Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Siete curiosi di sapere quali sono i dischi di maggior successo della storia della musica? Non dovete fare altro che proseguire nella lettura… 

 

Sin dalla sua nascita, il mercato discografico ha visto un’evoluzione che lo ha portato dai primi vinili alla musica liquida e ai videoclip, passando ovviamente per le musicassette e i Compact Disc. Al giorno d’oggi i dischi non vendono più come prima, spesso infatti gli artisti vengono quotati in base agli ascolti sulle piattaforme streaming, al gradimento degli utenti sui video di Youtube e ai brani scaricati a pagamento. 

Il mercato quindi è decisamente cambiato, diventato sempre più grande e accessibile, ma allo stesso tempo alquanto dispersivo. I capolavori senza tempo però rimangono sempre quelli e sono difficilmente raggiungibili. Questo però non per il mancato talento dei nuovi validissimi musicisti e gruppi, ma semplicemente perché il formato fisico non attira più come prima e al momento per la musica pop o mainstream sono i ‘singoli’ a dettare legge. 

D’altronde bisogna considerare che fino all’arrivo di internet e all’esplosione dello streaming, l’unico modo per poter ascoltare a piacimento i brani dei propri artisti preferiti era assolutamente necessario procurarsi gli album musicali in formato cassetta, CD o vinile. 

Chiaramente non si può evincere la qualità di un artista solo dalle copie di album vendute, basta pensare al fatto che gli album dei Queen o dei Beatles non rientrano in nessuna classifica dei CD più venduti, ma non c’è alcun dubbio sulla loro grandezza e sull’importanza che hanno avuto per la musica e la cultura in generale.  A tal proposito, scopriamo quali sono i dischi più venduti in assoluto e soprattutto qual è il motivo del loro grande successo.

Michael Jackson – Thriller

Senza discussione l’album più venduto al mondo in assoluto. Uscito nell’ormai lontanissimo 1982, Thriller è il disco che ha portato Michael Jackson nell’Olimpo della musica. Con 66 milioni di copie vendute, è un capolavoro del pop dall’inizio alla fine, con brani entrati nella leggenda come Billie Jean, Beat it e ovviamente Thriller. Il merito del successo, oltre agli ottimi arrangiamenti e alla voce unica di Michael Jackson, è da attribuire anche al lavoro mediatico svolto, con videoclip innovativi che erano dei veri e propri mini film con il cantante pop come protagonista. A questo link trovate tutte le versioni dell’album.

 

AC/DC – Back in Black

Gli AC/DC erano attivi già negli anni ‘70 ma il loro successo più grande è arrivato solo nel 1980 con Back in Black. Il disco fu composto dopo la prematura scomparsa di Bon Scott (al quale è dedicato), il primo infatti a vedere dietro il microfono il nuovo cantante Brian Johnson. Rispetto agli album precedenti, gli AC/DC trovano una formula più ‘orecchiabile’, pur mantenendo la loro attitudine rock senza compromessi. Brani come Shoot To Thrill (presente anche nella colonna sonora di Iron Man 2), You Shook Me All Night Long e la title track sono entrati nella storia della musica hard’n’heavy. 

 

Pink Floyd – The Dark Side of The Moon

I fan della band progressive rock inglese sono soliti dividere la loro discografia in vari periodi. Gli amanti delle loro sonorità più sperimentali adorano dischi come Atom Heart Mother, ma è l’ottavo album The Dark Side of The Moon a scuotere le fondamenta della musica moderna, ispirando tantissimi altri artisti a venire. Il progressive rock al tempo era molto apprezzato anche in Italia, dove nacquero band come Le Orme, i Biglietto per l’Inferno e la PFM, quindi non a caso quello dei Pink Floyd è stato uno degli album più venduti in Italia, così come nel mondo. 

Ancora incredibilmente attuale e moderno (merito di Alan Parsons dietro il mixer), include tracce come Time, Breathe, Money e la favolosa The Great Gig in the Sky. Sicuramente rispetto ai vecchi lavori della band, The Dark Side of The Moon presenta tracce con una struttura canzone più facilmente digeribile anche da chi non aveva mai ascoltato il progressive. 

 

Led Zeppelin – IV 

I Led Zeppelin sono spesso citati tra i padrini dell’Heavy Metal e dell’Hard Rock, grazie agli incredibili riff di Jimmy Page e alla presenza scenica degli altri membri della band come il folle cantante Robert Plant e il batterista John Bonham. Due fattori che uniti ad una certa vena esoterica hanno dato alla formazione inglese un che di ‘diabolico’. Il loro quarto album contiene la traccia più ‘coverizzata’ per eccellenza: Stairway To Heaven. Un vero capolavoro di composizione, si unisce ai brani Black Dog, The Battle of Evermore e Misty Mountain Hop. Tutt’oggi viene considerato dagli appassionati uno dei migliori album di sempre.

 

Guns’n’Roses – Appetite for Destruction

Negli anni ‘80 ci fu il boom dell’hard rock e dell’heavy metal, specialmente negli Stati Uniti eredi della scuola britannica del NWOBHM (New Wave of British Heavy Metal). Dall’unione dei generi nacque quello che oggi conosciamo come lo sleaze metal o l’hair rock, una corrente influenzata anche dal Glam caratterizzato dal look pittoresco dei musicisti e da testi tra il romanticismo e la ribellione. 

Massimi esponenti del genere insieme ai ‘concittadini’ Motley Crue, i Guns’n’Roses hanno saputo conquistare le masse con il carisma del cantante Axl Roses e il talento funambolico alla chitarra di Slash. Nel disco spiccano Welcome to the Jungle, Sweet Child o’Mine e la più famosa Paradise City. Finito subito in cima alle classifiche degli album più venduti, Appetite for Destruction è una pietra miliare del suo genere e ha battuto ogni record anche tra i dischi più venduti in Italia.

Michael Jackson – Bad

Negli anni ‘80 era veramente difficile togliere il Re del Pop dalle classifiche dei dischi, infatti Michael Jackson dopo il successo del 1982 con il sopraccitato Thriller, torna con l’ottimo Bad. Copertina entrata nella storia e anche questo accompagnato da video di altissimo livello. Quello della title track fu diretto dal grande regista Martin Scorsese, inoltre bisogna citare la collaborazione con Stevie Wonder in Just Good Friends. Due dischi di diamante quindi per Michael Jackson, in questo tra l’altro è presente anche la traccia Smooth Criminal, alla quale è stato dedicato un video altrettanto fantastico.

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Band rock/pop di riferimento degli anni ‘80, i Dire Straits hanno saputo creare il loro stile e comporre brani di grande impatto.

 

Quando si pensa ai britannici Dire Straits, viene subito in mente il chitarrista Mark Knopfler, considerato uno dei migliori della musica rock. Con il suo stile in fingerpicking riconoscibile dal tocco unico, capace di sprigionare melodia ed energia, Mark Knopfler si è distinto anche al microfono con una voce calorosa, magari non la più bella in circolazione, ma sicuramente adatta allo stile della band. 

