Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Principale vantaggio

Il sequencer Akai presenta una vasta serie di funzioni che lo rendono particolarmente ideale per i neofiti. Se siete alle prime armi potrete apprezzare la sua versatilità che vi permetterà di apprendere le basi dell’utilizzo dei vari effetti, così come la creazione dei loop. Avrete a disposizione sedici PAD con i quali sbizzarrirvi nella creazione di batterie e di campioni, una buona soluzione per divertirvi dal vivo o per registrare con dei software musicali. Il sequencer è compatibile con tantissimi programmi, inoltre troverete il MPC Beats incluso nel prezzo che vi permetterà di mettervi subito al lavoro. 

 

Principale svantaggio

I pad sensibili al tocco si rivelano un filo troppo… sensibili. All’inizio dovrete prenderci un po’ la mano al fine di poterli usare correttamente, in quanto spesso può capitare di attivare due volte la stessa azione. Con un po’ di pratica però potrete utilizzare il sequencer senza alcun problema, sebbene questo difetto non lo renda particolarmente ‘preciso’ per delle esibizioni dal vivo.

 

Verdetto: 9.8/10

Il prodotto Akai presenta tutte le caratteristiche di una DAW in miniatura, che vi permette di avere tutto il necessario per la produzione musicale. Certo, non si tratta di un sequencer professionale, ma si rivela comunque adatto per i principianti in cerca di un modello facile da usare con il quale imparare le basi e impratichirsi nella creazione di loop, o semplicemente divertirsi un po’ con la musica. Il nostro verdetto è positivo, specialmente per il rapporto qualità-prezzo che lo rende molto conveniente anche se avete un budget ridotto. Non diamo il punteggio pieno per i pad troppo sensibili, poco adatti quindi ad esibizioni dal vivo dove è richiesta la massima precisione.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI 

 

Ideale per principianti

I sequencer spesso non sono molto intuitivi e richiedono all’utente una pratica costante, nonché uno studio accurato di tutte le funzioni e controlli. Il modello in questione è stato progettato con un occhio di riguardo per i neofiti che vogliono avvicinarsi al mondo della produzione musicale, non a caso è dotato di un layout molto intuitivo che ne permette un utilizzo semplice e rapido. Se siete alle prime armi questo sequencer potrà davvero fare al caso vostro, grazie alla sua interfaccia leggera e intuitiva. 

I layout diviso in modo preciso per ogni funzione del sequencer vi consente di trovare subito i comandi che cercate, senza confondervi con opzioni troppo avanzate che magari potrebbero risultare superflue per iniziare. Il peso leggero e le dimensioni compatte vi consentono di tenerlo comodamente sulla vostra scrivania, quindi ottimo per il vostro studio di registrazione domestico. 

Funzioni 

Per quanto riguarda le funzioni, possiamo considerare questo sequencer come una vera e propria DAW (Digital Audio Workstation) in quanto è dotato di tutte le funzioni utili per poter programmare musica utilizzando il proprio PC. Troverete ben sedici pad con i quali poter creare loop di batteria, registrabili su quattro banchi che potrete cambiare a piacimento in modo da salvare i vostri preset preferiti. I pad sono sensibili al tocco, una caratteristica che da una parte li rende molto divertenti da usare, dall’altra non favorisce la precisione quando si suona ‘dal vivo’. 

Sarà possibile controllare i suoni grazie agli otto potenziometri e relativi fader che vi permetteranno di gestire i vari loop a seconda delle vostre preferenze, ideale per equalizzare le varie tracce. Potrete anche salvare fino a trenta preset per poi richiamarli facilmente grazie al tasto per la selezione delle mappature. Le istruzioni del prodotto sono in inglese, quindi dovrete conoscerlo un minimo per apprendere le funzioni avanzate. In alternativa potete seguire dei tutorial online o cercare aiuto sui vari gruppi e forum dedicati alla produzione musicale. 

 

Una DAW conveniente

Allestire una DAW composta da sintetizzatore, loop station, sequencer e PC può risultare decisamente dispendioso, nonché poco pratico in termini di spazio. Per cominciare ad addentrarvi nel mondo della produzione musicale, l’Akai è una buona soluzione, in quanto si presenta con un prezzo davvero molto conveniente che vi consente di acquistarla senza spendere troppo. 

Il sequencer include il software MPC Beats grazie al quale potrete accedere ad una serie di funzioni aggiuntive sul vostro PC per creare nuovi loop, suoni e comporre. Allo stesso modo sarà possibile scaricare gratuitamente due diverse librerie di campioni: Deep House e Sunrise Sessions di Sample Magic. In questo modo potrete avere a disposizione una serie di sample di diverso tipo per comporre i vostri generi musicali preferiti, dalla techno alle basi rap o trap. 

 

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Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Principale vantaggio

Possiamo considerare il modello Roland come un sequencer unito a una console, ideale per tutti i DJ in erba che vogliono cominciare a mixare e creare loop interessanti per impreziosire le playlist. L’interfaccia intuitiva è il suo punto di forza, in quanto potrete lavorare su due canali per gestire il missaggio delle tracce, grazie al cross fader e ai regolatori del volume. Ogni canale avrà la sua Jog Wheel e i suoi pad con i quali creare loop o divertirvi con lo scratching. 

 

Principale svantaggio

Nonostante l’elevata qualità del prodotto Roland, dovete tenere presente che si tratta pur sempre di un sequencer\console entry level. Presenta quindi una serie di limitazioni tecniche che magari potrebbero non adattarsi alle vostre esigenze se avete già una buona esperienza con la produzione musicale o nel DJing. La precisione dei potenziometri ad esempio non risulta particolarmente soddisfacente, cosa che può andare a discapito delle esibizioni dal vivo nel caso vogliate sfruttare al massimo tutte le funzioni del dispositivo. 

