Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

Scegliere il giusto strumento può non essere semplice ma, se c’è la passione per la musica, la propria strada prima o poi si trova. 

 

Ricordo ancora quando, per i 14 anni, i miei genitori mi regalarono la prima chitarra. Avevo espresso il desiderio di imparare a suonare uno strumento, ma il pianoforte non faceva proprio per me e non si adattava ai miei gusti musicali in via di sviluppo. Al tempo regnava la scena grunge di Seattle, caratterizzata da un misto esplosivo di riff distorti e soluzioni acustiche piene di pathos. Il mio mangiacassette era dimora perenne dei Nirvana, Alice in Chains e Pearl Jam, con qualche visita occasionale da band come Soundgarden e Smashing Pumpkins. Proprio per questo la chitarra fu la mia scelta, come d’altronde fu quella di molti giovani cresciuti tra gli anni ‘80 e i ‘90. 

Seguendo una vecchia ‘teoria popolare’, secondo la quale per imparare a suonare la chitarra elettrica si doveva passare dalla classica, mi trovai tra le mani una buona classica per principianti sulla quale cominciai a muovere i primi passi (o le prime dita), studiando i giri d’accordi grazie ad un pratico manuale. 

 

Impegno e perseveranza

Le difficoltà iniziali non tardarono ad arrivare. Le mani non abbastanza sciolte o snodate, il dolore per la formazione dei calli e la mancanza di un’impostazione tecnica furono notevoli ostacoli che faticai parecchio a superare da autodidatta. Superati i primi mesi e formati i calli, il tutto sembrò un filo più semplice, almeno per quanto riguarda l’apprendimento dei giri di accordi base e lo studio di alcuni brani famosi. 

Se ripenso a quei tempi spesso mi chiedo: ma perché non sono andato da un maestro? Probabilmente per seguire le orme dei musicisti delle band che adoravo, molti dei quali autodidatti. A questo si aggiungevano alcune considerazioni di amici già maggiorenni che avevano espresso un po’ di disprezzo verso i maestri di chitarra della zona dove ero cresciuto, troppo impostati sul metodo classico e poco avvezzi a far studiare ai giovani i generi musicali emergenti. 

E così da autodidatta continuai lo studio, arrivando a completare la classica ‘Stairway To Heaven’ dei Led Zeppelin, svariati brani dei Nirvana e qualche ballata dei Guns’n’Roses. Dal grunge, iniziai ad avvicinarmi all’hard rock e al metal, cosa che fece aumentare il mio desiderio di passare alla chitarra elettrica. 

 

Da classica a elettrica

Il passaggio avvenne dopo un anno e mi trovai davanti uno strumento decisamente più stretto e pratico. Le mie mani già abbastanza snodate e allargate dai mesi passati sulla classica, si trovarono a loro agio sulle posizioni degli accordi, ma decisamente di meno per quanto riguarda la distorsione. Entravo in un mondo nuovo, dove oltre a cercare la pulizia del suono, era necessario tenere a bada il gain dell’amplificatore che sembrava ‘sporcare’ anche le singole note della pentatonica. 

E così lentamente scoprì che nel metal e nell’hard rock gli accordi ‘aperti’ venivano sostituiti dai cosiddetti ‘power chords’. Nonostante per molti il metal sia ‘solo rumore’, posso assicurare ci vuole una buona tecnica per suonare anche solo la ritmica più semplice di un brano dei Metallica. La coordinazione tra mano sinistra e mano destra dev’essere impeccabile, mentre il plettro deve diventare una diretta estensione del proprio corpo. 

Dopo aver provato a suonare qualche brano per conto mio, iniziai a fare un po’ di confusione. Inoltre ascoltando chitarristi del calibro di Marty Friedman dei Megadeth e Chuck Schuldiner dei Death, iniziai a perdere un po’ di fiducia in me stesso. Posso ritenermi però abbastanza fortunato, in quanto chiacchierando con un gruppo di amici, scoprì che un conoscente ‘metallaro’ dava lezioni di chitarra senza però appesantire gli allievi con dose elevate di teoria. Mi misi subito in contatto con lui e sin dalle prime lezioni mi resi conto di quanto il periodo da autodidatta mi avesse fatto male: impostazione delle dita completamente sbagliata, assolutamente poco preciso sul metronomo e ovviamente tutta una serie di dettagli per la pulizia del suono che avevo completamente ignorato. 

 

L’esperienza si fa… suonando

Dopo un anno di lezioni e assidua pratica a casa, cominciai ad avere più fiducia nelle mie possibilità, al punto da cominciare a scrivere i primi riff, mentre per gli assoli ci volle un po’ più di tempo. Una volta maggiorenne e iscritto ad un’università in un’altra città, trovai la prima band e continuai a prendere lezioni da un altro maestro, in modo da perfezionare la tecnica e approfondire le scale. 

Con vent’anni e passa di chitarra sul groppone, ormai non vado più a lezione da tempo. Ho mollato l’ultimo maestro quando ho cominciato lo studio del jazz, un genere che nel tempo sono riuscito ad approfondire da autodidatta, grazie alle conoscenze tecniche e teoriche accumulate negli anni. 

I chitarristi più giovani con i quali ogni tanto mi confronto, spesso mi chiedono se possono bastare le lezioni trovate su Youtube unite ad un po’ di sano ‘fai da te’ per poter arrivare a buoni livelli. La risposta non è mai semplice, perché quando ho iniziato a studiare lo strumento, il web era praticamente agli albori, quindi al massimo si riusciva a trovare qualche tabulatura dei brani più famosi. Youtube è sicuramente un buon sistema per apprendere qualche tecnica ‘in pillole’, ma non reputo sia ideale per i principianti. Chitarristi intermedi e avanzati possono sfruttarlo per chiarire qualche dubbio su diversi stili, o magari per togliersi qualche sfizio e provare a suonare un determinato genere. 

Per la tecnica e l’impostazione iniziale invece è sempre bene recarsi da un maestro, sebbene dovete sempre considerare a quale livello volete arrivare. Un maestro può comunque darvi una buona impostazione, sciogliendo tutti i nodi iniziali con maggiore facilità. Ovviamente gran parte dello sforzo deve venire da voi, inoltre non vi abbattete! Non dovete suonare per diventare famosi o i migliori del mondo, l’importante è divertirsi, poi se avete talento potrete probabilmente fare della musica la vostra vita.
Chi vi scrive non è un musicista talentuoso, solo un ormai “vecchio ragazzo” con tanta passione e voglia di scoprire sempre di più dell’affascinante mondo della musica!