Storia e analisi della sinfonia n.6, la pastorale di Beethoven

Ultimo aggiornamento: 18.04.24

 

Ludwig Van Beethoven è uno dei compositori più amati dagli appassionati di musica, specialmente per le sue sinfonie, delle quali andiamo ad analizzare la sesta.

 

Persino chi non è appassionato di musica o non ama particolarmente la classica conosce la produzione di Beethoven. Probabilmente non riuscirà a riconoscerla ad orecchio, ma l’avrà sicuramente sentita da qualche parte. Beethoven è una figura entrata in qualche modo anche nell’immaginario popolare: in ambito cinematografico, il ‘Ludovico Van’ è ampiamente presente nel film di Stanley Kubrick Arancia Meccanica come autore preferito del protagonista Alex e che inoltre dà anche il nome alla tremenda cura alla quale viene sottoposto. E come dimenticare il piccolo musicista Schroeder, personaggio dei Peanuts di Charles Schultz , grande ammiratore del compositore tedesco e capace di suonare le sue complesse sinfonie di Beethoven persino su un pianoforte giocattolo.

Ludwig Van Beethoven ha composto trentadue sonate e nove Sinfonie, sempre cercando di trovare nuove soluzioni fuori dagli schemi dei canoni dell’epoca, motivo per il quale le sue opere a distanza di moltissimi anni suonano ancora attuali. Non è un caso che Beethoven abbia influenzato artisti di svariati generi moderni come il progressive rock, il jazz, la fusion, metal e il pop di stampo più sperimentale. La capacità evocativa di Beethoven trova la sua massima espressione proprio nelle sinfonie.

 La Sinfonia n.6 di Beethoven, conosciuta anche come ‘Pastorale’, infatti evoca proprio un paesaggio naturale, nel quale è piacevole immergersi per sentire i rumori della natura. In una lettera Beethoven descrive la sua passione nel camminare nei luoghi naturali, in quanto in grado di dare all’uomo l’ispirazione che spesso deriva da una profonda meditazione. Beethoven, vissuto nel pieno periodo del romanticismo, riusciva a trasformare i suoni della natura come il cinguettio degli uccelli e lo scorrere dei fiumi in musica, scrivendo note musicali in base a ciò che sentiva. 

E così, dopo diverse avventure nei boschi vicino Vienna, il compositore comincia la stesura della Pastorale. La Sesta Sinfonia Op. 68 in Fa Maggiore viene completata nel 1808 e pubblicata nel 1809. Spesso considerata l’antitesi rispetto alla Sinfonia V Op.67, le due opere entrano in un dinamico contrasto che vede la V come una esaltazione epica della vittoria, mentre la sesta di Beethoven come una sorta di meditazione al quale l’uomo si sottopone per trovare l’equilibrio. 

Anche a livello musicale, siamo su stili ben diversi: la sinfonia V colpisce per gli ottoni e per gli improvvisi crescendo. La V sinfonia ha una tensione interna che riesce a creare delle emozioni possenti nell’ascoltatore anche attraverso la pura musica che non necessariamente ha bisogno di venire interpretata attraverso le immagini. La VI Sinfonia d’altra parte risulta più evocativa, d’altronde la composizione è conosciuta come la ‘Pastorale’ di Beethoven

Gli studiosi dell’opera di Beethoven infatti ritengono che la VI Sinfonia sia un esempio di ‘arte totale’, ovvero quello delle immagini messe in musica. E sotto un certo punto di vista, il voler trasformare le immagini in musica è stata una delle grandi sfide dei musicisti classici. Al giorno d’oggi attraverso i campioni e le moderne tecnologie è possibile portare in una composizione diversi suoni ambientali, ma all’epoca l’unico modo per farlo era usare gli strumenti. Probabilmente quando Beethoven compose l’Eroica e la Pastorale voleva proprio cercare differenza stilistiche tra la musica pura e il tentativo di elevarla ad arte suprema. 

La struttura della Sinfonia VI

La Sinfonia VI parte con il primo movimento composto da un crescendo dei vari strumenti che vanno a rappresentare il risveglio della natura, o magari dello stesso autore che si trova a riposare in un bosco. Beethoven riesce a creare questo crescendo proprio grazie ad una serie di strumenti che si intrecciano tra di loro, mantenendo comunque un tema ben preciso. 

Il secondo Movimento della Sinfonia Pastorale di Beethoven, ovvero quello della ‘Scena al ruscello’ si sviluppa in forma-sonata e ha come protagonista la sezione di archi che viene usata per cullare l’ascoltatore e rappresentare lo scorrere delle acque. Non mancano le sezioni degli strumenti a fiato che portano nella composizione i suoni di uccelli come l’usignolo e il cuculo. 

Nel terzo Movimento, ‘Allegra Riunione dei Contadini’ vuole rappresentare la vita campestre, vista dall’autore romantico come una sorta di idillio arcadico dove danze campestri e festeggiamenti. Qui la Sinfonia di Beethoven assume toni pacifici in attesa della tempesta del seguente movimento. 

Dalla festa campestre si passa alla ‘Bufera, Tempesta’, ispirata da Wolfgang Amadeus Mozart. Il crescendo parte con dei ‘pizzicati’ sugli archi a rappresentare le gocce di pioggia, per poi passare a tonalità più basse e cupe del temporale vero e proprio. Si torna in seguito alla serenità, con un flauto che dipinge un arcobaleno e apre sull’ultimo movimento che riprende parte del tema del primo. Qui Beethoven vuole descrivere la gratitudine dei pastori al termine della tempesta. L’autore quindi torna sul suo cammino, uscendo dalla foresta che lo saluta con gli stessi suoni con i quali lo ha accolto, così termina la Pastorale.

La Sinfonia Pastorale è molto amata dagli appassionati di musica classica, molti infatti la ritengono una delle migliori opere mai scritte, proprio per la sua capacità innata di evocare e di raccontare un’avventura in una foresta magica, utilizzando solo ed esclusivamente la musica. Se si pensa che Beethoven ha avuto problemi di udito sin da giovane, tutta la sua opera diventa ancora più incredibile. La musica del genio tedesco è estremamente complessa, ma nulla vieta di studiare la Sesta Sinfonia di Beethoven al pianoforte o su una tastiera Yamaha, per imparare alcuni passaggi che possono arricchire il proprio repertorio. 

 

 

 

Vuoi saperne di più? Scrivici!

0 COMMENTI