 

Verdetto: 9.6/10

Il rapporto qualità-prezzo del Roland è davvero ottimo, ideale se volete risparmiare senza però rinunciare alle funzionalità di un sequencer prodotto da una ditta autorevole nel settore della produzione musicale e degli strumenti. Considerando che si tratta di un prodotto ‘entry level’, siamo rimasti stupiti dai componenti interni e dai materiali esterni di alto livello che rendono il sequencer\console estremamente resistente. Allo stesso modo, la versatilità e la semplicità d’uso ci hanno convinti ad attribuirgli un punteggio molto alto. Il nostro verdetto quindi è molto positivo, solo qualche punto a sfavore per la precisione del modello che, per forza di cose, non arriva ai livelli di quelli professionali. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI 

 

Versatile

Una delle caratteristiche più apprezzabili del sequencer è la sua estrema versatilità d’uso. In effetti si tratta di un connubio tra un sequencer e una console da DJ, ideale se siete principianti e volete cimentarvi nella produzione o nel missaggio di brani. Grazie al Roland potrete creare facilmente dei loop da usare per le vostre produzioni, sfruttando il sequencer con un software musicale. 

Allo stesso modo sarà possibile usare la console con un software da DJ per programmare e gestire le vostre playlist. Le due funzioni possono unirsi, in quanto potrete creare dei loop da inserire direttamente nella vostra playlist in modo da impreziosire i vostri mix. Il prezzo è molto conveniente, specialmente se consideriamo l’alta qualità del prodotto che viene elevata ulteriormente dalla presenza del drum kit Roland (utilizzabile tramite i pad) che riprende quello delle drum machine TR-808, TR-909 e TR-606, ormai entrate nella leggenda. 

Intuitiva

Come molte console DJ per principianti, anche la Roland si presenta con un’interfaccia molto intuitiva che ne semplifica e ne velocizza l’utilizzo. Dispone di due canali, ideali per cominciare a praticare i missaggi senza fare troppa confusione e lavorare sulla precisione, sul timing e sulla gestione delle tracce. I due canali avranno le rispettive funzioni tra le quali troviamo la sopra citata drum machine Roland con relativi pad, la Jog Wheel, il controller per il volume e i potenziometri. 

Con le Jog Wheel potrete divertirvi nello scratching e aggiungerlo al missaggio dei brani rap, funk e trap, allo stesso modo i potenziometri vi permetteranno di regolare le varie frequenze delle tracce da mixare. Non mancano i tasti cue per creare missaggi fluidi e a tempo, come anche il cross fader centrale che vi permette di passare da un canale all’altro. 

 

Resistente

I prodotti Roland sono sinonimo di qualità, d’altronde la società giapponese non ha mai deluso le aspettative. Il sequencer si presenta con una scocca esterna estremamente solida che gli permette di resistere ad urti e cadute, quindi potrete trasportarlo in tutta tranquillità quando vi spostate per recarvi al locale dove suonare o magari ad una festa di amici. 

Allo stesso modo i componenti interni di alta qualità permettono un passaggio preciso del segnale dal PC alla console e dalla console alle casse che vi consente di ottenere un suono sempre fedele ed evitare spiacevoli interruzioni o distorsioni. Sorprendono anche le dimensioni compatte e il design ‘piatto’ del modello che vi consente di posizionarlo su un tavolo o una scrivania senza occupare troppo spazio. Una soluzione ideale sia per suonare dal vivo sia per tenerlo in casa e allenarvi direttamente nel vostro home studio. 

 

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Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Principale vantaggio

La reincarnazione moderna dello storico sequencer Korg SQ-10 che spopolò negli anni ‘70, il modello SQ-1 si presenta con una connettività elevata e componenti di alta qualità. Potrete abbinarlo al nuovo MS-20 o ad altri sintetizzatori prodotti da diverse marche. La velocità del segnale è davvero impressionante, infatti potrete passare da una modalità all’altra con grande fluidità e ottenere un suono sempre preciso. A tal proposito, il suono ‘vintage’ ricorda le colonne sonore dei film degli anni ‘70 e ‘80, ideale per comporre musica synthwave e una vera chicca se siete degli amanti di quel tipo di sonorità. 

 

Principale svantaggio

Il sequencer Korg si può alimentare utilizzando delle batterie, ma queste hanno un’autonomia davvero poco soddisfacente, quindi poco adatte per esibizioni dal vivo o per lunghe sessioni di produzione in studio. Potreste dover necessariamente collegare il sequencer a un PC o laptop tramite il cavo USB, in modo da alimentarlo senza rischiare che si spenga mentre state lavorando. 

 

Verdetto: 9.8/10

Connettività elevata e componenti di alta qualità si uniscono ad un prezzo molto conveniente, rendendo il Korg uno dei migliori sequencer sul mercato. Un acquisto consigliato soprattutto se disponete di un buon sintetizzatore e state cercando un sequencer di alta qualità, prodotto da una marca conosciuta nel settore, ma non volete spendere troppo. Il nostro verdetto è molto positivo, vanno premiate anche le funzioni rapide e veloci del modello che ne rendono l’utilizzo versatile nonché divertente. Non diamo il punteggio massimo al Korg solo per la scarsa autonomia delle batterie, che vi obbliga ad alimentarlo con un collegamento ad altri dispositivi tramite cavo USB. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI 

 

Versatile e veloce

Una delle caratteristiche più apprezzate di questo sequencer è la sua grande versatilità che vi permette di abbinarlo a diversi sintetizzatori. Il suo meglio chiaramente lo da con il Korg MS-20, ma si adatta e funziona egregiamente anche con modelli di altre marche. L’elevata connettività gli permette di interfacciarsi senza alcun problema con altri dispositivi, per controllare con precisione sintetizzatori analogici, come anche modelli più recenti. 

Grazie al layout intuitivo potrete passare facilmente da uno step all’altro, per creare performance nuove in diretta, senza una programmazione precisa. Una volta avviato il loop creato con il sintetizzatore potrete farvi ispirare sul momento e improvvisare, una buona soluzione sia per le esibizioni dal vivo, sia per la composizione e la produzione di nuovi brani. I comandi rapidi dell’interfaccia vi consentono di far partire una sequenza per poi aggiungere note singole o magari sovrapporla ad una sequenza aggiuntiva per creare armonizzazioni e combinazioni di strumenti, così potrete davvero dare sfogo alla vostra immaginazione. 

Componenti di qualità

Questo sequencer di Korg è stato progettato per un utilizzo in studio o dal vivo, per questo è stato fatto un ottimo lavoro per renderlo quanto più compatto possibile, senza però sacrificare la qualità dei componenti. Nonostante il prezzo molto conveniente, ci troviamo davanti ad un modello altamente resistente, con una scocca esterna che lo protegge da urti e cadute, permettendovi di trasportarlo senza preoccuparvi di eventuali danni. 