In realtà però i Dire Straits non sono solo lui, bisogna tenere conto anche del fratello David Knopfler, del bassista John Illsley e dal batterista Pick Withers. Mark Knopfler resta comunque la mente creativa, circondato da questi ottimi musicisti che hanno contribuito al successo della band. Il nome Dire Straits deriva da una situazione che la band ha davvero vissuto ovvero la mancanza di fondi. La possibile traduzione di Dire Straits è ‘ristrettezze disperate’. Ma perché una band del genere non riusciva a guadagnare con la sua musica? Il motivo sta proprio nello stile all’epoca ritenuto un po’ ‘vecchio’ che andava controtendenza. 

Gli album dei Dire Straits infatti si ispiravano al rock e al blues degli anni ‘60, ‘70, specialmente a quello chitarristico di B.B. King e Jimi Hendrix, punti di riferimento per Mark Knopfler. Chiaramente negli anni ‘80 si stava vivendo un periodo di rivoluzione musicale inglese con il punk, la new wave e l’heavy metal, generi che stavano spopolando anche negli Stati Uniti e in Europa. L’incredibile tecnica dei Dire Straits non bastava a catturare l’attenzione del pubblico, ma lentamente sono riusciti a farsi apprezzare grazie alle loro composizioni di ottimo livello, al carisma di Mark Knopfler alla chitarra e ai testi a volte satirici, a volte romantici. 

Nella loro discografia i Dire Straits vantano ottimi lavori come Brothers in Arms, Tunnel Of Love, Love over Gold e On every street  sui quali troviamo le loro canzoni migliori che andiamo qui a descrivere in una breve rassegna. Per ascoltare i brani e i dischi dei Dire Straits al meglio, vi consigliamo di utilizzare un buon sintoamplificatore grazie al quale potrete amplificare il volume e regolare le frequenze del vostro lettore CD o giradischi. 

 

Sultans of Swing

Il brano più famoso dei Dire Straits che rappresenta lo stile della band. Lo stile del brano è proprio un rock ‘swing’ molto amato da Knopfler con accordi melodici e un ritmo incalzante. Un brano che unisce talento compositivo ad una grande tecnica, con uno degli assoli di chitarra più conosciuti della musica ‘pop’. Qui Mark Knopfler mette in mostra le sue grandi capacità, dove la chitarra si distingue dallo ‘shredding’ funambolico dei chitarristi hard rock e heavy metal per allietare l’ascoltatore con un gran gusto per le note e per la melodia. Il testo evocativo narra di una band di amatori che si riunisce la sera per suonare, descrivendo anche alcuni dei personaggi e le reazioni del pubblico. Una sorta di brano quasi autobiografico dei Dire Straits che all’epoca non erano proprio apprezzati per il loro stile. 


Brothers in Arms

La title track del disco più famoso dei Dire Straits, Brothers in Arms è una bellissima ballad composta da note riflessive che infondono nostalgia e tristezza. Ovviamente protagonista è la chitarra di Knopfler, quasi un lamento che descrive la desolazione della guerra. Più specificamente, il brano è stato ispirato dalla brutale guerra nelle isole Falkland tra Argentina e Inghilterra. Il brano è stato rilasciato come singolo in formato CD e ha venduto moltissime copie, portando ovviamente anche all’acquisto dell’intero album

Money for Nothing

Scritta da Mark Knopfler e da Sting, sempre presente su Brothers in Arms. I due musicisti britannici uniscono le loro menti creative per creare un brano con un riff di chitarra memorabile, con un attacco che ormai è entrato nella storia della musica. Il testo è una sorta di critica verso i musicisti dell’epoca ai quali bastava un singolo brano e un video su MTV per diventare ricchi e famosi, mentre c’è gente che si rompe la schiena a lavoro per due spiccioli. Viene evidenziato il punto di vista di alcuni impiegati in una ditta di trasporti che commentano la ‘furbizia’ dei musicisti. Paradossalmente per Money For Nothing fu realizzato un video che andò dritto in cima… alle classifiche di MTV.

 

Walk of Life 

I Dire Straits sono stati capaci di passare dalle ballad introspettive al rock satirico per tornare comunque al loro rock’n’roll più classico. È l’esempio di Walk of Life, un brano che trasmette un’allegria unica che fa da contrappeso alle tonalità decisamente più riflessive e a volte malinconiche dell’album Brothers in Arms. Tastiere, coretti e un ritmo da ballare rendono Walk of Life un pezzo quasi da festa, al punto che la band e i produttori furono in dubbio se inserirlo nella tracklist. 

Romeo and Juliet

Ballad per eccellenza che tutti gli innamorati (e i cuori spezzati) avranno ascoltato almeno una volta nella vita, Romeo and Juliet prende una piega diversa dall’opera di Shakespeare. Qui infatti il buon Romeo non viene corrisposto da Giulietta e si trova a vivere le pene dell’amore. Toccante brano con un ritornello di grande impatto, Romeo and Juliet è probabilmente uno dei brani più amati dei Dire Straits, entrato di pieno diritto nelle classifiche delle migliori love song mai scritte.

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Negli anni ‘80 ci fu l’esplosione del rock e dell’heavy metal a livello mondiale, grazie a band e artisti in grado di realizzare veri e propri capolavori del genere.

 

I gloriosi anni ‘80 dei capelli cotonati, dei vestiti sgargianti e della musica synthwave ultimamente stanno vivendo un secondo momento di gloria, grazie alle ‘operazioni nostalgia’ in diversi media. Basta pensare a serie TV come Stranger Things, allo stupendo The Wrestler di Darren Aronofsky e alla innumerevole quantità di videogiochi indie programmati con la pixel grafica di quei tempi. Si può dire che negli anni ‘80 sia cominciata la modernità, con film sempre più spettacolari, videogiochi, musica dai suoni digitali e addirittura qualche concetto iniziale di internet intravisto nella letteratura e cinematografia di stampo fantascientifico. 

La musica anni 80 è stata caratterizzata da una grande varietà e ha visto l’esplosione di generi come il rap, l’elettronica e il pop. Se i cantanti anni 80 catturavano le folle con le loro voci e le composizioni melodiche, le band rock e metal sono state le più selvagge e scatenate, vediamo insieme quali sono quelle più memorabili.

 

Metallica 

Tra i gruppi degli anni 80 del genere metal, i Metallica sono probabilmente tra i più importanti in assoluto. Presa la lezione dalla NWOBHM (New Wave of British Heavy Metal), i Metallica la induriscono con suoni più aggressivi e pesanti, senza però rinunciare alla melodia tipica dei maestri Iron Maiden, Diamond Head e Judas Priest. Con pietre miliari come Kill’em All, Ride The Lightning, Master of Puppets i Metallica hanno segnato un genere. 

