Quante volte avete sentito di invenzioni o importanti scoperte scientifiche nate per caso? Insomma, anche nella scienza il “fattore c” ha la sua importanza ma non è l’unico.
Per inventare qualcosa di rivoluzionario ci vuole anche un po’ di fortuna ma se vi dicessimo che pure dal gioco possono nascere delle invenzioni? Beh, a essere sinceri non lo diciamo noi ma Steven Johnson, anzi, Steven Berlin Johnson così se lo “googlate” non rischiate di imbattervi in informazioni su una brutta malattia che niente ha a che vedere con il nostro articolo.
Ma chi è Steven Berlin Johnson? È un giornalista e scrittore statunitense con numerosi libri all’attivo e collaborazioni con Wired, Slate e Discover Magazine. Vogliamo proporvi il suo ragionamento sulle invenzioni perché lo riteniamo parecchio interessante e riguardano anche gli strumenti musicali, anzi, praticamente è da lì che parte il suo discorso, subito dopo la morte di alcuni dinosauri. Cosa c’entrano? Lo scoprirete tra un attimo ma mettetevi comodi perché il nostro viaggio comincia da molto lontano.
Il flauto
Il ragionamento di Johnson comincia con la morte, quella di un orso, un mammut e un grifone. Il primo muore in Slovenia, il secondo e il terzo in quella che oggi conosciamo come la Germania. Si tratta di animali diversi morti in epoche differenti. All’apparenza non hanno nulla in comune se non l’appartenenza al mondo animale, ma c’è dell’altro; le loro ossa, finite nelle mani dell’uomo, sono state trasformate in flauto.
Dal flauto alla tastiera
Pensateci un attimo: l’uomo inventa praticamente da sempre. Crea oggetti utili, pratici, fondamentali alla sua sopravvivenza. Un flauto che utilità può mai avere? Perché inventarlo se non serve a cacciare, a coltivare e così via? Eppure è questo che l’uomo fa, inventa cose anche per divertirsi. Detta in questo modo sembra tutto troppo frivolo eppure gran parte delle invenzioni ludiche sono la scintilla per grandi trasformazioni non solo nella scienza ma anche a livello politico e sociale.
Ma torniamo al flauto. Alla fine si trattava di soffiare l’aria in un tubo al fine di produrre dei suoni ma poi l’idea alla base stessa dello strumento è stata usata per qualcosa di più complesso come l’organo, nato circa 2000 anni fa. In questo caso i suoni erano attivati mediante l’uso di piccole leve con le dita: è così che è nata la prima tastiera musicale economica. Si è passati al clavicembalo poi al pianoforte. Alla metà del diciannovesimo secolo la tastiera non serviva più solo per generare suoni ma anche lettere. Sapete come veniva chiamata la prima macchina da scrivere? Il clavicembalo scrivente.
L’evoluzione musicale
Sempre dall’idea del flauto nacque un altro strumento. Durante il rinascimento islamico tre fratelli di Bagdad costruirono un organo automatizzato, una sorta di carillon gigante. L’organo suonava le canzoni grazie a delle istruzioni codificate impresse su un cilindro. Per cambiare canzone bastava sostituire il cilindro. In sostanza si trattava di uno strumento programmabile.
Comprendete l’importanza di questa invenzione e quali sono state le sue conseguenze? Non gente che ballava in strada, era nato un rudimentale concetto di hardware e software. Riflettete, giustamente associamo hardware e software ai computer che nacquero per scopi militari ma questi concetti sono giunti a noi non per necessità e ancor meno per attaccare o difendersi da un nemico ma solo per la felicità di osservare una macchina che suona da sola. Per 700 anni le macchine programmabili servivano solo per fare musica, nel 1700 erano un oggetto destinato all’elite parigina, giocattoli nelle mani di persone facoltose.
Molti uomini di spettacolo usavano cilindri codificati per controllare i movimenti dei cosiddetti automi. Jacques de Vaucanson inventò un suonatore automatico di flauto e da lì prese l’idea per realizzare il telaio programmabile. Il problema era il costo dei cilindri e il tempo necessario per farli. Le cose cambiarono con un altro inventore francese, Jacquard che pensò bene di sostituire i cilindri con schede di carta perforate che successivamente ispirarono Charles Babbage per inventare il motore analitico ossia il primo computer programmabile. Lo sapevate? Fino agli anni ‘70 la schede perforate sono state usate per i computer.
Antenati dei PC
La domanda da porsi, a questo punto, è la seguente: cosa ha reso possibile la nascita dei computer così come li conosciamo oggi? Ok, i militari hanno avuto il loro ruolo, tuttavia sono stati indispensabili altri oggetti come carillon robot suonatori di flauto, tastiere, disegni su tessuto ecc. Il succo del discorso è che un sacco di idee e tecnologie che hanno cambiato il mondo hanno origine nel gioco e quindi non sempre le invenzioni sono la conseguenza di dover soddisfare una necessità.
La condizione mentale del gioco ci porta a ricercare nuove possibilità, è esplorativa. Lo spirito di ricerca è esplicativo del perché tante cose nate per il solo fine di divertire hanno avuto come conseguenza delle profonde innovazioni. In conclusione del suo ragionamento Johnson afferma: “Troverete il futuro ovunque la gente si diverta di più”.