Anche i componenti interni si rivelano di alto livello, permettendo al sequencer di ricevere un segnale preciso dal sintetizzatore, senza creare alcuna distorsione o interruzione nel suono anche quando si utilizzano più step o sequenze contemporaneamente. Il Korg potrà durare a lungo nel tempo, quindi potrà fare al caso vostro se state cercando un modello da usare in modo intensivo per la produzione musicale e le esibizioni dal vivo. 

 

Pratico

Se state creando la vostra personale Digital Audio Workstation (DAW), ma non avete molto spazio a disposizione sulla vostra scrivania, allora potrete apprezzare le dimensioni contenute del Korg-SQ-1. Le sue misure compatte infatti vi permettono di sistemarlo comodamente su un qualsiasi piano di lavoro, accanto a sequencer di grandi dimensioni e ad un laptop, in modo da ottimizzare lo spazio. 

Una soluzione ideale anche per il trasporto quando vi recate nei locali per suonare dal vivo, in quanto potrete semplicemente metterlo nella borsa con gli altri strumenti e dispositivi con il minimo ingombro. Il sequencer si può alimentare con delle batterie, ma diciamo che l’autonomia in questo caso è piuttosto ridotta, quindi è una soluzione da adottare solo per brevi sezioni. L’alternativa più valida è usare l’alimentazione tramite cavo USB, collegando il sequencer al PC oppure usando un caricatore USB per prese elettriche. 

 

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Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Principale vantaggio

Un sequencer\console a quattro canali, creato esclusivamente per un utilizzo professionale. Il Roland DJ-808 sorprende per la qualità dei materiali e dei componenti interni che assicurano un segnale sempre stabile, così come un controllo delle manopole preciso. I pad sensibili alla dinamica vi permettono di sfruttare diverse funzioni, come l’Hot Cue e il Roll, inoltre vi danno la possibilità di creare loop di batteria avvalendovi dei suoni delle storiche drum machine Roland caratterizzati da una qualità elevata e dal sound cristallino.  

 

Principale svantaggio

Si tratta di un modello professionale targato Roland, quindi non è proprio il più economico sulla piazza. Il suo prezzo davvero alto non lo rende consigliato se siete dei principianti anche se avete un budget elevato. Meglio iniziare con un sequencer\console più semplice da usare, con meno funzioni e magari dotato di soli due canali, per imparare le basi del missaggio senza fare troppa confusione. In caso contrario, se siete dei DJ navigati preparatevi a mettere una mano piuttosto pesante sul portafogli. 

 

Verdetto: 9.6/10

Un prodotto completo come questo sequencer va lodato, specialmente per la quantità di funzioni, tutte di altissima qualità ed estremamente responsive. I componenti e la versatilità d’uso si uniscono ai suoni della drum machine che vi permetteranno di comporre loop da aggiungere ai vostri mix con la qualità del sound targato Roland. Il nostro verdetto è molto positivo, sebbene il prezzo decisamente alto non lo renda uno dei più convenienti e per questo gli togliamo qualche punto. In conclusione possiamo consigliarvi questa console solo per un utilizzo semi-professionale o professionale, altrimenti meglio puntare su un modello meno costoso, anche della stessa marca. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI 

 

Suono

Una delle caratteristiche principali da cercare in un buon sequencer, il suono dei vari campioni integrati determina spesso la qualità dei vari loop che vorrete creare. La ditta giapponese Roland è diventata famosa anche grazie alle sue drum machine, capaci di generare suoni cristallini e precisi che al giorno d’oggi hanno acquisito un certo gusto ‘vintage’. 

Il sequencer\console DJ-808 presenta proprio quei suoni integrati (cassa, rullante, clap e cimbalo), grazie ai quali potrete creare dei loop di batteria sempre interessanti e di alto livello da inserire nei vostri missaggi. La drum machine si attiva grazie ai pad sensibili al tocco, dotati di una dinamica precisa. Con il software Serato DJ potrete avere il pieno controllo sul sequencer, cambiando i suoni dei campioni e configurando i vari strumenti per la produzione musicale o l’allestimento dei loop da lanciare durante una playlist da DJ. 

Funzioni

Questo modello Roland si rivela incredibilmente versatile, in quanto presenta le funzioni di un sequencer unite a quelle di una console DJ. Grazie ai quattro canali potrete sbizzarrirvi nella creazione di missaggi originali, sfruttando gli effetti come la modulazione e il voice transformer che vi permetteranno di arricchire le vostre esibizioni dal vivo. 

Oltre alla sopra citata Drum Machine, potrete usare i pad per abilitare l’Hot Cue, il Roll, il campionatore e tante altre funzioni utili. Non manca il cross-fader ad alta precisione che vi consente di passare da una traccia all’altra per passare gradualmente da un canale all’altro. Le Jog Wheels dinamiche consentono di cambiare traccia, o di cimentarvi nello scratch per divertirvi sulle tracce. 

 

Professionale

Il prezzo elevato del sequencer Roland non si adatta proprio alle tasche di tutti, ma è giustificato dalla qualità elevata dei materiali e dei componenti interni, così come dalle funzioni responsive e di alto livello. Il costo alto si fa ripagare, il segnale audio risulta incredibilmente preciso, mentre i potenziometri e i pad dureranno a lungo nel tempo senza rompersi, anche se ne fate un utilizzo intensivo. 

Chiaramente, trattandosi di un modello sopra la soglia degli altri sequencer ‘entry level’ ve lo possiamo consigliare solo se avete avviato una carriera come DJ a livello semi-professionale o professionale. Se siete alle prime armi e avete un buon budget a disposizione, vi consigliamo comunque di puntare su un prodotto più semplice da usare, in quanto il Roland DJ-808 dispone di funzioni avanzate dedicate solo a produttori e DJ navigati che potrebbero confondervi. Allo stesso modo, la presenza di ben quattro canali non si adatta alle esigenze dei principianti, in quanto è meglio praticare sui missaggi con una console da due canali per imparare a gestire le tracce. 