Alcuni potrebbero discutere sulla ‘paternità’ del thrash (che si può tradurre con ‘distruggere’) condivisa con gli Exodus e i Megadeth, d’altronde si tratta di due band con le quali i Metallica sono strettamente collegate. La prima in quanto tra le loro fila militava Kirk Hammett e la seconda perché fondata da Dave Mustaine, chitarrista solista fino all’arrivo del sopracitato. Il loro brano Battery tratto da Master of Puppets è presente anche in Rockband, uno dei migliori giochi per Wii U del genere rhythm. 

 

Megadeth

Per alcuni il ‘divorzio’ tra Mustaine e i Metallica è stata una benedizione, in quanto ha dato il LA per la creazione dei Megadeth. Il progetto di Mustaine si consacra con Rust in Peace, disco leggendario che contiene brani di altissimo livello, caratterizzati da un riffing serrato e assoli di altissimo livello eseguiti da Marty Friedman, chitarrista dotato di grande senso melodico. I Megadeth non ottengono lo stesso successo commerciale dei Metallica per via delle loro composizioni strettamente legate al thrash. Basta pensare che quando i Metallica si staccano dal genere con il Black Album i Megadeth registrano proprio il disco sopracitato, uno degli emblemi dell’heavy metal. 

Motley Crue

Estremi ed eccessivi, i losangelini Motley Crue sono uno dei gruppi rock più importanti degli anni 80. A loro viene spesso attribuito il merito di aver messo il glam metal sulla carta, genere nel quale hanno avuto poi grande successo i concittadini Guns’n’Roses. I Motley Crue presentano un heavy metal di stampo classico, legato però ad un’attitudine glam rock e contenuti legati al sesso, la droga, l’alcool e la vita fuorilegge.

Vince Neil, Mick Mars, Nikki Sixx e Tommy Lee non facevano altro che mettere in musica e testi le loro trasgressioni. Negli anni ‘80 i Motley Crue facevano tremare le gambe ai genitori, attirando sempre più giovani fan con la loro musica e attitudine selvaggia. Dischi come Shout at the Devil, Girls Girls Girls e Dr. Feelgood sono entrati nella storia del metal e della musica in generale. 

 

Guns’n’Roses 

Autori di alcune delle migliori canzoni anni 80 in ambito rock i Guns’n’Roses con Appetite for Destruction hanno dato al glam l’attenzione mediatica a livello internazionale. Con brani puramente glam metal come Welcome to The Jungle e altri dolcemente melodici come Sweet Child O’Mine (una delle hit degli anni 80 più famose) e Think about You, i Guns’n’Roses mantengono intatta l’immagine trasgressiva del glam, piacendo però anche agli amanti del pop che ritenevano i Motley Crue troppo ‘estremi’. Merito anche di Axl Roses, frontman di bell’aspetto dotato di grande voce, accompagnato dalla chitarra di Slash, figura iconica nel mondo del metal e dell’hard rock.

Slayer

I gruppi musicali degli anni 80 dei diversi generi sono uniti da una comune caratteristica: la melodia. Gli Slayer invece si erano decisi a creare il disco più veloce ed estremo mai ascoltato fino a quel momento, ed ecco che nel 1986 arriva Reign in Blood, un disco che falbuma sembrare i Motley Crue un gruppo di musica da camera.
Prodotto dal leggendario Rick Rubin della Def Jam Recordings che al tempo si occupava quasi esclusivamente di rap, Reign in Blood è un concentrato di violenza di soli 28 minuti. Il cantato urlato in stile punk di Araya, la batteria devastante di Lombardo e gli assoli vorticosi di King e Hannemann contribuiscono a dare il via al filone death metal insieme ai Possessed e ai Death, sebbene gli Slayer siano tutt’ora considerati una band thrash. 

 

Queen

Tra i gruppi rock degli anni 80 occorre citare i Queen che in realtà erano attivi sin dal 1973, ma che negli anni ‘80 adattarono il loro suono con l’ottimo The Game. Gli album dei Queen di questi anni sono caratterizzati da composizioni di stampo rock melodico sempre di altissimo livello, alternate con brani che seguono ritmi tra il funk e la dance (Another One Bites The Dust è un esempio).

Rimane inconfondibile la voce dell’incredibile Freddie Mercury, protagonista assoluto di brani come Radio Ga Ga, I Want To Break Free e Hammer To Fall contenuti nell’album The Works. Magari non sono ‘estremi’ come alcuni dei gruppi sopracitati, ma è impossibile parlare di rock anni 80 senza nominare la band inglese. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Il film Bohemian Rhapsody è stato un successo di pubblico e critica, sebbene ci siano notevoli incongruenze con la realtà. Scopriamo quali, insieme con altre piccole curiosità.

 

Freddie Mercury è un nome ormai entrato nella leggenda e che probabilmente verrà ricordato nel mondo della musica fino alla fine dei tempi. La sua voce incredibile e la sua personalità vivace, ma allo stesso tempo fragile hanno saputo cogliere lo spirito di intere generazioni. 

La band dei Queen ovviamente non è entrata nella storia solo grazie a Freddie Mercury, bisogna sempre ricordare il talento di Brian May, John Deacon e Roger Taylor. Sicuramente però la voce e la capacità di Mercury hanno dato quella marcia in più alla band, sia a livello compositivo sia durante le scatenate performance live del gruppo. 

La recente pellicola dedicata al gruppo, che prende il titolo dal famoso singolo dell’album dei Queen A Night at the Opera, prova a ripercorrere la carriera di Freddie Mercury e della band, sebbene non sia proprio accurato su alcuni punti, riesce a mostrare la personalità di Mercury nelle sue varie sfaccettature, risultando comunque digeribile dal grande pubblico. Scopriamo di più su questo grande artista. Scopriamo qualche curiosità sul film in questione.

 

Il rapporto con Paul Prenter

In molti appassionati dei Queen si sono chiesti chi era Paul Prenter. Prenter è stato il personal manager di Freddie Mercury per ben 9 anni e nel film Bohemian Rhapsody viene rappresentato come il ‘cattivo’ della pellicola, che causa lo scioglimento dei Queen. Qualunque fan della band però sa che in realtà non si è mai sciolta, semplicemente i membri dopo l’enorme e continuo successo del gruppo avevano deciso di fare una piccola pausa per dedicarsi ad altri progetti o magari per stare con i propri cari. 

Pochi fan della band hanno gradito questa scelta di sceneggiatura, in quanto i Queen erano un po’ una famiglia per Freddie Mercury e, nonostante avessero le loro divergenze come ogni band, non avrebbero mai pensato di separarsi. La necessità di creare un ‘cattivo’ anche in un biopic si riconduce facilmente ai canoni cinematografici moderni, ma in realtà Prenter non fu licenziato da Mercury bensì se ne andò di sua spontanea volontà. 

 

Il Live Aid

Così come Prenter non ne ha causato lo scioglimento, allo stesso modo il concerto del Live Aid non è stata la ‘reunion’ dei Queen. Per dare pathos alla pellicola la sceneggiatura è stata cambiata, con il beneplacito di Taylor, Deacon e May. Il concetto di ‘reunion’ è probabilmente più adatto per il gran finale di un film dedicato a una band, specialmente se la parte relativa allo scioglimento è stata caricata di tensione con la scoperta dell’AIDS di Freddie Mercury che in realtà avvenne due anni dopo il suddetto live. 

