Joshua Kiszka e Greta Van Fleet: la rinascita del rock?
Il giovane gruppo rock statunitense sta facendo davvero parlare di sé, nel bene o nel male. Molto amati dalle nuove generazioni, ma spesso malvisti dai rocker più ‘anziani’, i Greta Van Fleet sono un po’ il fenomeno del momento.
Gli appassionati dei Led Zeppelin non sono semplici fan, sono praticamente devoti a un culto. Le grandi band inglesi hanno un po’ questo potere sugli appassionati, basta vedere i Pink Floyd, i Deep Purple, i Black Sabbath e gli Iron Maiden, che possono vantare eserciti di fan di ogni età.
Ora, la tifoseria ‘da stadio’ nella musica non è mai una cosa troppo positiva, in quanto esclude qualsiasi capacità critica ed analitica, impedendo discussioni costruttive che potrebbero portare alla scoperta anche di nuove band e realtà delle quali non si conosce l’esistenza.
Questi ‘rocker’ più oltranzisti spesso si lamentano della musica commerciale moderna, diventata dominio assoluto dell’elettronica, dell’R&B, del new soul e della trap. E cosa succede quando una rock band giovane come i Greta Van Fleet ottiene un buon successo? Ebbene, non sono contenti neanche in questo caso, ma non c’è da attribuire loro tutti i torti, d’altronde come ogni cosa occorre vedere tutti i punti di vista.
Chi sono i Greta Van Fleet
I fratelli Joshua, Jake e Samuel Kiszka dei Greta Van Fleet, accompagnati dall’altrettanto giovane batterista Daniel Wagner si sono fatti un nome con il disco Anthem of the Peaceful Army e ad aprile 2024 hanno colpito di nuovo con il disco The Battle at Garden’s Gate. La cosa che più fa infuriare i fan del rock anni ‘70 è la nomina che questa band di ragazzi ha avuto dalla stampa specializzata: i nuovi Led Zeppelin.
Vuoi un po’ per i riff di chitarra e gli assoli con pedale multieffetto, vuoi un po’ per lo stile vocale e le trovate di Joshua Kiszka e per il drumming di Wagner che si ispira largamente (e ottimamente) a John Bonham, non è difficile pensare che i Greta Van Fleet siano un gruppo simile ai Led Zeppelin sia per sonorità sia per le composizioni.
In realtà c’è da dire una cosa: i brani dei Greta Van Fleet hanno un suono più ‘aperto’, per non dire ‘commerciale’ rispetto ad alcune opere dei Led Zeppelin. C’è una freschezza moderna nel suono e nella produzione, come anche in alcune soluzioni compositive che prendono spunto anche dal rock blues e dal country blues americano. Le soluzioni sono meno ricercate rispetto a quelle della band di Page e Plant, ma sono comunque molto efficaci.
Insomma, non sono proprio dei cloni, questi giovani ci mettono del loro ispirandosi alle loro band preferite. Certo, forse il cantato di Josh Kiszka potrebbe assumere un’identità più personale nel corso degli anni, ma a parte questo ci troviamo di fronte a due band diverse. E allora perché diversi rocker si infuriano così tanto davanti a questo nuovo fenomeno? Dovrebbero in realtà gioire del fatto che finalmente un gruppo di giovani ragazzi (età media 24 anni, quindi con grande margine di miglioramento) si appassioni al rock e all’hard rock.
Insomma, nessuno ha avuto niente da ridire quando gli australiani Airbourne sono arrivati sul mercato, portando la loro proposta chiaramente ispirata (e a tratti davvero troppo simile) ai connazionali AC\DC. Le ispirazioni nel mondo della musica sono molteplici e gli stessi Led Zeppelin hanno spesso preso pagine in prestito da altri artisti.
Colpa del successo commerciale?
Mettiamola così: se i Greta Van Fleet fossero rimasti un fenomeno ‘underground’ probabilmente adesso molti detrattori ne starebbero tessendo le lodi. Magari è stata un po’ a causa di alcune ‘esaltazioni’ esagerate tipiche dei tempi moderni ad aver suscitato lo sdegno di molti, oppure magari per il modo di presentarsi dei componenti della band, forse un tantino artefatto.
In effetti è proprio qui che l’opinione si divide: ad alcuni sembra un po’ forzato il ‘vestiario’ da palco usato dalla band che per ovvie ragioni anagrafiche non ha certo vissuto le mode degli anni ‘70. Si potrebbe infatti pensare che i Greta Van Fleet siano un esperimento commerciale, la classica moderna meteora che nel giro di qualche anno verrà sostituita da un’altra band.
Da una parte questo può succedere, perché il mondo della musica ormai tende ad autofagocitarsi: anche in Italia fino all’anno scorso regnavano trap e rap, mentre quest’anno sembra che la rinascita del rock sia arrivata anche da noi con i Maneskin che si sono proposti con un sound molto simile al quartetto del Michigan.
La rinascita del rock?
I Greta Van Fleet quindi non hanno alcuna colpa, anzi sono musicisti capaci di scrivere buone canzoni che hanno convinto anche molti rocker di vecchia data. Da qui a parlare di rinascita di un genere però forse è un po’ esagerato, sempre per il discorso affrontato in precedenza, sul fatto che le mode ormai cambiano con una velocità incredibile.
Se prima una corrente musicale poteva avere successo per un decennio, ora parliamo di pochi anni. Merito\colpa del web sul quale è possibile trovare tante di quelle proposte in un singolo giorno da non avere neanche il tempo di assimilarle. Di sicuro però è un bene che ci siano giovani band in grado di proporre musica suonata con strumenti, in un’epoca dove il PC e le produzioni con software musicali sono all’ordine del giorno.
Forse i critici più oltranzisti dovrebbero chiedersi se preferiscono dei gruppi in grado di proporre la musica che amano, oppure vedere il lento declino del rock, mantenuto solo dai pilastri del passato che ormai stanno del tutto scomparendo.
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