 

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Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Principale vantaggio

Una drum machine professionale particolarmente adatta alla produzione di musica elettronica, la Digitakt si presenta con dei campioni di batteria ‘vintage’ e dei banchi midi con i quali potrete creare diversi effetti e atmosfere. Il suono degli strumenti della batteria risulta chiaro e preciso, mentre quello dei banchi midi ha la giusta profondità per creare melodie piacevoli, senza sovrastare le frequenze del drumkit. Non mancano gli effetti come il riverbero e il delay che vi permettono di personalizzare ulteriormente i vostri loop per trovare sempre soluzioni nuove ed originali. 

 

Principale svantaggio

Visto il livello qualitativo molto alto di questa drum machine, non ci si può aspettare di trovarla a un prezzo basso. Il costo elevato del prodotto infatti potrebbe farvi desistere, specialmente se state cercando di risparmiare. Se avete un buon budget, ma siete alle prime armi, non vi consigliamo comunque l’acquisto, in quanto non si tratta di una drum machine intuitiva per principianti. Meglio puntare su un modello meno complesso da usare, per cominciare a imparare le basi della programmazione e magari divertirvi senza dover necessariamente ‘studiare’ il manuale d’istruzioni. 

 

Verdetto: 9.6/10

La Digitakt colpisce per la sua qualità di suono, le funzioni avanzate e dei componenti di altissimo livello che la rendono resistente all’usura. Trattandosi di un modello professionale, ve lo possiamo consigliare solo se producete musica su base giornaliera e volete passare ad una drum machine superiore. Precisa e affidabile, potrà darvi tantissime soddisfazioni, a patto però che sappiate già usare con disinvoltura questo genere di dispositivi. In caso contrario, meglio puntare su un modello più economico che disponga delle funzioni base per poter fare pratica. Il nostro verdetto è positivo, ma dobbiamo togliere qualche punto al voto finale a causa del prezzo troppo alto. 

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Qualità del suono

Quando si cerca una drum machine per produrre musica o per le esibizioni dal vivo è molto importante tenere conto del fattore suono, specialmente nei dispositivi che permettono di usare sia il drumkit sia i midi per gli effetti. La Digitakt su questo punto non delude, grazie a dei suoni potenti, chiari e precisi che vi permettono di creare loop efficaci. Il rullante si rivela vibrante, mentre cassa e tom hanno la giusta profondità ritmica. I cimbali e hi-hat suonano con un riverbero gradevole, perfetto per gli accenti e per il groove. 

Oltre al drumkit, potrete avvalervi di otto tracce midi, per un totale di sedici suoni diversi per creare loop sempre interessanti e coinvolgenti. Come quello del drumkit, anche il suono dei MIDI si rivela qualitativamente elevato, tra l’altro bisogna lodare l’ottimo bilanciamento tra le frequenze tra la ritmica della batteria e la melodia. 

Funzioni

Questa drum machine è stata progettata per produrre musica elettronica o suonare loop dal vivo, avvalendovi di una serie di utili funzioni. Avrete a disposizione una serie di effetti per creare variazioni sui vostri loop, utilizzando il delay per dilatare il suono o il riverbero per dare profondità ai vari strumenti del drumkit. Grazie alla memoria interna di 1 GB potrete memorizzare loop per poterli riprodurre automaticamente, mentre per i sample sarà possibile sfruttare fino a 64 MB. La memoria è espandibile tramite un’unità esterna, molto utile nel caso abbiate bisogno di più spazio per salvare i vostri loop. 

Non mancano il metronomo e i potenziometri con i quali regolare il volume e le frequenze. Il pratico display LCD facilmente leggibile, vi permette di vedere tutte le vostre regolazioni in tempo reale, oltre a mostrarvi quale sample avete selezionato. Sul retro della drum machine troverete diversi ingressi, tra i quali quello USB per collegarla al PC, il MIDI e l’entrata per le cuffie. 

 

Componenti 

Il prezzo decisamente alto di questa Drum Machine è giustificato non solo dalla qualità del suono e delle funzioni, ma anche dei componenti usati per la sua realizzazione. La scocca esterna si rivela estremamente resistente agli urti e alle cadute, mentre i potenziometri e i tasti potranno durare nel tempo anche se fate un utilizzo intensivo del dispositivo. 

All’interno troviamo dei componenti di alto livello che permettono un passaggio del segnale audio preciso e costante, senza alcuna interruzione. Tenete comunque presente che la Digitakt è abbastanza pesante, quindi per trasportarla conviene utilizzare una borsa adatta. Per quanto riguarda le dimensioni siamo nella media delle drum machine, potrete tenerla comodamente sulla vostra scrivania senza occupare troppo spazio. 

 

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Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Il Duca Bianco ha riempito le classifiche con le sue hit, ormai divenute famose in tutto il mondo. La sua vasta discografia può rivelarsi dispersiva per chi si vuole avvicinare alla sua musica, quindi ecco una breve rassegna delle canzoni famose di David Bowie con la quale potrete iniziare l’ascolto.

 

Artista amatissimo e controverso, David Bowie è ormai entrato nella storia della musica. Capace di scrivere brani di generi diversi e con testi variegati che vanno dalla passione per lo spazio, alle emozioni, dalla critica alla società americana, fino addirittura ai Grandi Antichi di H.P. Lovecraft e all’esoterismo, il Duca Bianco ha veramente rivoluzionato il mondo del pop, contribuendo anche alla nascita dell’Indie grazie ad alcune composizioni innovative e ad un modo di fare musica spesso sperimentale. 

Persino con la morte alle spalle, David Bowie ha regalato al mondo il bellissimo album Blackstar, testamento dell’artista che purtroppo il 10 gennaio del 2016 si è spento a New York dopo una lunga battaglia contro il cancro. 

Oltre alla musica David Bowie ha sperimentato anche il cinema e nei videogiochi, con diversi ruoli in film e addirittura scrivendo la colonna sonora per un gioco ormai dimenticato chiamato Omikron: The Nomad Soul. La sua vita sentimentale si divide tra la presunta omosessualità (spesso dichiarata e poi smentita dallo stesso artista) e tra varie relazioni, una su tutte quella con Angie Bowie, la moglie da cui David Bowie ha avuto un figlio, Duncan, diventato regista di buone pellicole come Moon. 

