livello.
Jethro Tull – Aqualung
Nel 1971 i Jethro Tull pubblicarono Aqualung, un disco che aveva il compito di spazzare via le brutte critiche ricevute all’epoca dal predecessore Benefit. Ebbene la prog rock band di Blackpool seppe riprendersi la sua rivincita e anche i critici più feroci dovettero riconoscere che i Jethro Tull avevano inciso un disco che sarebbe entrato di diritto nella storia del rock.
Deep Purple – Machine Head
Nel 1972 i Deep Purple diedero alle stampe Machine Head. La formazione è quella classica dunque con Ian Gillan alla voce, Ritchie Blackmore alla chitarra, Roger Glover al basso, Ian Paice alla batteria e l’immenso John Lord all’Hammond. Il disco fu registrato a Montreux, Svizzera. Non era certo una novità per le rock band dell’epoca registrare da quelle parti ma la menzione è d’obbligo poiché un incendio che interessò il casinò di Montreux ispirò quello che forse è il brano più celebre dei Deep Purple, Smoke on the water.
Rainbow – Rising
Ritchie Blackmore ha fatto cose egregie anche fuori dai Deep Purple e i suoi Rainbow meritano di essere ricordati nella storia del Rock. Rising è il secondo disco composto dalla band ed è segnato da uno stravolgimento della line up. Non fanno più parte della partita Craig Gruber, Micky Lee Soule e Gary Driscoll. Al loro posto Tony Carey ma soprattutto musicisti del calibro di Jimmy Bain e Cozy Powell. Confermatissimo al microfono Ronnie James Dio.
Così composta la formazione entra in studio di registrazione e ne esce con Rising, pubblicato nel 1976. Da segnalare la grandiosa sezione ritmica con il duo Powell/Bain che pesta alla grande e l’ottimo tappeto sonoro tessuto da Carey che s’intreccia con la chitarra di Blackmore. Quanto a Dio… beh, il suo nome dice tutto.
The Jimi Hendrix Experience – Are you experienced
Sono in molti a ritenere Are you experienced uno dei migliori debut album di sempre. Il disco, pubblicato nel 1967 attirò immediatamente l’attenzione di critica e pubblico, anche perché nel frattempo Jimi Hendrix si era fatto notare per aver dato fuoco alla sua chitarra al termine della sua esibizione al Monterey Pop Festival. Va comunque detto che in Inghilterra era stato pubblicato prima di quell’evento e fin da subito i dati di vendita furono lusinghieri.
AC/DC – Back in Black
La carriera degli AC/DC avrebbe potuto concludersi con Highway to hell, ultimo disco registrato con Bon Scott alla voce. Sconvolti dalla morte di Scott, la band pensò seriamente di far calare il sipario. Così non fu, venne reclutato Brian Johnson e gli AC/DC entrarono in studio per registrare Back in Black, un album pieno di hit e tra i migliori della loro carriera.
Pink Floyd – Wish you were here
A leggere il nome Pink Floyd in molti si sarebbero aspettati The dark side of the moon, ma invece abbiamo scelto un disco altrettanto valido secondo noi. Wish you were here è stato pubblicato nel 1975 e nelle intenzioni della band voleva essere una critica al music biz. Il lavoro si apre con la bellissima Shine on you crazy diamond che ha un intro da brividi. Da segnalare anche la title track, molto bella sebbene si tratti un brano semplice.
UFO – Phenomenon
Nel 1974 gli UFO pubblicarono Phenomenon, loro terzo lavoro che tra le altre tracce contiene la hit Doctor Doctor. In particolare Michael Schenker sembra essere molto ispirato. Il chitarrista, all’epoca 18enne, si era già messo in mostra con i tedeschi Scorpions, band fondata dal fratello Rudolf con i quali aveva registrato due dischi.
Black Sabbath – Paranoid
Ai Black Sabbath bastarono cinque giorni per registrare uno dei dischi più importanti della loro carriera. Paranoid, che nelle intenzioni originali avrebbe dovuto intitolarsi War Pigs come la opener. L’album ottenne un successo immediato e contribuì a far nascere quello che poi sarebbe stato conosciuto come l’heavy metal.