Il periodo di inattività della band

Dovendo restare fedele alla sceneggiatura, la pellicola Bohemian Rhapsody vede il ritorno dei Queen sul palco solo con il Live Aid. In realtà la band non aveva mai smesso di suonare dal vivo anche durante la breve pausa. Non a caso il famosissimo concerto Rock in Rio si tenne poco prima del Live Aid e tutt’ora è considerato una delle più grandi esibizioni dei Queen, con ben 250.000 spettatori, un record per un concerto rock dell’epoca. 

 

Il lavoro di Jim Hutton

Tra i vari amici che Mercury tenne intorno a sé durante i suoi ultimi giorni di malattia c’erano Joe Fanelli, la cara amica Mary Austin e Jim Hutton. Lo storico compagno di Freddie Mercury però non faceva il cameriere come dipinto nel film, bensì il parrucchiere. L’incontro inoltre non avvenne in una festa ma in un locale gay dove Freddie Mercury e Hutton si videre e, grazie a un vero colpo di fulmine, si innamorarono. 

Un film troppo soft

Il film sui Queen, Bohemian Rhapsody, è stato interpretato magistralmente dal giovane attore Rami Malek, sebbene all’inizio il casting avesse messo gli occhi su Sacha Baron Cohen. Si sa che l’attore e comico britannico non è uno da andarci leggero con i contenuti, basta vedere i suoi film Borat e Ali G per capirlo. Per questo, una volta ricevuto un copione così ‘commerciale’ l’attore rifiutò la parte ritenendola troppo ‘soft’ rispetto alla vita completamente sregolata e selvaggia di Freddie Mercury. Resta da chiedersi come sarebbe andato nelle sale cinematografiche se Cohen avesse avuto libertà di parole sulla sceneggiatura. 

 

Gli altri membri della band troppo… ‘calmi’

Una cosa che ha lasciato i fan un po’ disorientati è stata la rappresentazione degli altri membri dei Queen. Bohemian Rhapsody è il film su Freddie Mercury, ma in molti non hanno ben capito perché May, Deacon e Taylor siano stati rappresentati più come dei tranquilli borghesi piuttosto che come rockstar. Chiunque conosce bene i Queen sa che anche gli altri membri della band erano abbastanza scatenati e spesso avevano le idee più incredibili per le performance live e i videoclip. Chiaramente a livello cinematografico è stato creato un contrasto per dare più rilevanza al personaggio Mercury, scelta comunque accettata dai restanti Queen. 

La formazione e il primo album

Alcune incongruenze tra il film e la vera biografia dei Queen sono dovute a scelte di sceneggiatura, altre invece sono state inserite per velocizzare il ritmo della pellicola. Ad esempio il bassista John Deacon non entra nella band insieme a Freddie Mercury, bensì dopo. Allo stesso modo Seven Seas of Rhye non è il primo album dei Queen, ma il secondo pubblicato dall’etichetta discografica EMI con il titolo Queen II. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

La musica è uno dei messaggeri più romantici, vediamo quali sono le canzoni d’amore da dedicare al proprio ragazzo più belle mai composte.

 

La musica e l’amore sono sempre andate a braccetto, d’altronde questo sentimento è la migliore musa che ha ispirato la maggior parte degli artisti nel corso dei secoli. Basta pensare alle serenate popolari o ai compositori classici che spesso sono stati ispirati dall’amore e hanno scritto brani di incredibile bellezza. 

Nella musica moderna, c’è almeno una canzone d’amore in ogni disco, anche in quelli dei generi più di nicchia. Molte canzoni d’amore vengono spesso cantate da uomini e dedicate alla propria ‘bella’, ma non mancano quelle scritte da donne per uomini. Che siano amori corrisposti o meno, le canzoni d’amore da dedicare a lui o a lei hanno sempre un grande effetto, specialmente quando composte ed interpretate da musicisti di alto livello. 

In questo articolo faremo una rassegna delle canzoni d’amore per lui, tra brani italiani e stranieri, così potrete scegliere quelle che preferite e fare una bella sorpresa al vostro compagno. 

 

Mia Martini – Almeno tu nell’universo

L’amore è il tema principale della canzone italiana e sebbene dopo un po’ tendi ad essere un filo ripetitivo, non si può negare l’esistenza di brani di grande impatto che sono rimasti nella storia. D’altronde quando un brano scritto benissimo viene interpretato in maniera magistrale da una cantante come Mia Martini, c’è veramente poco da lamentarsi. Una delle canzoni d’amore italiane per lui più belle mai scritte che può tranquillamente viaggiare alla stessa altezza (se non anche di più) di molti brani stranieri. Almeno tu nell’universo è un brano in grado di scuotere le fondamenta dell’anima, grazie alla magnifica voce di Mia Martini. 

Pink Floyd – Wish you were here

Traccia dell’omonimo album dei Pink Floyd dove troviamo anche brani del calibro di Shine on you crazy diamond e Welcome to the Machine. Un po’ diverso dal classico stile sperimentale e progressive dei Pink Floyd, Wish you were here è un brano scritto da Waters e David Gilmour, interpretato da quest’ultimo che con la sua voce e la sua chitarra crea atmosfere oniriche e fluttuanti con le giuste note nelle parti soliste e una progressione di accordi ben studiata. Una delle canzoni per dire ‘sei speciale’ più belle mai scritte, da dedicare al proprio ragazzo, come anche ad un amico, a un fratello o ad un genitore. 

 

Patty Pravo – …e dimmi che non vuoi morire

Portami al mare, fammi sognare recita il testo di questo bellissimo brano di Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo, nato dalla penna del rocker italiano per eccellenza: Vasco Rossi. Il brano narra un amore lungo, tra due persone che si conoscono molto bene, interpretato dalla voce struggente della Strambelli che cattura l’ascoltatore e lo trasporta come solo lei sa fare. La canzone presentata al Sanremo del 1997 ebbe un grande successo e anche se sono passati più di vent’anni vale comunque la pena ascoltarla e magari dedicarla. 

Adele – Make you feel my love

Adele è probabilmente la più grande cantanti R&B degli ultimi anni. La sua estensione vocale impressionante e il timbro vocale unico, hanno portato i suoi brani in cima alle classifiche mondiali. Uno dei temi ricorrenti nelle composizioni di Adele è l’amore, sebbene spesso si tratti di amori perduti o non corrisposti. La canzone Make you feel my love è un classico brano soul\R&B moderno, con accompagnamento di solo pianoforte con un cantato che inserisce piacevoli variazioni. L’interpretazione di Adele è come sempre grandiosa, con quella goccia malinconica che contraddistingue la sua musica e che ha ormai influenzato tutto il panorama pop moderno. 