Se vi state appassionando all’opera di questo musicista, potreste rimanere decisamente sconcertati dalla sua immensa discografia composta da ben 25 album in studio. Molti di questi contengono brani diventati ormai leggendari, ottimi punti di partenza per esplorare l’arte di Bowie. Vediamo quali sono le canzoni di David Bowie più conosciute e importanti. 

Space Oddity 

Nel mondo della musica ci sono diverse tipologie di artisti, tra queste troviamo quelli che trovano la fama per puro caso e altri che invece la bramano a tutti i costi. David Bowie rientra nella seconda categoria, in quanto negli anni ‘60 si fa praticamente in quattro per riuscire ad ottenere un buon contratto discografico. Il primo brano di grande importanza lo compone nel 1969 grazie al produttore Gus Dudgeon, già famoso per aver lavorato con Elton John. Space Oddity è uno dei brani di David Bowie più iconici, una sorta di dedica spaziale ad un astronauta perso nello spazio, il Maggiore Tom (Major Tom). 

Il brano viene usato dalla BBC per accompagnare la diretta dello sbarco lunare, sebbene Bowie dichiarò di essersi ispirato al film di Stanley Kubrick tratto dal romanzo di Arthur C. Clarke: 2001 Odissea nello Spazio. Chitarra acustica, voce, pedali multieffetto e sintetizzatori creano un suono ‘spaziale’ ed ipnotico, rimanendo però sempre ancorati alla sfera emotiva, dove Bowie mostra una certa empatia per questo povero cosmonauta perso nel freddo vuoto dello spazio profondo. 

 

The Man who sold the World 

La title track dell’omonimo album caratterizzato da una splendida copertina e da composizioni dai temi più sinistri rispetto ad altri lavori di Bowie. In questa traccia e in The Supermen, David Bowie prende spunto dalle opere di scrittori di fantascienza come H.P. Lovecraft e Robert A. Heinlein. Se però in The Supermen l’autore fa un chiaro riferimento alle divinità aliene dello scrittore di Providence, The Man Who Sold The World parla dell’incontro di Bowie con un suo sosia, come se volesse fare una ricerca personale. Il brano ha un incedere lento e rilassato, quasi psichedelico che accompagna l’ascoltatore in un mondo quasi onirico. Famosa la cover dei Nirvana, non a caso Kurt Cobain adorava questo disco. Il brano fa parte della colonna sonora del videogioco Metal Gear Solid V che tra l’altro contiene diversi nomi ispirati a titoli di canzoni di Bowie. 

Blackstar

Contenuto nell’omonimo album rilasciato pochi giorni prima della morte di David Bowie, Blackstar è un brano sinistro, cupo e dal contenuto misterioso. La voce è quasi una preghiera solenne e si ha l’impressione di partecipare a un rituale, forse proprio per accompagnare l’artista negli ultimi attimi, per lasciare che la sua anima finalmente fluttui libera nel cosmo. Il video è un vero e proprio spettacolo, nonché una storia narrata attraverso simboli, alcuni tratti dalla discografia di Bowie. 

 

I am afraid of Americans

Chi ha paura degli americani? Si sa che Inghilterra e Stati Uniti spesso non vedono le cose allo stesso modo e Bowie non ha paura di ammettere di avere un po’ di timore verso i ‘cugini’ oltreoceano. In realtà il brano non è una critica aperta verso gli americani, quanto più una sorta di considerazione su come negli anni ‘90 gli Stati Uniti stessero praticamente ‘conquistando’ il mondo con il loro ‘stile di vita’ a volte un filo troppo semplicistico. Il brano creato con Brian Eno presenta sonorità decisamente aggressive che sfociano quasi nell’industrial metal, non a caso il brano è stato anche rimaneggiato da Trent Reznor per l’edizione del videoclip. La frase ‘God is an American’ ripetuta all’infinito al termine del brano è emblematica. 

Heroes 

Le canzoni d’amore di David Bowie non sono certo banali, d’altronde l’artista si è sempre distinto per i suoi testi ricercati. Probabilmente una delle canzoni più famose del musicista inglese, Heroes è un inno all’amore e alla libertà che narra di una storia d’amore tra due persone divise dal muro di Berlino. Dell’intera discografia di Bowie probabilmente è uno dei brani più ‘commerciali’, ma non per questo poco apprezzabile. La melodia creata con Brian Eno colpisce le corde del cuore ed emoziona, inoltre ha ispirato numerose composizioni indie rock. 

 

Ashes to Ashes

Negli anni 80 David Bowie non se la passa molto bene: appena uscito dalla tossicodipendenza deve fare i conti con se stesso e rimettere in ordine la sua vita. Forse proprio per questo decide di far tornare il suo Maggiore Tom che dopo la sua disavventura nello spazio è caduto in un tunnel di droga. Brano dall’animo pop che comunque viaggia su linee alternative tipiche di Bowie, divenendo una hit anche se i contenuti erano abbastanza ‘duri’ da digerire per il grande pubblico. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Il giovane gruppo rock statunitense sta facendo davvero parlare di sé, nel bene o nel male. Molto amati dalle nuove generazioni, ma spesso malvisti dai rocker più ‘anziani’, i Greta Van Fleet sono un po’ il fenomeno del momento.

 

Gli appassionati dei Led Zeppelin non sono semplici fan, sono praticamente devoti a un culto. Le grandi band inglesi hanno un po’ questo potere sugli appassionati, basta vedere i Pink Floyd, i Deep Purple, i Black Sabbath e gli Iron Maiden, che possono vantare eserciti di fan di ogni età. 

Ora, la tifoseria ‘da stadio’ nella musica non è mai una cosa troppo positiva, in quanto esclude qualsiasi capacità critica ed analitica, impedendo discussioni costruttive che potrebbero portare alla scoperta anche di nuove band e realtà delle quali non si conosce l’esistenza. 

Questi ‘rocker’ più oltranzisti spesso si lamentano della musica commerciale moderna, diventata dominio assoluto dell’elettronica, dell’R&B, del new soul e della trap. E cosa succede quando una rock band giovane come i Greta Van Fleet ottiene un buon successo? Ebbene, non sono contenti neanche in questo caso, ma non c’è da attribuire loro tutti i torti, d’altronde come ogni cosa occorre vedere tutti i punti di vista. 

