Cause, misteri e falsi miti sulla morte di Jim Morrison

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

La morte dell’ormai leggendario cantante dei Doors è ancora motivo di discussione tra gli appassionati di musica rock. 

 

Se amate il rock, l’hard rock e l’heavy metal, probabilmente avete sentito parlare almeno una volta del Club 27. Questo particolare nome fu creato dai critici musicali per racchiudere tutti i rocker famosi deceduti all’età di 27 anni. Tra questi troviamo artisti più recenti come Amy Winehouse e Kurt Cobain, così come tre leggende del rock settantiano, ovvero Jimi Hendrix, Janis Joplin e James Douglas Morrison, in arte Jim Morrison

Jim Morrison e la sua morte sono stati oggetto di discussioni tra gli appassionati, ma prima di parlarne è bene conoscere qualcosa in più sul personaggio e sulla sua carriera nei The Doors. 

Il frontman del gruppo rock psichedelico The Doors è stato probabilmente la rappresentazione vivente di cosa ci si poteva aspettare (e forse ci si aspetta ancora, un po’ ingenuamente) da una rockstar. Amante della poesia (specialmente quella francese) e dell’arte in generale, oltre che ovviamente della musica, di bell’aspetto, amante dell’alcool e delle droghe, dalla voce profonda e dalla capacità di creare testi maledetti, Jim Morrison non si è mai tirato indietro dal provocare il sistema e anche le forze dell’ordine. Soprannominato lo ‘Sciamano’, Jim Morrison viveva le esibizioni dal vivo come dei veri e propri riti, trasformando gli eventi in una sorta di cerimonia. 

Probabilmente, anche se siete molto giovani, avrete ascoltato almeno una volta un brano dei The Doors, oppure lo avrete trovato sul vostro canzoniere per chitarra. I brani della band, caratterizzati dalla tastiera di Ray Manzarek, venivano quasi recitati da Jim Morrison con la sua voce profonda e graffiante. Le canzoni di Morrison affrontavano spesso temi poco allegri e anche quando cantava testi più rilassati, riusciva comunque a dare un tocco di malinconia al brano. 

Ciò che Morrison portava nella musica e sul palco era la sua intimità, si lasciava andare in tutto e per tutto, spesso facendo uso di droghe per cercare di rompere il ‘velo’ della realtà. Nel 1970, durante un Tour dei Doors che comprendeva tappe negli Stati Uniti, in Canada, a Londra e a Parigi, Jim Morrison cominciò a dare i primi segni di cedimento nei confronti della musica e della sua band. Il cantante era ormai esausto dalla sua vita da rockstar, al punto da prendersi una pausa per trasferirsi nella sua amata Parigi.

Secondo alcune fonti, Morrison Jim decise di vivere a Parigi per ritrovare se stesso, nel luogo dove avevano vissuto Baudelaire, Verlaine e Rimbaud, i suoi poeti preferiti. Non solo, ma Jim Morrison portò con sé anche diversi scritti e due pellicole dei suoi lavori da regista che avrebbe voluto completare con la nota regista Agnès Varda. 

A Parigi continuò la sua storia con la sua storica compagna Pamela Courson, con la quale alloggiò all’Hotel George V a pochi passi dagli Champs-Élysées. In seguito andarono a vivere a casa della modella Elizabeth Lariviere, in un elegante palazzo nel quartiere di Saint Paul-Le Marais. 

Qui i due trascorsero quasi un anno, durante il quale Jim Morrison iniziò ad accusare crisi d’asma e ad avere una forte tosse che ogni tanto lo portava ad espettorare sangue. Bisogna ovviamente tenere conto del fatto che Jim Morrison e Pamela Courson non avevano certo smesso di bere, di fumare e di drogarsi durante il loro soggiorno parigino. L’uomo era ingrassato e, a detta di alcuni critici musicali, girava per Parigi come se fosse l’ombra di se stesso, privo di qualsiasi tipo di energia e contento solo di fermarsi con Pamela nei vari bar per bere. La stessa Pamela si procurava l’eroina frequentando la nobiltà parigina, nello specifico Jean de Breteuil, pusher dell’alta società parigina conosciuto anche come il ‘’Conte’’.  

Il 3 luglio del 1971, dopo essersi coricato, Jim Morrison cominciò a vomitare e rantolare, poi dopo essersi ripreso decise di farsi un bagno caldo. Verso le 8 di mattina, Pamela si alzò per andare in bagno e trovò il corpo esanime di Jim Morrison nella vasca. Un pompiere arrivato dopo la chiamata di soccorso, provò a rianimare Morrison ma senza successo. Il medico legale arrivò solo verso le 11 e dopo un’analisi tutt’altro che meticolosa, dichiarò Jim Morrison morto per arresto cardiaco. 

Jim Morrison fu sepolto al cimitero di Père-Lachaise, dove la sua tomba è ancora oggetto di pellegrinaggio da parte di molti appassionati. 

Come per ogni rockstar, anche la morte di Jim Morrison ha visto una serie di teorie particolari ordite dai soliti complottisti. Un cantante rock morto genera sempre ogni tipo di speculazione, una sorta di morbosa ricerca della bugia nascosta, generata probabilmente dalla difficoltà di accettare la mortalità di esseri umani come noi che però vengono visti come degli dei. Alcuni vogliono che ci sia stata addirittura dietro la CIA, intenzionata ad eliminare artisti e musicisti potenzialmente pericolosi, in quanto in grado di inneggiare le masse contro il governo di Nixon e la guerra del Vietnam. 

Ancora più bizzarra è la classica teoria della morte inscenata. Morrison avrebbe più volte dichiarato di voler mettere in scena la sua morte per potersi ritirare ad una vita più pacifica. L’analisi frettolosa del medico e Pamela come unica testimone, hanno fatto immaginare agli appassionati che Morrison abbia ordito una meticolosa messa in scena, per poi ritirarsi alle Seychelles o in Africa.  

In realtà, considerata la vita assolutamente sregolata e di totale abbandono di Morrison, resta plausibile la morte per cause naturali, dovuta al mix di droga, alcool e fumo al quale lui e Pamela si sottoponevano giornalmente. Non è un caso che anche la donna morì qualche anno dopo di overdose, infelice senza il suo amato Jim, nonostante fosse la sua unica ereditiera. 

Nonostante quindi le varie teorie, Jim Morrison se n’è andato prematuramente, così come tanti altri artisti che avrebbero potuto dare ancora molto alla musica rock. 

 

 

Vuoi saperne di più? Scrivici!

0 COMMENTI