 

Beyoncé – Crazy in Love 

Chi ha detto che le canzoni d’amore devono necessariamente essere delle ballate? A volte ci vuole un po’ di movimento, quindi se voi e il vostro partner amate ballare, perché non unire la dedica al divertimento? Il brano di Beyoncé è pura energia che vi farà scatenare, il testo nasconde una vena romantica, ma mai smielata, in linea con il personaggio da vera ‘dura’ dell’artista. 

Adele – Someone like you 

Altro brano molto famoso, nonché eccezionale di Adele, da molti considerata la sua composizione più bella di sempre. Il brano chiude l’album intitolato 21, incentrato sulle delusioni d’amore che la cantante, grazie alla sua potente e struggente voce riesce ad interpretare divinamente. Someone like you si colloca in quelle canzoni che parlano di un amore segreto, spesso impossibile, ma che comunque infondono la speranza di poter trovare la persona giusta. Solo un accompagnamento di pianoforte e qualche doppia incisione sulla voce, ad Adele non serve altro per evocare grandi emozioni nell’ascoltatore, specialmente nel ritornello straziante. 

 

Dido – Here With Me 

La cantante Dido Armstrong è diventata particolarmente famosa a livello internazionale grazie alla collaborazione con Eminem nella traccia Stan, dove interpreta il ritornello. Nel brano Here with me descrive quanto le manca il proprio compagno ogni mattina, quando si alza e non lo trova nel letto. Una bellissima canzone, semplice ma con un ritornello efficace che muove le corde giuste, specialmente grazie alla profonda voce della cantante britannica. 

Elisa – Tua per sempre

Tra le canzoni d’amore italiane da dedicare al proprio amato inseriamo anche questo brano di Elisa, una delle nostre interpreti più brave. La voce cristallina di Elisa canta l’amore di una vita, con il suo timbro cristallino sempre piacevole da ascoltare e che non scade mai nelle tonalità banali o eccessive tipiche della canzone italiana. Bello anche l’arrangiamento con un crescendo tra il rock e il soul, caratterizzato da un riff di chitarra melodico che si alterna con pause efficaci della batteria nel bridge, per poi riprendere nel ritornello. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Tutti vogliamo essere liberi, specialmente le rockstar! E per questo motivo che ci sono moltissime canzoni dedicate alla voglia di libertà, vediamo quali sono. 

 

Libertà, un termine che sembra quasi astratto. D’altronde non siamo tutti schiavi di qualcosa? Anche i musicisti ribelli, che si oppongono al sistema, ne fanno inevitabilmente parte. Un artista è schiavo della propria arte, dell’etichetta discografica, degli impegni e magari anche del vil denaro. E, sebbene a chi lavora otto ore al giorno, la figura del rocker possa sembrare assolutamente libera dai complessi marchingegni imposti dalla società, in realtà ne diventa comunque un ingranaggio. 

E proprio per questo che molti musicisti hanno scritto dei veri e propri inni alla libertà, non perché l’avessero raggiunta, ma perché la bramavano quanto tutti gli esseri umani. Al giorno d’oggi c’è un gran bisogno di libertà, visto che anche quelle poche che potevamo avere ci sono state tolte dalla pandemia causata dal Covid. 

Bisogna però tirarsi su in qualche modo, e quale modo migliore se non ascoltare un po’ di musica? A volte basta chiudere gli occhi e farsi trasportare dalle note dei propri artisti preferiti. Se cercate qualcosa di nuovo, potreste trovare il nostro articolo molto interessante. Ecco quelle che secondo noi sono le canzoni sulla libertà più memorabili e d’impatto. 

 

Queen – I want to break free 

The Works è l’album dei Queen più caratteristico del periodo ottantiano della band. Tra le varie tracce troviamo la mitica Radio Ga Ga e I Want To Break Free. Quest’ultima è un vero e proprio inno alla voglia di libertà, ma sebbene un testo simile si potrebbe attribuire facilmente all’istrionico Freddie Mercury, in realtà fu scritto dal bassista John Deacon. Famoso il divertente video dove i membri della band si travestono da casalinghe, una vera chicca che mette in mostra il senso dell’umorismo dei Queen. 

Metallica – Wherever I May Roam 

Quando si pensa alla libertà, spesso ci si immagina di poter viaggiare ovunque, di non avere dimora fissa e di poter fare del mondo la propria casa. Per questo Wherever I May Roam dei Metallica si può considerare una canzone sulla libertà. Il testo ci descrive la vita dal punto di vista di un nomade che può adattarsi ovunque vada, senza alcun timore. Il brano presente sul Black Album abbandona il thrash degli esordi per favorire una melodia mediorientale, utilizzata per rendere più evocativo il testo e la canzone. La voce di James Hetfield si attesta sempre su ottimi livelli, tra l’aggressivo e il melodico, senza sbilanciarsi né da una parte né dall’altra. Il potente ritmo riesce a catturare l’ascoltatore grazie ad una sapiente produzione del basso e della batteria. 

 

Pregio
Difetto
Conclusione
Offerte

 

Steppenwolf – Born to be Wild

Negli anni ‘70, dopo la terribile guerra del Vietnam, negli Stati Uniti si sentì il bisogno di tornare a respirare e di ricordare la bellezza dell’America. Il Sogno Americano però era passato dall’essere la villetta nel New Jersey al voler girare in motocicletta per le vaste lande del paese. Questo sentimento di libertà e riscoperta viene rappresentato benissimo dal film Easy Rider con Dennis Hopper, Peter Fonda e Jack Nicholson. Per la colonna sonora venne utilizzato Born to Be Wild degli Steppenwolf, ancora oggi uno dei brani più apprezzati da tutti gli amanti delle motociclette americane. ‘Nato per essere selvaggio’ recita il ritornello di questo brano hard rock di grande impatto. Viene quasi voglia di scoprire i prezzi dei Quad e delle motociclette, per acquistarne una sfrecciare sulle note di questo brano. 

Bruce Springsteen – Born to Run

A tutti quanti ogni tanto viene voglia di evadere, ma questo desiderio si manifesta soprattutto nei più giovani, più liberi dalle costrizioni e dalle responsabilità. Il rock melodico di Bruce Springsteen spesso viene associato all’originale sentimento di libertà tipico degli Stati Uniti che, in realtà, negli anni è andato poi scemando. Ciononstante, il brano Born To Run rimane uno dei più iconici del Boss, caratterizzato come sempre da melodia coinvolgente e da un cantato energico. Springsteen invoglia alla fuga romantica, quella che solo i giovani possono fare. 

 

Pearl Jam – Given to Fly 

Il movimento grunge nato negli anni ‘90 grazie ai Nirvana, i Soundgarden, gli Alice in Chains e i Pearl Jam era caratterizzato da un certo pessimismo di fondo, unito al disagio di un’intera generazione che dopo l’euforia degli anni ‘80 sembrava persa in una sorta di vuoto esistenziale. Given to Fly dei Pearl Jam, contenuta nell’album Yield, racconta di un ragazzo che a un certo punto impara a volare e… scappa via lontano dalla società opprimente. La riconoscibile voce di Eddie Vedder si gestisce benissimo in una narrazione incalzante che rende il brano davvero emozionante. 