 

Chi sono i Greta Van Fleet

I fratelli Joshua, Jake e Samuel Kiszka dei Greta Van Fleet, accompagnati dall’altrettanto giovane batterista Daniel Wagner si sono fatti un nome con il disco Anthem of the Peaceful Army e ad aprile 2024 hanno colpito di nuovo con il disco The Battle at Garden’s Gate. La cosa che più fa infuriare i fan del rock anni ‘70 è la nomina che questa band di ragazzi ha avuto dalla stampa specializzata: i nuovi Led Zeppelin

Vuoi un po’ per i riff di chitarra e gli assoli con pedale multieffetto, vuoi un po’ per lo stile vocale e le trovate di Joshua Kiszka e per il drumming di Wagner che si ispira largamente (e ottimamente) a John Bonham, non è difficile pensare che i Greta Van Fleet siano un gruppo simile ai Led Zeppelin sia per sonorità sia per le composizioni. 

In realtà c’è da dire una cosa: i brani dei Greta Van Fleet hanno un suono più ‘aperto’, per non dire ‘commerciale’ rispetto ad alcune opere dei Led Zeppelin. C’è una freschezza moderna nel suono e nella produzione, come anche in alcune soluzioni compositive che prendono spunto anche dal rock blues e dal country blues americano. Le soluzioni sono meno ricercate rispetto a quelle della band di Page e Plant, ma sono comunque molto efficaci. 

Insomma, non sono proprio dei cloni, questi giovani ci mettono del loro ispirandosi alle loro band preferite. Certo, forse il cantato di Josh Kiszka potrebbe assumere un’identità più personale nel corso degli anni, ma a parte questo ci troviamo di fronte a due band diverse.  E allora perché diversi rocker si infuriano così tanto davanti a questo nuovo fenomeno? Dovrebbero in realtà gioire del fatto che finalmente un gruppo di giovani ragazzi (età media 24 anni, quindi con grande margine di miglioramento) si appassioni al rock e all’hard rock. 

Insomma, nessuno ha avuto niente da ridire quando gli australiani Airbourne sono arrivati sul mercato, portando la loro proposta chiaramente ispirata (e a tratti davvero troppo simile) ai connazionali AC\DC. Le ispirazioni nel mondo della musica sono molteplici e gli stessi Led Zeppelin hanno spesso preso pagine in prestito da altri artisti. 

Colpa del successo commerciale?

Mettiamola così: se i Greta Van Fleet fossero rimasti un fenomeno ‘underground’ probabilmente adesso molti detrattori ne starebbero tessendo le lodi. Magari è stata un po’ a causa di alcune ‘esaltazioni’ esagerate tipiche dei tempi moderni ad aver suscitato lo sdegno di molti, oppure magari per il modo di presentarsi dei componenti della band, forse un tantino artefatto. 

In effetti è proprio qui che l’opinione si divide: ad alcuni sembra un po’ forzato il ‘vestiario’ da palco usato dalla band che per ovvie ragioni anagrafiche non ha certo vissuto le mode degli anni ‘70. Si potrebbe infatti pensare che i Greta Van Fleet siano un esperimento commerciale, la classica moderna meteora che nel giro di qualche anno verrà sostituita da un’altra band. 

Da una parte questo può succedere, perché il mondo della musica ormai tende ad autofagocitarsi: anche in Italia fino all’anno scorso regnavano trap e rap, mentre quest’anno sembra che la rinascita del rock sia arrivata anche da noi con i Maneskin che si sono proposti con un sound molto simile al quartetto del Michigan.  

 

La rinascita del rock?

I Greta Van Fleet quindi non hanno alcuna colpa, anzi sono musicisti capaci di scrivere buone canzoni che hanno convinto anche molti rocker di vecchia data. Da qui a parlare di rinascita di un genere però forse è un po’ esagerato, sempre per il discorso affrontato in precedenza, sul fatto che le mode ormai cambiano con una velocità incredibile.



Se prima una corrente musicale poteva avere successo per un decennio, ora parliamo di pochi anni. Merito\colpa del web sul quale è possibile trovare tante di quelle proposte in un singolo giorno da non avere neanche il tempo di assimilarle. Di sicuro però è un bene che ci siano giovani band in grado di proporre musica suonata con strumenti, in un’epoca dove il PC e le produzioni con software musicali sono all’ordine del giorno.

Forse i critici più oltranzisti dovrebbero chiedersi se preferiscono dei gruppi in grado di proporre la musica che amano, oppure vedere il lento declino del rock, mantenuto solo dai pilastri del passato che ormai stanno del tutto scomparendo.  

 

 

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Musicista delle Barbados molto apprezzata e che per anni ha dominato le classifiche mondiali con le sue hit R&B, Robyn Rihanna Fenty vanta una carriera artistica di tutto rispetto, sebbene abbia dovuto affrontare non pochi problemi, che spesso ha cercato di raccontare nelle sue canzoni. 

 

Sfondare nel vorticoso mercato musicale non è mai facile, specialmente quando ti metti in competizione con gli artisti statunitensi nell’ambito della musica pop e R&B, già dominata da musicisti di altissimo calibro, in grado di riempire gli stadi. Robyn arriva direttamente dalle isole Barbados, senza alcun tipo di agevolazione da parte dei genitori che non lavorando nel campo della musica hanno ben pochi agganci per lanciare la figlia. Il divorzio dei genitori e la conseguente tossicodipendenza del padre non le rendono l’adolescenza particolarmente leggera o spensierata, per questo la giovane Rihanna decide di sfogarsi con la musica, formando il suo primo trio durante il liceo. 

Il destino vuole che il produttore Evan Rogers la notasse durante una sua vacanza proprio alle Barbados e così alla sola età di sedici anni, Rihanna si ritrova negli Stati Uniti al seguito di Rogers, grazie al quale può cominciare ad incidere le sue canzoni.  

