Com’è nato il flamenco?

Ultimo aggiornamento: 24.04.24

 

Quando si parla di musica spagnola si pensa subito al flamenco, scopriamo di più sul folklore e sulla sua tradizione.

 

Se dovessimo distinguere i vari paesi del mondo per la musica, allora la Spagna si distinguerebbe subito per la cosiddetta ‘chitarra flamenca’ e per la tipica danza spagnola

Nonostante il flamenco sia diffuso in tutta la Spagna e in alcuni paesi dell’america latina, in realtà questa forma di danza e musica si è originata in Andalusia, una comunità autonoma al sud della penisola Iberica che ancora oggi porta avanti le tradizioni e il folklore della Spagna autentica. 

Le splendide città di Granada, Siviglia e Cordoba sorprendono per il connubio tra l’architettura medio-orientale, testimone del lungo dominio dei Mori che hanno contribuito a creare la cultura spagnola e a forgiare la lingua del paese così come la conosciamo. Nelle stradine di questa città capita di vedere esibirsi chitarristi abilissimi accompagnati da ballerine di flamenco, così come nei locali dove è possibile assistere a degli spettacoli mentre si provano varie marche di Rum e vino. 

 

Le origini del Flamenco

Il nome ‘flamenco’ si traduce dallo spagnolo con ‘fenicottero’. Le origini del nome sono state tema di grandi dibattiti tra gli storici e gli appassionati: alcuni lo fanno risalire alla lingua araba dall’unione dei termini felag (contadino) e mengu (errante), altri invece definiscono il ‘flamenco’ come un termine usato per definire ciò che veniva dalle Fiandre. 

Cosa ha a che fare il Belgio con la Spagna? Ebbene i due paesi sono stati protagonisti di una lunga guerra, al termine della quale ovviamente la popolazione belga veniva vista di cattivo occhio dagli spagnoli. Si può quindi pensare che ‘flamenco’ sia quasi un termine spregiativo per definire gente poco raccomandabile, un termine che probabilmente veniva utilizzato anche per definire i gitani. 

A differenza di ‘flamenco’ il termine gitano non ha un significato spregiativo, infatti veniva semplicemente usato per indicare le popolazioni di lingua ‘romanì’ insediate in Andalusia da moltissimo tempo. E furono proprio i gitani a contribuire alla creazione della forma di musica, ballo e cantato che oggi conosciamo come Flamenco. Andando più nel profondo si possono anche fare delle distinzioni, il flamenco di Granada sarà diverso dal flamenco di Siviglia per temi e interpretazione, entrambi influenzati dagli artisti che hanno fatto parte della scena del luogo.

 

Tra i gitani e gli arabi

Nel XVIII secolo il flamenco cominciò ad assumere una sua forma e ad apparire nella letteratura dell’epoca. Essendo la Spagna una vera e propria centrifuga di culture, non è un caso che il flamenco si sia sviluppato con caratteristiche tipiche della musica araba e cristiana, arricchito però dalla cultura gitana nel canto e nella danza. Arte di gusto squisitamente popolare, ma allo stesso tempo raffinata nell’esecuzione, il Flamenco si sposta lentamente dalla strada ai locali, specialmente all’inizio del XIX secolo con il romanticismo. 

La classe borghese sempre più attratta dal folklore inizia a riunirsi nei cosiddetti cafés de cantes, dove il flamenco comincia a farsi apprezzare grazie a spettacoli dove vengono messe in mostra le abilità degli artisti nel cante, nel baile e nel toque. Dal 1950, con la nascita della discografia moderna, il flamenco diventa un fenomeno internazionale anche grazie ad artisti di altissimo livello come il chitarrista Francisco Sanchez Gomez, conosciuto con lo pseudonimo di Paco De Lucia. 

 

Il toque

Se nella musica folkloristica di molti paesi la chitarra si costruisce di giri di accordi o arpeggi per accompagnare la voce, nel flamenco assume il ruolo di assoluta protagonista. La musica spagnola tradizionale vanta infatti la chitarra flamenca che tutt’oggi considerata una delle più complicate a livello tecnico, sia per le parti ritmiche sia per l’esecuzione delle scale. Virtuosismo, passione e ritmo sono i tre principi fondamentali della chitarra flamenca che stupisce proprio per il suo ‘calore’ e i suoi funambolici assoli di grande feeling. 

Al pari dello stile ‘classico’, la chitarra flamenca si suona con le dita (appunto il toque) e nella maggior parte dei casi si sviluppa sulla tipica cadenza andalusa del IV, III e I grado della scala musicale che in gergo tecnico viene definito ‘frigio flamenco’ o ‘frigio dominante’. L’abilità del musicista consiste nel suonare le parti ritmiche e quelle soliste contemporaneamente, colpendo la parte della cassa per enfatizzare il ritmo. Molte tecniche del flamenco sono state poi riprese in altri generi musicali, come ad esempio il ‘tremolo’ e gli ‘arpeggi’ usati rispettivamente nelle ritmiche e negli assoli metal e hard rock. 

 

Il baile

Il ballo flamenco rappresenta la musica in movimento. La tipica danza andalusa è caratterizzato da elementi coreografici come il famoso ‘zapateado’, ovvero il calpestare ritmicamente il terreno. La ballerina e il ballerino flamenco possono suonare anche le nacchere o il tamburello per accompagnare la ritmica della chitarra, alternandola con il zapateado. 

Questo stile di danza viene definito ‘baile grande’ o ‘baile chico’, mentre quelli più lenti si definiscono ‘baile intermedio’. Curiosamente le ‘castanuelas’, ovvero le nacchere spagnole hanno avuto origine a Creta dove si soleva suonare due conchiglie unite. Le castanuelas vengono prevalentemente suonate dagli uomini, mentre una ballerina di flamenco unirà le coreografie con lo zapateado e lo jaleo, ovvero il battito di mani. 

Il cante

Come molte canzoni popolari, anche la tradizione dei gitani ha portato lo sviluppo del canto nel flamenco, con temi ovviamente legati al folklore e alla vita popolare. Il cantato nel flamenco spesso si contrappone all’energia delle chitarre e del ballo, con uno stile lento e profondo che ispira una certa malinconia. Il cantante flamenco spesso si esibisce da solo, senza alcun accompagnamento, in uno stile definito ‘a palo seco’. Dell’arte flamenca il cantato è probabilmente la parte meno accessibile, sebbene sia molto amato dagli appassionati in quanto estremamente evocativo. 

 

 

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