Aretha Franklin – Think

La voce del soul più conosciuta al mondo, Aretha Franklin è stata una grandissima musicista che ha dovuto affrontare parecchi soprusi e che con la sua musica è riuscita a rompere le barriere del pregiudizio. Il coro ‘freedom’ nel brano Think è un vero e proprio inno alla libertà femminile, così come il testo che si può leggere sia come un inno femminile alla libertà, sia come una protesta della comunità afroamericana contro l’oppressione. Portato avanti dalla voce incredibile di Aretha Franklin, il brano è vera e propria energia, non a caso è stato riarrangiato e reinterpretato dalla stessa cantante per il film Blues Brothers. 

 

Rage Against The Machine – Freedom

Se Bruce Springsteen è l’incarnazione del Sogno Americano, i Rage Against The Machine ne sono l’incubo. Scomodi e assolutamente contro il sistema, i RATM con Freedom espongono le ingiustizie perpetrate contro i nativi americani. La libertà per il cantante Zach de la Rocha è stata rubata ai legittimi abitanti dell’America. Il feroce rap viene accompagnato da una sinistra linea di basso che accompagna il crescendo degli effetti di chitarra di Tom Morello per sfociare nel devastante ritornello. A modo suo anche questa è una canzone sulla libertà. 

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

La musica in formato liquido è probabilmente la più diffusa, in quanto vi permette di ascoltare i vostri artisti preferiti ovunque vi troviate e senza alcun ingombro. Vediamo quali sono le app più utilizzate. 

 

Sebbene gli appassionati di musica preferiscano ancora i formati fisici come CD e vinile, la praticità della musica liquida è innegabile. D’altronde fa comodo a tutti poter ascoltare immediatamente un brano o un artista, premendo semplicemente play sul lettore dei propri dispositivi. 

Ormai la musica in streaming è molto diffusa e ci sono tantissime app con le quali potrete creare intere playlist senza dover neanche occupare la memoria dello smartphone, del PC o del tablet. Oltretutto, gli artisti di ogni genere musicale rilasciano i loro singoli sotto forma di video o su varie piattaforme, quindi spesso per tenersi aggiornati è necessario conoscere almeno due o tre app utili. Qui di seguito vi illustreremo come scaricare musica utilizzando app per leggere mp3 o per la musica in streaming. 

iTunes

App esclusiva di Apple per il download di mp3 e la creazione di playlist musicali, iTunes vi permette di scaricare musica sui vostri dispositivi portatili, direttamente dallo store dell’app. Potrete trovare tantissimi artisti, da quelli più famosi ai meno conosciuti, in modo da poter arricchire la vostra playlist e scoprire sempre musica nuova. Gli mp3 dei singoli e dei dischi sono a pagamento, quindi non potrete trovare alcun brano gratuito, a meno che non ci siano offerte particolari. L’unico svantaggio di iTunes è la sua interfaccia poco intuitiva, specialmente per quanto riguarda l’app su MAC o PC. Oltretutto se volete trasferire dei file mp3 da PC al vostro iPhone o iPod dovrete necessariamente usare iTunes. Se possedete dispositivi Android potrete usare l’estensione della stessa app chiamata iMusic che vi permette di creare playlist e trasferire brani. 

Spotify

Spotify è probabilmente una delle app più utilizzate per ascoltare musica in streaming. Con una quantità incredibile di artisti e generi musicali, questa app vi permette di creare le vostre playlist personali e di avere un catalogo sempre aggiornato. L’interfaccia intuitiva e la possibilità di interagire con le playlist di altri utenti sono solo alcuni dei suoi vantaggi. La versione gratuita presenta qualche limite, ad esempio tra un brano e l’altro verrete interrotti dalla pubblicità, che sarà rimossa solo con la versione a pagamento. Questa versione vi permette anche di effettuare il download, basta cliccare sull’icona scarica mp3 (o download). 

 

Amazon Music

Amazon ha ampliato i suoi servizi agli utenti con Prime Video e Music, entrambi accessibili pagando un abbonamento. Amazon Music non ha nulla da invidiare a Spotify per quanto riguarda la varietà di artisti e generi, d’altronde sono presenti tutti quelli che vendono dischi tramite il famoso negozio online. Con l’abbonamento potrete scaricare musica gratis per un totale di 40 ore al mese, cosa che rende il servizio una buona soluzione per trovare brani musicali in formato liquido. 

YouTube Music

YouTube è ancora la piattaforma più utilizzata per vedere video musicali, in quanto ormai per presentare un CD ancora prima della sua uscita, gli artisti tendono a far uscire i videoclip di più tracce proprio sul portale. Per questo è stata creata l’app Youtube Music che permette di ascoltare musica in streaming, proprio come su Spotify o Amazon Prime. A differenza di Youtube, potrete ascoltare musica anche con lo schermo del dispositivo spento e di scaricare musica gratis in MP3.

 

TinyTunes

Un programma per scaricare musica leggero e facile da usare. Questa app vi permette di effettuare il download di singoli brani sul vostro smartphone, l’unico inconveniente è che non la troverete su Google Play Store e dovrete effettuare l’installazione manuale. 

Tubemate

Se vi state chiedendo come scaricare musica gratis da Youtube, la risposta è proprio questo programma, disponibile solo per dispositivi Android. Tubemate vi permette di effettuare il download di video da Youtube, quindi anche dei vari dischi o brani che vengono postati dagli utenti. Chiaro che trattandosi di un’app particolare, dovrete installarla manualmente passando attraverso una procedura ben precisa. Una volta scaricata potrete andare su Youtube, scegliere il video ed effettuare il download sul vostro dispositivo. Chiaramente il formato del file sarà ultracompresso, quindi non aspettatevi chissà quale qualità audio. 

RockmyRun

Non proprio una delle app più utili per l’ascolto di MP3, ma sicuramente apprezzata dagli amanti dello sport. Dispone di tutte le funzioni di un normale lettore multimediale, alle quali se ne aggiunge una molto particolare che potrete sfruttare se avete un bracciale fitness. Il RockMyRun infatti è in grado di cambiare automaticamente musica a seconda del vostro battito cardiaco, adattandosi agli esercizi in modo da darvi la carica o farvi rilassare. 

 

Deezer

Diretto avversario di Spotify, Deezer è la seconda app più conosciuta per l’ascolto della musica in streaming, sebbene nonostante abbia moltissimi artisti tra i quali scegliere per creare le playlist, non è possibile usarla per scaricare musica. Per il download degli MP3 infatti sarà necessario sfruttare altre app ritenute illegali e ovviamente non proprio consigliate. 