I primi brani di Rihanna colpiscono per l’influenza delle Destiny’s Child e per il ritmo incalzante. La cantante si dimostra abile sia con la metrica tipica del R&B (spesso presa in prestito dal rap), sia per la notevole estensione vocale. Non a caso ottiene un contratto con la Def Jam dei leggendari Rick Rubin e Russell Simmons, meritevoli di aver prodotto artisti di altissimo calibro in diversi generi musicali. Da qui in poi Rihanna ottiene un successo spropositato, senza però mai adagiarsi sugli allori e continuando a produrre dischi ed esibirsi dal vivo in show spettacolari. 

Vediamo quali sono le canzoni di Rihanna più famose e ascoltate. 

Pon de Replay

Brano di esordio della giovane artista barbadiana, fresca del suo arrivo negli Stati Uniti. A soli diciassette anni Rihanna mostra già un talento incredibile, con questo brano R&B dal ritmo caraibico coinvolgente e carico, dove sfoggia le sue doti metriche e canore. Il brano non colpisce di certo per l’originalità, ma comunque la demo le è valso il suddetto contratto con la Def Jam, una delle etichette più importanti della musica moderna. 

SOS

Con SOS Rihanna prosegue il suo percorso musicale iniziato con Pon De Replay, con un brano che usa un campionamento da Tainted Love dei Soft Cell, probabilmente uno dei pezzi anni ‘80 più utilizzati nelle produzioni R&B moderne. Sebbene la cantante si comporti benissimo come al solito, forse il pezzo funziona più per il giro campionato di synth che per la sua performance. Si tratta comunque di una delle prime canzoni, grazie alla quale poi Rihanna si evolverà nell’artista completa che è diventata. 

 

Umbrella

Quando il tuo brano viene aperto da una strofa di Jay-Z, sai già che finirà in cima alla classifica di ogni paese. Senza ovviamente nulla togliere al grande talento di Rihanna che è assoluta protagonista di questa hit, diventata un tormentone in diversi Paesi, compreso il nostro. Non è la canzone più amata della discografia di Rihanna, forse perché è stata mandata in radio così tante volte che gli ascoltatori appassionati e non di R&B ne sono diventati assuefatti. Probabilmente studiata a tavolino per diventare subito una hit commerciale, Umbrella taglia corte le strofe per arrivare subito al ritornello ripetitivo e facilmente memorizzabile che è servito a Rihanna ad arrivare al successo planetario. 

Love on the Brain

Nelle sue canzoni Rihanna mostra sempre un lato decisamente ‘tosto’ e aggressivo, ma nel 2016 l’artista e i suoi produttori decidono di creare un brano soul vecchia scuola che la cantante interpreta alla grande grazie alle sue doti canore. Tra Whitney Houston, Tina Turner e Al Green, questo pezzo ci rimanda indietro nel tempo e si presta molto bene per ballare appassionati lenti. 

 

FourFiveSeconds

I fan più oltranzisti dei Beatles probabilmente saranno svenuti di faccia sul pavimento per lo sgomento all’uscita di questa collaborazione. Eh si, perché qui Rihanna canta su un giro di chitarra acustica del leggendario Paul McCartney, in un brano che mira ad unire due generazioni diverse. Decisamente devastante a livello emotivo sia in senso buono sia in senso cattivo, si tratta di un bel pezzo che Rihanna interpreta benissimo, mentre il featuring di Kanye West si rivela un po’ fuori posto, probabilmente per le sue doti vocali decisamente meno elevate rispetto a quelle della cantante protagonista. 

 

Diamonds

L’oro non è tutto, ci sono anche i diamanti! Rihanna nel 2012 presenta un brano che si discosta da quanto realizzato, passando con grande destrezza dal rap ad un brano che si colloca nel pop moderno. In Diamonds interpreta una produzione di Sia, probabilmente uno dei brani più belli realizzati dalla cantante barbadiana, potente ed evocativo. 

S&M

Il controverso brano con altrettanto controverso video, si ispira al bondage e ad altre pratiche sessuali, con S&M Rihanna causa scompiglio irritando i soliti benpensanti, ma finendo comunque in cima alle classifiche. In realtà il brano non è così esplicito come vorrebbe essere, infatti è stato scritto da Rihanna dopo aver subito atti di violenza domestica da parte del compagno Chris Brown. Questi episodi hanno segnato profondamente la nostra artista che infatti ha scritto diverse canzoni a riguardo, sempre con testi molto sottili. Pedale multieffetto, tastiere MIDI e basso preponderante vanno quasi a ripescare le opere di Madonna ed altre artiste pop degli anni ‘80.

 

 

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Scopriamo di più sulla famosa canzone dei Tears for Fears e analizziamo il suo testo, ancora oggi toccante.

 

All around me are familiar faces

Worn out places, worn out faces

Bright and early for their daily races

Going nowhere, going nowhere

Their tears are filling up their glasses

No expression, no expression

Hide my head I want to drown my sorrow

No tomorrow, no tomorrow

And I find it kind of funny

I find it kind of sad

The dreams in which I’m dying are the best I’ve ever had

I find it hard to tell you ’cause I find it hard to take

When people run in circles it’s a very, very

Mad world

Mad world

Mad world

Mad world

Children waiting for the day they feel good

Happy birthday, happy birthday

Made to feel the way that every child should

Sit and listen, sit and listen

Went to school and I was very nervous

No one knew me, no one knew me

Hello teacher tell me what’s my lesson

Look right through me, look right through me

And I find it kind of funny

I find it kind of sad

The dreams in which I’m dying are the best I’ve ever had

I find it hard to tell you ’cause I find it hard to take

When people run in circles it’s a very, very

Mad world

Mad world

Mad world

Mad world

And I find it kind of funny

I find it kind of sad

The dreams in which I’m dying are the best I’ve ever had

I find it hard to tell you ’cause I find it hard to take

When people run in circles it’s a very, very

Mad world

Mad world

Enlarging your world

Mad world

Mad World  è probabilmente una delle canzoni più ‘coverizzate’ della musica moderna, al punto che si potrebbe fare un po’ di confusione. Il brano originale appartiene alla band new wave inglese Tears for Fears, fondata all’inizio degli anni ‘80 da Roland Orzabal e Curt Smith. La versione originale del brano contiene tutti gli elementi del genere, caratterizzato da synth evocativi e da suoni di chitarra aperti. A differenza del pop però, la new wave si avvicina a sonorità più malinconiche e spesso tese, dove il cantato si tiene su tonalità basse. Gruppi come i primi Killing Joke, The Cure, i Talking Heads, i Joy Division e i nostrani Litfiba dei primi anni, sono degli ottimi esempi.