Bandcamp

Bandcamp non è proprio un app, quanto più un sito web dove poter trovare musica alternativa. È uno dei più utilizzati dalle etichette underground e dalle band emergenti, in quanto permette di creare facilmente una pagina dove caricare i propri singoli o interi CD. Tramite le varie pagine degli artisti è possibile ascoltare i brani in streaming tramite il comodo player, oppure decidere di comprare il disco o il singolo brano in digitale per supportare la band. Magari non troverete gli album dei Pink Floyd, ma se c’è qualche artista underground che vi incuriosisce, allora Bandcamp è il posto giusto. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Principale vantaggio

Wish you Were Here dei Pink Floyd è il disco successivo all’ormai leggendario The Dark Side of The Moon, quindi rientra nel periodo della band che vede David Gilmour sostituire Syd Barrett. Un concept album sul rapporto tra gli stessi membri della band, è considerato un capolavoro ed è anche il preferito di Gilmour e Wright, forse proprio per il suo valore sentimentale. Tracce come Shine on You Crazy Diamond e la title track sono entrate nella storia, così come gli assoli ispirati di Gilmour che cullano l’ascoltatore con note di puro gusto.

 

Principale svantaggio

Molti fan dei Pink Floyd e del progressive di stampo britannico hanno mal digerito il passaggio a composizioni decisamente più accessibili che ha avuto inizio proprio con The Dark Side of The Moon e continuato con questo disco. Chiaramente si tratta di gusti, ma se vi state avvicinando al progressive rock e volete scoprire i Pink Floyd, allora meglio partire con i dischi come Atom Heart Mother che più si avvicinano alle sonorità psichedeliche tipiche del gruppo. 

 

Verdetto: 9.8/10

Impossibile non dare un voto alto ad un album dei Pink Floyd, band che più di ogni altra ha saputo trasformare il progressive rock e la psichedelia in qualcosa di più accessibile, facendo avvicinare tantissimi appassionati di musica al genere. Wish You Were Here potrebbe non soddisfare i palati abituati alle band della scena di Canterbury come i Soft Machine o i Caravan, ma resta un vero e proprio capolavoro per le sue composizioni, l’esecuzione dei brani e la qualità del suono registrato. Un disco che non può mancare nella vostra discografia dei Pink Floyd che vi farà viaggiare sulle sue note e atmosfere. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI 

 

Il concept

Si definisce ‘concept album’ un disco con un tema portante per tutte le tracce che può raccontare una storia o semplicemente avere testi e atmosfere collegati ad un determinato argomento. Nel caso di questo album dei Pink Floyd, il concept riguarda la perduta fratellanza tra i vari membri della band, specialmente nei riguardi di Syd Barrett, precedente chitarrista dei Pink Floyd. Syd Barrett aveva avuto un crollo psicologico e aveva per questo deciso di lasciare le redini della band a Roger Wright e al talentuoso chitarrista David Gilmour. 

La traccia Wish You Were Here è stata scritta pensando alle persone care che si sono allontanate, un invito a ritornare al fianco degli amici, mentre Shine on You Crazy Diamond è dedicata proprio a Syd Barrett. Queste tracce sull’amicizia perduta vengono interrotte da brani come Welcome to The Machine che va proprio a spezzare ‘l’emozione’ per criticare il mondo del music business, freddo e calcolatore, più interessato al guadagno che all’arte. 

Le tracce

Sebbene i Pink Floyd si fossero ormai allontanati dai suoni più psichedelici per spostarsi su sonorità più accoglienti e oniriche, le tracce di Wish You Were Here mantengono elevata la qualità delle composizioni. Basta sentire l’introduzione di Shine on You Crazy Diamond, un brano che è entrato praticamente nella storia. Un grande contributo lo danno gli assoli di David Gilmour, sempre ispiratissimo e capace di trasportare con i suoi vibrati, bending e una scelta delle note che dimostra il suo incredibile gusto, senza ostentare alcun virtuosismo che sarebbe superfluo nel contesto dell’album. 

Wish You Were Here è probabilmente uno dei brani più famosi dei Pink Floyd che ha permesso a molti amanti del rock e del pop di avvicinarsi alla band. Bellissimo nella sua semplicità, coinvolge grazie ad una progressione di accordi ben studiata e alla voce avvolgente. Welcome to The Machine è decisamente il brano più ‘sinistro’ del disco che si apre con dei suoni di macchinari, un punto di rottura con le atmosfere sognanti del resto dell’opera. 

 

Il suono

A differenza di The Dark Side of The Moon, questo album dei Pink Floyd non vede la presenza del mitico Alan Parsons dietro al mixer che, visto che si stava dedicando al suo gruppo musicale (i The Alan Parsons Project), rifiutò l’offerta. La produzione fu affidata a Brian Humphries, un tecnico alle prime armi ci mise un po’ ad adattarsi al lavoro in studio con una band del calibro dei Pink Floyd. Il disco fu registrato usando la tecnica della registrazione multi-traccia, sempre abbastanza faticosa perché richiede diversi ‘take’ dei vari strumenti. Nonostante le difficoltà il suono di Wish You Were Here risulta fresco, pulito e allo stesso tempo incredibilmente avvolgente. 

 

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Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Principale vantaggio

Animals è probabilmente il disco più sottovalutato dei Pink Floyd, forse perché si colloca in una posizione decisamente scomoda nella loro discografia, ovvero in mezzo a due capolavori: Wish You Were Here e The Wall. Nonostante questo si rivela un lavoro di ottimo livello che, sebbene non contenga le sperimentazioni sonore tipiche di un album dei Pink Floyd, scorre fluido nella sua narrativa sonora, culminando nella splendida traccia Sheep. David Gilmour e la sua chitarra sono nuovamente protagonisti, accompagnando l’ascoltatore con ritmiche serrate e assoli espressivi che non temono la sperimentazione sonora. 

 

Principale svantaggio

Il lavoro di rimasterizzazione da parte di James Guthrie (il co-produttore di The Wall) non si discosta troppo da quella originale, mantenendo il suono delle chitarre criptico e scuro, in linea con il concept dell’album e con la relativa copertina. Non aspettatevi quindi niente di diverso rispetto al sound originale del disco, a differenza dell’artwork che in questo caso è stato restaurato per rendere la copertina più bella da vedere. 

 

Verdetto: 9.7/10

In molti si lasciano scappare questo disco dei Pink Floyd, spesso semplicemente per il classico ‘sentito dire’ che in nessun modo dovrebbe impedire di dare una chance ad un opera di una band di questo calibro. In parte è vero che Animals non contiene le sperimentazioni psichedeliche di altri album dei Floyd, ma rimane comunque un validissimo lavoro progressive rock che porta avanti un tema decisamente attuale. Il suo punto di forza sta nella progressione dei brani che vanno a raccontare una storia tramite la musica e i testi, quasi come se fossero una traccia unica. Il nostro verdetto è molto positivo, togliamo giusto qualche punto per il remaster della registrazione che poteva essere gestito meglio, in quanto sembra quasi un lavoro superfluo. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Come una traccia unica

Uscito nel 1977, Animals è un concept album che prende spunto da La fattoria degli Animali dello scrittore George Orwell, dove le classi sociali vengono rappresentate come animali. Ed effettivamente i titoli delle tracce Dogs, Sheep e Pigs riprendono il concetto, così come i testi. Un album con tematiche decisamente ‘scomode’ che anticipa in qualche modo l’angoscia sonora di The Wall, forse l’album più ‘pesante’ dei Pink Floyd. 

Animals è un disco da ascoltare con i testi alla mano così da non lasciarsi sfuggire le riflessioni sulla condizione sociale a livello mondiale, che continua a mostrare grandi disparità. Il disco segue tonalità scure che mantengono una grande tensione fino all’esplosione di Sheep che cattura con l’incedere del basso e della batteria tipico dei Pink Floyd. Su questa base David Gilmour si esprime al massimo con il suo classico tocco di gusto, i bending e i vibrati di grande feeling che contraddistinguono il suo stile. Animals avrebbe potuto essere tranquillamente una suite di 41 minuti, visto il suo incedere fluido dall’apertura fino alla conclusione. 

Un disco ‘diverso’

Verso la fine degli anni ‘70, i Pink Floyd e il progressive rock di stampo britannico portato avanti da altre band come i Soft Machine, i King Crimson, i Camel, gli ELP e gli Atomic Rooster stava cominciando a cedere il passo alla musica punk, così come alle nuove correnti dell’hard’n’heavy dei Black Sabbath e Judas Priest (nel 1977 usciva lo storico disco Sinner). 

I Pink Floyd in quel preciso momento si erano fatti la nomina dei ‘dinosauri del rock’, ormai superati nelle loro sperimentazioni cervellotiche e poco adatti a rappresentare la vera musica del popolo, quella granitica e diretta che invece veniva proposta dal punk dei Sex Pistols di Johnny Rotten. Di risposta la band realizza Animals, quasi come un voler denunciare a loro modo la società, senza però cambiare il loro stile. 

 

Il remaster

Questa edizione del disco è stata rimasterizzata da James Guthrie, il co-produttore di The Wall. Guthrie ha voluto mantenere inalterato il suono originale e la produzione cupa, che si sposa perfettamente con i temi di protesta sociale contenuti nelle tracce. Da una parte si può apprezzare, dall’altra ci si poteva aspettare forse un tentativo di rendere il suono finale un filo più aperto. Per quanto riguarda la copertina e il packaging, troviamo la storica immagine di Battersea restaurata, così come un nuovo libretto con i testi a cura di Storm Thorgerson, storico art director dei Pink Floyd. 

 

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Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Principale vantaggio

Il disco Meddle (conosciuto anche come Echoes) continua il discorso progressive\psichedelico del precedente Atom Heart Mother che vede David Gilmour, Roger Waters e Richard Wright in grandissima forma sia compositiva sia esecutiva. Basta l’opener One of These Days con il suo incedere del basso, le atmosfere dei synth e i bending della chitarra a mettere le cose in chiaro. 

Meddle è un disco che potremmo definire caleidoscopico, in quanto dopo il rock psichedelico della prima traccia si passa a brani più rilassati come A Pillow of Winds e Fearless, seguendo con il delta blues di Seamus e la fantastica suite finale Echoes.  

 

Principale svantaggio

Questa edizione non si presenta proprio bene a livello di packaging, cosa che spesso succede con alcune ristampe di album storici sui quali si tende a risparmiare. Non si tratta di un digipack o di una confezione rigida, bensì di un cartonato poco resistente nel quale oltre al disco troverete anche un libretto con i testi. Visto il prezzo non ci si può lamentare più di tanto, però per gruppi come i Pink Floyd è lecito aspettarsi un trattamento migliore.

 

Verdetto: 9.8/10

Echoes è un disco molto particolare che contiene una serie di tracce decisamente diverse tra loro. Ancora in transizione dal periodo prettamente progressive a quello più ‘accessibile’, i Pink Floyd stupiscono alternando momenti di tensione, brani quasi onirici e blues che sembrano presi direttamente dal repertorio di Robert Johnson. Come sul precedente Atom Heart Mother, anche qui si viaggia sulle note di una splendida Suite, il tutto contornato da un suono caldo e naturale. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI 

 

Un’opera caleidoscopica

Meddle è uno dei dischi più amati dagli appassionati della band britannica, ma che allo stesso tempo spesso viene messo in ombra da Atom Heart Mother, considerato il vero capolavoro dei Pink Floyd dai fan più affezionati alla loro fase prettamente prog\psichedelica. Echoes riprende un po’ il discorso del suo predecessore, con tracce ancora più variegate e una conclusione affidata all’omonima suite. 

Si parte con la traccia One of These Days, con una linea di basso ‘aggressiva’ seguita a ruota dalla chitarra di Gilmour che come al solito si esprime sui massimi livelli (e lo farà su tutto il resto del disco). Dopo questa opener decisamente movimentata, il disco si poggia su ritmi più leggeri come A Pillow of Winds e Fearless (che include il coro della tifoseria del Liverpool), dove la chitarra culla l’ascoltatore. San Tropez, come si evince dal nome è un brano con atmosfere quasi caraibiche, le quali sonorità verranno poi riprese in alcuni dischi solisti di Gilmour come On a Island. La traccia Seamus invece è un puro delta blues che riprende le sonorità del Mississippi, un gradito ‘antipasto’ prima della suite Echoes che va a chiudere il disco. 

Questa suite parte rilassata, con la voce calda e tranquilla di Gilmour che accompagna il tipico incedere floydiano, per poi passare ad un ritmo coinvolgente creato da un organo e da un groove di batteria irresistibile, sul quale ancora una volta la chitarra è assoluta protagonista. L’intermezzo strumentale raggiunge alte vette di psichedelia sonora, per poi concludere con un crescendo e un ritorno al tema iniziale. 

Il suono avvolgente

Meddle ha avuto una produzione non proprio fluida, in quanto, a differenza di altri album dei Pink Floyd, non è stato creato con delle idee ben precise e un tema sul quale costruire il disco. Questo ha portato ad un rallentamento delle registrazioni, dovuto a delle sperimentazioni della band che non diedero alcun frutto a livello compositivo. Meddle infatti fu completato in un periodo di tempo abbastanza prolungato tra una traccia e l’altra, motivo per il quale le composizioni suonano così variegate tra di loro. Ad ogni modo dopo un lungo lavoro, il disco fu portato a termine e alla sua uscita ebbe un notevole successo in patria, ma non sfondò negli Stati Uniti. 

 

Il concetto e il packaging

La copertina del disco non è altro che un ingrandimento di un orecchio sott’acqua e fu studiata a tavolino dagli stessi Pink Floyd con l’aiuto del loro art director Storm Thorgerson. Questo però non si dimostrò particolarmente soddisfatto del risultato finale ed in effetti non possiamo dire che si tratti della copertina più bella del gruppo. Per quanto riguarda il packaging, quello di questa edizione lascia molto a desiderare: un cartonato poco resistente nel quale è contenuto solo il libretto con i testi dei brani. 

 

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