Il genere ha vissuto un periodo di grande fortuna dagli anni ‘70 alla fine degli anni ‘80, per poi venire lentamente abbandonato a favore di altre sonorità. Sebbene si possono trovare ancora band underground che si cimentano in questo stile, in generale la New Wave rimane una musica evocativa di quel periodo. 

Nello specifico dei Tears for Fears, la band ottenne il primo successo proprio con il singolo Mad World, contenuto nel disco The Hurting che ancora oggi è ritenuto un punto di riferimento per tutti gli amanti del synth e dei beat a metronomo. Un concept album intriso della malinconia tipica del genere, The Hurting raggiunse la vetta delle classifiche del Regno Unito, influenzando diverse band in patria e fuori.

Il testo di Mad World viene spesso confuso con una critica alla società, quando invece si tratta di una sorta di descrizione del disagio giovanile. Orzabal infatti scrisse il testo a diciannove anni, periodo di allontanamento dall’infanzia nel quale ci si può sentire completamente disadattati, mentre tutto intorno il mondo sembra scorrere tranquillamente. Agli occhi di chi sta vivendo un simile momento però tutto sembra completamente fuori di testa (la traduzione di Mad World è appunto Mondo Folle o Mondo Pazzo). Un testo tipico per la scena New Wave, composta di band prevalentemente molto giovani che dissociandosi dall’estro del rock, dalla furia del metal e dalla ribellione del punk, preferivano esprimersi con una musica meno adrenalinica e adatta a raccontare i loro sentimenti di straniamento sociale. Il testo è stato influenzato anche dalle teorie dello psicologo statunitense Arthur Janov, nello specifico all’opera The Primal Scream. 

Il brano è stato portato all’attenzione delle nuove generazioni grazie a diverse cover, tra le quali spicca quella di Gary Jules. L’artista statunitense è riuscito a mantenere intatta l’atmosfera malinconica del brano, accentuandola eliminando i synth e il beat, registrando una traccia di solo pianoforte, voce e un leggero tappeto di effetti di sottofondo. Il brano fu usato per la colonna sonora di Donnie Darko, pellicola di culto per gli amanti della fantascienza. La cover di Jules ottenne un grande successo, al punto da essere riutilizzata anche per altri prodotti come serie TV, videogiochi e pubblicità. Paradossalmente la versione di Gary Jules è diventata più famosa di Mad World dei Tears for Fears specialmente tra il pubblico più giovane.

 

 

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Scopriamo di più sulla toccante canzone diventata famosa grazie all’omonimo film tratto dal romanzo di Stephen King.

 

When the night has come

And the land is dark

And the moon is the only light we’ll see

No I won’t be afraid

Oh, I won’t be afraid

Just as long as you stand, stand by me

So darling, darling

Stand by me, oh stand by me

Oh stand, stand by me

Stand by me

If the sky that we look upon

Should tumble and fall

Or the mountain should crumble to the sea

I won’t cry, I won’t cry

No, I won’t shed a tear

Just as long as you stand, stand by me

And darling, darling

Stand by me, oh stand by me

Oh stand now, stand by me

Stand by me

So darling, darling

Stand by me, oh stand by me

Oh stand now, stand by me, stand by me

Whenever you’re in trouble won’t you stand by me

Oh stand by me, won’t you stand now, oh, stand

Stand by me

La semplice e riconoscibile linea di basso introduce al rilassante brano, dove la voce di Ben Edward King culla l’ascoltatore e lo trasporta grazie ad un crescendo orchestrale che culmina al finale del brano, armonizzando le note. La canzone Stand By Me deve il suo successo proprio all’immediatezza che l’ha distinta da altre produzioni dello stesso genere. Il cantante e musicista Ben E. King compose il brano nel 1960 ispirandosi ad un gospel basato su un salmo, cercando di mantenere il carattere solenne dell’opera originale. Il musicista cominciò a lavorare prima sui testi e sulla voce, eseguendo diverse prove a cappella, in seguito aggiunse la linea di basso grazie ad un’idea dei suoi produttori. 

Curiosamente, il brano ha fatto conoscere al mondo la classica progressione di accordi usata in quel periodo, costruita con gli accordi di I, VI, IV, V per poi tornare a I. All’uscita il brano scalò velocemente le classifiche fino ad arrivare alla prima posizione di quelle dedicate al Rhythm and Blues (R&B) e rimanendo in vetta per un anno. Il successo del brano fu così incredibile che la sequenza di accordi prese il nome di ‘Progressione Stand By Me’. Se volete provarla vi consigliamo di cercare lo spartito per chitarra del brano. 

Il testo di Stand By Me è molto diretto: nella prima strofa Ben E. King descrive l’arrivo della notte dove l’unica luce visibile è quella della luna. Il buio però non fa alcuna paura, se si ha qualcuno vicino. Il brano può essere rivolto ad un innamorata, ad un genitore o magari anche agli amici. Nella seconda strofa il testo si fa un filo più ‘apocalittico’, in quanto King dichiara che con la persona giusta al suo fianco non avrebbe paura neanche se il cielo dovesse cadere o se le montagne crollassero nel mare. Il ritornello del brano è una ripetizione del titolo che ha un crescendo vocale nel finale. La traduzione di Stand By Me in italiano è ‘rimani con me’ oppure ‘rimani al mio fianco’. 

La sua fama attuale però la deve all’omonimo film Stand By Me, tratto dal racconto ‘The Body’ di Stephen King. Il nome della pellicola deriva proprio dal brano di Ben Edward King che inoltre è parte della colonna sonora. Una storia ambientata nella cittadina immaginaria di Castle Rock (teatro di molte vicende nelle opere di King) e vede quattro ragazzi alle prese con il ritrovamento di un cadavere durante una gita. Il tema dell’amicizia pervade la pellicola, così come quello della crescita e dell’adolescenza, rimandando ad altre opere di Stephen King come il ben più spaventoso It. Grazie al film, la canzone di Ben Edward King visse una seconda giovinezza, ritornando nelle classifiche e diventando popolare anche tra le nuove generazioni.